Spazio satira
Quel che resta della settimana
14.09.2025 - 13:00
Il boom dell’export, le prospettive dell’aerospazio, la determinazione a difendere l’automotive e l’indotto. Ma anche le rassicurazioni sull’investimento di Novo Nordisk ad Anagni. È stata una settimana che ha visto la Regione Lazio protagonista su più fronti. Con un minimo comun denominatore però: rilancio e prospettive passano da una dimensione economica sulla quale la politica può intervenire. E infatti è proprio questo che hanno sottolineato il presidente Francesco Rocca e gli assessori Roberta Angelilli e Giancarlo Righini. Le strategie hanno bisogno di essere “scaricate a terra”: con investimenti, con l’innovazione coniugata alla tradizione, con la qualità. Proprio la qualità fa la differenza e caratterizza i territori. Un esempio su tutti: l’agroalimentare, che infatti cresce del 9,1% sul versante delle esportazioni. Peraltro i risultati dell’export si commentano da soli: +17,4%, percentuale che fa del Lazio la prima regione in Italia in questa speciale classifica. Addirittura +133,7% in direzione... Stati Uniti.
Un effetto traino che si snoda attraverso l’aumento delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici. In tale contesto si inserisce l’agroalimentare. La sintesi dell’azione della Regione l’ha fatta Righini: «Stiamo lavorando a nuove misure per accompagnare le imprese verso i mercati esteri, con strumenti più efficaci, accessibili e orientati ai risultati. La crescita dell’export regionale dimostra che il Lazio può e deve ambire a una posizione di leadership anche sul piano internazionale». La differenza la fanno i mercati, ma la politica può e deve svolgere un ruolo attivo.
Sull’automotive partita aperta, delicata e decisiva
La vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli a Monaco di Baviera non poteva essere più chiara: «L'Europa non può rinunciare all’automotive perché l’industria automobilistica rappresenta il 7% del Pil europeo e 13 milioni di lavoratori». In effetti il tema ha una dimensione e un profilo europeo. La Regione scommette su «un piano strategico di aiuti almeno fino al 2030 sull’automotive, sia in termini finanziari - per favorire investimenti, incentivi, facilitazione all’accesso al credito, innovazione e formazione - sia in termini di flessibilità e semplificazione normativa, anche puntando sul Made in Europe». E intanto per l’indotto Stellantis ha stanziato 5 milioni e 500 mila euro di fondi ai quali verrà aggiunta una quota riservata all’automotive da definire all’interno della provvista di 120 milioni di euro della Banca europea degli investimenti. Segnali che vanno nella direzione di sostenere il settore. Al tempo stesso, però, ci sono dinamiche internazionali che saranno decisive. A partire dalla volontà e dalle scelte che effettuerà Stellantis. Ecco perché un piano B deve esserci. E il piano B si chiama riconversione. Arriverà un momento in cui bisognerà farsi trovare pronti. Nell’uno e nell’altro caso. Lo sa la classe dirigente politica, lo sanno le associazioni di categoria, lo sanno i sindacati, lo sanno gli amministratori locali. L’automotive è stato il fulcro dello sviluppo di questa provincia per decenni. Può continuare ad esserlo a patto che si inverta un trend lunghissimo di fermi produttivi e di ammortizzatori sociali. Lo sviluppo è altra cosa. Altrimenti spazio alla riconversione.
Quelli che danno le carte stanno comunque a Roma
Settimana intensa anche in ambito politico. Nel Pd laziale “operazione squadra forte” lanciata da Daniele Leodori. L’ingresso di Claudio Mancini nella segreteria vuol dire una cosa sola: i Democrat sono già concentrati sul doppio appuntamento delle comunali di Roma (2027) e regionali (2028). La “pax” tra le correnti (e tra i big) tende a questo. Lo ha capito alla perfezione Paolo Trancassini, parlamentare e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia. Il quale ha voluto sottolineare «i risultati dell’Amministrazione Rocca a fronte dei sogni della giunta Gualtieri». Poco da girarci intorno: la “madre di tutte le battaglie politiche” sarà rappresentata dalla sfida per la poltrona più ambita in Campidoglio. Poi ci sono i livelli locali. Ma la domanda è: la situazione (indubbiamente complessa, difficile e politicamente lacerata) del Comune di Frosinone verrà risolta dalle dinamiche territoriali o dalle scelte romane? Perché in ogni caso parliamo di un capoluogo di provincia, che andrà al voto lo stesso anno e lo stesso giorno di Roma. Davvero i leader regionali di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia consentiranno che il “rompete le righe” di questi ultimi due anni prosegua fino al 2027? Sul versante opposto il Partito Democratico potrà sul serio continuare a “ballare da solo” senza uno straccio di visione di coalizione? La risposta a queste domande farà la differenza. Ma dobbiamo tutti essere consapevoli che, anche in virtù dei sistemi elettorali, le province come quella di Frosinone sono periferiche. Necessario prenderne atto.
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