Spazio satira
Politica
16.07.2025 - 17:00
Un rendering della Stazione dell’Alta Velocità che era stata ipotizzata in un’area compresa tra Ferentino, Supino, Morolo e Sgurgola
L’investimento da due miliardi di euro della Novo Nordisk ad Anagni rappresenta senza dubbio una svolta per il Nord della provincia di Frosinone, con ricadute importanti in tutto il territorio, ma evidenzia al tempo stesso il divario esistente con il Sud. In tal senso, a proporre una riflessione a tutto tondo il presidente di ConfimpreseItalia Guido D’Amico, che accoglie con favore l’insediamento in Ciociaria dell’azienda farmaceutica danese, ma invita a non dimenticare che c’è un’altra faccia della medaglia, con una parte di territorio che sta vivendo un momento di profonda crisi e incertezza.
«L’investimento rappresenta una vera e propria iniezione di fiducia per la provincia di Frosinone – sottolinea D’Amico – Si tratta di un’operazione che avrà un riflesso nazionale, con ricadute importanti sul piano occupazionale, sull’indotto industriale, sul mercato immobiliare e sul turismo. Per questo – aggiunge – il mio plauso va al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e all’azienda stessa, che viene a confrontarsi con un territorio difficile. Ma è chiaro - evidenzia - che il Nord della provincia di Frosinone sta viaggiando a una velocità completamente differente dal Sud».
In tal senso il presidente di ConfimpreseItalia richiama l’attenzione sulla situazione di Stellantis, che a Cassino continua a dare segnali preoccupanti: «Questa operazione estremamente positiva ad Anagni si contrappone con quella di Stellantis, che sta prendendo delle connotazioni sempre più gravi e sempre più pericolose». Una visione confermata dai numeri, che vedono lo stabilimento di Piedimonte San Germano andare avanti tra fermi produttivi, ricorso agli ammortizzatori sociali e una produzione, nel primo semestre del 2025, ridotta del 34% rispetto all’anno scorso. Una situazione che desta forte preoccupazione per il futuro del sito e che fa vivere nell’incertezza i lavoratori del Gruppo e dell’indotto.
«I boatos che circolano parlano di una situazione che rischia di diventare esplosiva – prosegue D’Amico – Il cambio di rotta del nuovo amministratore ancora non si è percepito e questa instabilità preoccupa per l’intero tessuto economico del Basso Lazio, contribuendo a una crescente disomogeneità territoriale. Da una parte, quindi – ribadisce – abbiamo una grande luce, ma non dobbiamo dimenticare che c’è qualche ombra all’orizzonte, che rischia di diventare una vera emergenza».
Il nodo della stazione Tav
In questo scenario, un altro tema cruciale è il dibattito sulla localizzazione della stazione Tav. Anche in questo caso, D’Amico invita a una visione unitaria dell’economia della provincia di Frosinone, evitando una sterile contrapposizione territoriale e ribadendo l’importanza di comprendere quale sia il progetto effettivamente realizzabile. «Non dimentichiamo – spiega – che sarà Ferrovie dello Stato a decidere, sulla base di criteri di fattibilità e impatto. Non facciamo “religione” del Nord contro Sud, non serve a niente – rimarca – Che decida Ferrovie qual è la collocazione migliore e che aiuti il territorio in cui non si realizzerà la stazione a collegarsi al meglio con la Tav».
D’Amico ha inoltre sottolineato l’importanza di rafforzare le fermate già esistenti a Cassino e a Frosinone, prevedendo orari più accessibili per chi necessita di viaggi di andata e ritorno in giornata, per esempio verso Milano.
Evitare contrapposizioni, dunque, e costruire un modello di sviluppo integrato per tutta la provincia di Frosinone. È questa, per il presidente di ConfimpreseItalia, la sfida da raccogliere con urgenza.
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