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Frosinone

Comune, l'ora del grande caos

Nessun chiarimento dopo il clamoroso “strappo” sul Brt: numeri sempre più risicati. E ballerini. All’orizzonte le candidature alle prossime provinciali. Variabili, incognite e possibili sorprese

Comune, l'ora del grande caos

Nessun chiarimento politico. Se provi a chiedere ai protagonisti, la risposta più frequente è la seguente: “Nessuno vuole andare a casa”. D’altronde al Comune di Frosinone, in questa consiliatura, c’è un apparente paradosso: i numeri per governare sono strettissimi (è un eufemismo), ma quelli per approvare una mozione di sfiducia o per firmare le dimissioni di massa neppure esistono. Almeno finora.
Però la sensazione di essere comunque ad un bivio è fortissima. La presa d’atto in giunta del percorso del Brt (autentico fulcro del programma amministrativo del sindaco Riccardo Mastrangeli) è avvenuta con le assenze dei due assessori di Fratelli d’Italia, il partito leader del centrodestra, che ha il gruppo più numeroso nell’aula di Palazzo Munari, con cinque esponenti. Non solo: Massimiliano Tagliaferri, presidente del consiglio comunale, ha lasciato la Lista Ottaviani. Neppure lui era d’accordo sulla delibera riguardante il Bus Rapid Transit. Parliamo di un esponente di riferimento del centrodestra cittadino. Il sindaco Riccardo Mastrangeli è andato avanti e non ci saranno iniziative per fare il punto della situazione. Fra l’altro, ormai da mesi la Lista per Frosinone del vicesindaco Antonio Scaccia effettua dei “distinguo” importanti. Nell’ultima seduta consiliare c’è stato l’appello a recuperare la maggioranza originaria. A cominciare da Forza Italia. Lo stesso Antonio Scaccia, in un’occasione precedente, non aveva risparmiato critiche verso alcune prese di posizione di Domenico Marzi, che con la “sua” civica è oggi determinante per il mantenimento del numero legale.

Tornando alle cifre, la coalizione trasversale che sostiene Mastrangeli si ferma a quota 16 su 33 consiglieri. Dell’alleanza fanno parte Andrea Turriziani (Lista Marini) e Claudio Caparrelli (Polo Civico): entrambi nel 2022 concorsero nel centrosinistra, appoggiando Domenico Marzi. Inutile aggiungere che senza Fratelli d’Italia e Massimiliano Tagliaferri la coalizione scenderebbe a 10. A quel punto neppure le scelte della Lista Marzi (3 consiglieri su 4) basterebbero a garantire il numero legale.
Per completare il quadro va detto che 9 consiglieri eletti nel centrodestra non fanno più parte della maggioranza da tempo: 3 di Forza Italia, 3 di FutuRa, 2 della Lista Mastrangeli, 1 della Lega. Sono saltati schemi e confini: nel centrodestra, nel centrosinistra, nei partiti, nelle liste civiche. Alle elezioni del 2027 mancano meno di due anni e il “mantra” rimane lo stesso: “Nessuno vuole andare a casa”. Vedremo se sarà davvero così. Anche perché all’orizzonte c’è un appuntamento che sistematicamente mette in crisi gli assetti nei Comuni: le candidature alle elezioni provinciali. Il mandato dei 12 consiglieri dell’ente di piazza Gramsci scade a dicembre. Si andrà alle urne ancora una volta con la legge “Delrio”. E il voto ponderato del Comune di Frosinone è quello che pesa maggiormente. Nonostante questo due anni fa il capoluogo non riuscì ad eleggere nessuno: Sergio Crescenzi (Fratelli d’Italia) è subentrato nel corso della consiliatura. Anzi, sul piano politico all’interno del centrodestra si consumò lo strappo con Forza Italia: a Maurizio Scaccia sarebbe bastato un solo voto ponderato in più per centrare il traguardo. Ma in maggioranza l’indicazione del sindaco Riccardo Mastrangeli e del deputato della Lega Nicola Ottaviani era stata quella di concentrare il consenso su Andrea Amata, consigliere comunale di Vicalvi ed esponente del Carroccio, che infatti raggiunse il risultato.

L’attuale frammentazione del quadro politico è una variabile. I 9 “dissidenti” e i 3 del Pd arriverebbero, per esempio, a quota 12 voti ponderati. Potrebbero bastare. Nella coalizione trasversale bisognerà vedere quali saranno strategie e ambizioni. Poi naturalmente c’è il ruolo dei partiti: Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Partito Democratico dovranno effettuare delle riflessioni interne. E si capirà immediatamente quali saranno le designazioni eleggibili e quelle finalizzate invece a riempire la lista. Ma attenzione pure all’effetto “gran rifiuto” di chi non sarà intenzionato a limitarsi a... partecipare. Per quanto riguarda le manovre prima ipotizzate al Comune capoluogo, c’è comunque un elemento da tener presente. Per candidarsi occorre che a prendere l’iniziativa siano i partiti. Oppure liste civiche di valenza provinciale. Non è semplice per nessuno, ma qualche sorpresa all’orizzonte potrebbe esserci. Magari indicativa per le prossime “comunali” del 2027. Perché tanto “nessuno vuole andare a casa”. Ma è proprio così?

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