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La Ciociaria si spopola. Tra indifferenza e cinismo

La Ciociaria è sotto quota 465.000 abitanti e in futuro andrà peggio

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Un panorama di Frosinone

Un dato continua ad essere incredibilmente sottovalutato in provincia: lo spopolamento. La Ciociaria è sotto quota 465.000 abitanti e in futuro andrà peggio. Perché secondo le previsioni dell’Istituto di Statistica nel 2050 i residenti saranno 388.942. Frosinone attualmente non arriva a 44.000: tra venticinque anni la stima è di 37.203. Nei decenni passati, quando peraltro fu redatto il Piano regolatore, si ipotizzava che il capoluogo sarebbe arrivato a 120.000 residenti. Più una popolazione “fluttuante” di altri 40.000. Per un totale di 160.000. Dal 2013, vale a dire da dodici anni, il trend non cambia: popolazione in picchiata. A pesare è soprattutto un fattore: i decessi continuano ad essere molti di più delle nascite.

Da gennaio a luglio 2024 sono nati 2.835 bambini. A fronte di 5.756 persone morte. Nel periodo 2013-2024, nei Comuni con più di 15.000 abitanti, l’unica eccezione è stata rappresentata da Cassino. Mentre con riferimento agli scenari del 2050, tutti i centri più grandi perderebbero abitanti. Di Frosinone abbiamo detto. Cassino passerebbe da 35.091 a 33.010, Alatri da 27.605 a 23.949, Ceccano da 22.207 a 18.363, Anagni da 20.627 a 17.338, Ferentino da 20.048 a 17.033, Fiuggi da 10.079 a 9.131, Sora da 24.811 a 20.904, Veroli da 19.543 a 16.309, Monte San Giovanni Campano da 11.983 a 9.083, Pontecorvo da 12.198 a 8.994. Invertire la tendenza è assai complicato. Come creare le condizioni per rendere attrattivo il territorio e convincere quindi le persone a stabilirsi in Ciociaria? Perché oltre al saldo estremamente negativo tra nascite e decessi, c’è l’elemento di una crisi economica ed occupazionale che è sotto gli occhi di tutti. Senza vere soluzioni.

Un territorio “smontato” e senza scatti
La crisi dell’automotive e la desertificazione industriale pesano enormemente. Certo ci sono delle eccezioni, soprattutto nel nord della provincia: dall’investimento della Novo Nordisk al polo del freddo e alle iniziative di Leonardo Del Vecchio a Fiuggi. Ma questo non basta. Non può bastare se poi la Ciociaria resta esclusa dalla Zona Economica Speciale e “confina” con territori nei quali le imprese avranno enormi benefici. Non può bastare se la Stazione Tav è un argomento che viene sollevato due o tre volte all’anno senza avere mai delle risposte concrete. Risposte che possono arrivare esclusivamente da Ferrovie dello Stato e Rfi. Nei mesi scorsi c’è stata l’ottima iniziativa della Cisl, ma è chiaro che servirebbe uno scatto politico ed imprenditoriale che non si vede. Così come, sempre sul versante infrastrutturale, un’opera di collegamento tra la Ferentino-Frosinone-Sora e la Sora-Avezzano rimane una pagina mai scritta del libro dei sogni. Lo spopolamento comporta una serie di problemi enormi: meno persone che lavorano e quindi minore gettito fiscale, meno consumi, meno mercato immobiliare, meno investimenti. Per non parlare dei giovani, che rappresentano il futuro. L’invecchiamento della popolazione significa cambiare anche il modello di assistenza sanitaria. Tanto per dirne una. Poi ci sono altri aspetti da considerare. A cominciare dai piccoli e piccolissimi Comuni, che rappresentano la storia stessa della Ciociaria. E per questo vanno salvaguardati. Ma senza un forte aumento dei residenti, come si fa? Eppure lo spopolamento è un tema che dovrebbe essere al primo posto dell’agenda della classe dirigente (non soltanto politica) di questo territorio.

Non solo melina al Comune di Frosinone
Al Comune capoluogo, in questa fase, nessuno manderà a casa il sindaco Riccardo Mastrangeli interrompendo la consiliatura. Questo perché significherebbe assumersi una responsabilità politica enorme. Specialmente nel centrodestra. Peraltro Mastrangeli ai fedelissimi continua a fare un ragionamento, che ci sta tutto sul piano politico. Questo: tra due anni (nel 2027), oltre che al Comune di Frosinone si voterà anche a Roma. Inoltre saremo alla vigilia delle politiche, che in realtà potrebbero perfino essere anticipate e svolgersi contemporaneamente alle amministrative. Dunque, davvero è pensabile che il centrodestra possa andare diviso nel capoluogo ciociaro? Davvero i livelli regionali dei partiti non riusciranno a ricomporre un quadro unitario? Considerazioni che ci stanno tutte. Però esiste altresì una dimensione locale, nella quale i “numeri” dicono che in tre anni 9 consiglieri eletti in maggioranza sono passati all’opposizione. E che la coalizione trasversale che sostiene Mastrangeli si ferma a quota 16 su 33. Significa che se 3 dei 4 consiglieri della Lista Marzi non contribuissero in modo decisivo a mantenere il numero legale, le sedute ordinarie di consiglio comunale, non potrebbero tenersi in prima convocazione. Poi ci sono le posizioni di FdI e del presidente dell’aula Massimiliano Tagliaferri. Quadro complesso. Meglio non dare nulla troppo per scontato.

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