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La stanza della domenica

La trappola della comfort zone. Servono coraggio e... timoniere

Le province di Frosinone e Latina contano, insieme, 1.028.374 abitanti. Il Basso Lazio ha i “numeri” per essere una Regione

panoramica frosinone

Le province di Frosinone e Latina contano, insieme, 1.028.374 abitanti. Più di regioni come l’Umbria (851.954), la Basilicata (533.233) e il Molise (289.224). Poco meno dell’Abruzzo (1.269.571) e delle Marche (1.480.639). Insomma, il Basso Lazio non è una realtà virtuale. E neppure una suggestione “provocatoria”. Si tratta di una realtà che già si estrinseca con una sola Camera di Commercio e con una serie di sinergie importanti sul versante economico, associativo e produttivo. Ha i “numeri” per essere una Regione, ma certamente sappiamo tutti che non è possibile modificare l’assetto costituzionale e istituzionale del Paese. Però non sfugge a nessuno che Frosinone e Latina fanno parte di una Regione, il Lazio, monopolizzata da Roma. Intendiamoci: la Capitale rimane una straordinaria opportunità (per chi sa interagire con le sue dinamiche e con le sue regole), però ribalta tutti i parametri e i valori regionali. È inevitabile.

Non da ultimo il tema della rappresentanza politica. Il Basso Lazio esprime 8 consiglieri regionali su 51 (34 dei quali fanno riferimento all’area romana). È chiaro che in queste condizioni non si tocca palla. Lo stesso discorso vale per Viterbo e Rieti. Teniamo presente che Umbria, Molise e Basilicata eleggono 21 consiglieri regionali ognuna. Marche e Abruzzo 31 ciascuna. Sono artefici del proprio destino, con tutto il peso politico che deriva dal rango di ente Regione. Ecco perché bisogna ragionare seriamente. Il consiglio dei ministri ha dato il via libera ad un disegno di legge costituzionale per Roma Capitale. Per dare alla Città eterna un profilo diverso. Come Londra, Berlino, Parigi. Se tutto andrà bene, la data per la svolta è il 2027.

Un territorio ricco di eccellenze. Manca una visione
Dunque nel 2027 Roma potrebbe effettuare l’atteso salto di qualità. Bisognerebbe iniziare fin da ora a pensare ad una rivisitazione del consiglio regionale, sia sul versante delle competenze che su quello del “peso” delle altre quattro province del Lazio. Non è una missione impossibile se viene preparata nel rispetto delle previsioni normative e delle competenze specifiche. Da un recente rapporto dello Svimez emerge che «Latina e Frosinone sono il cuore industriale del Lazio e che in quest’area abbiamo delle specializzazioni produttive di frontiera destinate a crescere nei prossimi anni, come la farmaceutica e l’aerospazio, settori sui quali l’Europa sta investendo». Non sono chiacchiere, ma fatti. Il Basso Lazio ha già sia lo sbocco al mare che collegamenti importanti come l’autostrada e la superstrada Ferentino-Frosinone-Sora. Certamente c’è bisogno di più infrastrutture, ma i presupposti non mancano. Vale la pena provarci, vale la pena osare, vale la pena mettersi in discussione. Tutti: la politica ma pure la classe dirigente industriale, associativa, sindacale.

Anche perché i flussi demografici (che influiscono in maniera forte sul Pil, sullo sviluppo, sul lavoro, sui consumi, sugli investimenti) possono essere invertiti soltanto avendo una visione di sistema. Per diventare “attrattivi” è necessario essere convincenti. E per essere convincenti il primo tassello è... la convinzione. Pensiamo al progetto di Leonardo Del Vecchio a Fiuggi. Di Basso Lazio si ragiona già sotto diversi punti di vista. Non si tratta di fare rivoluzioni alla Don Chisciotte. Si tratta di capire come si può incidere maggiormente. Per fare questo però è necessario mettersi in discussione e uscire dalla “comfort zone” del proprio orticello, dei propri confini. E dei propri strapuntini. Sarà possibile? Risposta da “tripla”. Ma dipenderà molto da chi vorrà mettersi al timone.

Il gioco dell’oca di Frosinone. Si voterà nel 2027
Come quando nel gioco dell’oca si va sulla casella “torna al punto di partenza”. Al Comune di Frosinone non c’è mai una svolta vera. Adesso nelle sedute del consiglio comunale è tornata l’opzione della seconda convocazione. Come è normale che sia. In realtà sul piano politico cambierebbe poco se ci fosse un’opposizione in grado di essere unita e quindi di approvare una mozione di sfiducia o di firmare le dimissioni di massa. Ma non c’è. E soprattutto non ci sarà. Il sindaco Riccardo Mastrangeli è perfettamente consapevole di non avere una maggioranza degna di questo nome. Né sotto il profilo numerico né sul piano politico. I numeri della coalizione trasversale si fermano a 16 su 33. Il centrodestra è lacerato e non soltanto per i 9 “dissidenti” adesso all’opposizione. Fra l’altro in settimana è emerso chiaramente come lo “strappo” tra Forza Italia e Mastrangeli non verrà ricucito. Ma nessuno vuole andare a casa: non nel centrodestra, non nel centrosinistra. C’è una maggioranza che non è maggioranza e un’opposizione che non fa l’opposizione fino in fondo. Una situazione kafkiana. Senza logica e senza una via di uscita. Si voterà nel 2027.

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