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La stanza della domenica

Prove tecniche di ricambio. Basta cinismo e mediocrità

La stazione Tav come opera di rilancio e sviluppo: un'opera di bacino che rappresenta un’opportunità per tutto il Basso Lazio. Si respira un clima di unità d'intenti

«Stazione Tav, adesso la svolta»

Un rendering della stazione dell’Alta Velocità ipotizzata tra Ferentino e Supino

Senza la Stazione Tav la provincia di Frosinone non ha alcuna prospettiva di rilancio, di crescita e di sviluppo. Nessuna. All’orizzonte ci sarebbe esclusivamente una lenta e inesorabile decrescita infelice. Il convegno della Cisl Lazio ha rappresentato una scossa che ha prodotto alcuni risultati. Intanto si respira un clima di unità di intenti, anche se la tentazione di alcuni di fare la “primadonna” rimane. In secondo luogo l’iniziativa di Enrico Coppotelli ha reso evidente che sta emergendo una nuova classe dirigente, più giovane, più motivata, meno autoreferenziale, attenta più alle esigenze del territorio che ai grandi sistemi (virtuali). Non solo: Coppotelli ha avuto l’intuizione di presentare il progetto come un’opportunità per tutto il Basso Lazio. Coinvolgendo quindi anche la provincia di Latina, ma disegnando i confini di una vera e propria opera di bacino, con un “compasso” di almeno 80-100 chilometri. In modo da rappresentare un punto di riferimento per Molise, Abruzzo e Alta Campania. Sul tavolo la Cisl ha messo uno studio fatto di numeri. Per la Stazione Tav di Ferentino-Supino c’è un movimento potenziale di 5.600 passeggeri e 2.600.000 abitanti per le province di Frosinone e Latina. Province che già contano 285.000 imprese e più di un milione di residenti. Restiamo ancora alle cifre: ipotizzato un incremento di posti di lavoro di circa il 30% e un aumento della presenza delle imprese del 40%, «grazie ad almeno 15 milioni di investimenti attesi nei primi tre anni». Senza troppi giri di parole: la Stazione Tav avrebbe lo stesso impatto determinato diversi decenni fa dall’autostrada del Sole. Ecco perché la partita va giocata senza risparmiarsi.

Tra determinazione, difficoltà e solite tentazioni
Il Governatore Francesco Rocca ha definito l’opera “non negoziabile”, per far capire che non tornerà indietro. Aggiungendo quello che potrebbe diventare lo slogan: “Operazione 28 minuti”. È il tempo stimato di collegamento tra Roma Tiburtina e Stazione Tav di Ferentino-Supino. Nei prossimi giorni alla Regione sarà attivato un tavolo permanente. Intanto al Ministero del trasporti, presente il vicepremier Matteo Salvini, c’è stata la prima riunione di un altro tavolo specifico. Due iniziative complementari, che ad un certo punto dovranno convergere per forza. Per convincere Ferrovie dello Stato e RFI che la Stazione del Basso Lazio ha i “numeri”: il bacino potenziale di passeggeri, la possibilità di diventare uno snodo fondamentale per il traffico delle merci. Con destinazione Nord Italia, Berlino e Corridoio scandinavo. Eppure, nonostante tutto questo, la partita rimane difficile. Anzi, in salita.

La sensazione è che l’elemento decisivo sarà rappresentato dalla sostenibilità economica dell’opera. I finanziamenti del Governo e della Regione dovranno necessariamente essere affiancati da investimenti che partano dai territori, dagli imprenditori privati e da tutti coloro chiamati a declinare una visione di futuro. il bivio vero è questo: bisognerà dimostrare di essere pronti a stare in trincea. Archiviando definitivamente la stagione dell’armiamoci e partite. Dal convegno della Cisl sono arrivati segnali di potenziale controtendenza. Per esempio Luigi Sbarra, sottosegretario alla presidenza del consiglio, ha detto che il Governo prenderà in carico il tema. Poi c’è stato il ragionamento di Massimo Ruspandini, che ha messo in campo l’orgoglio del territorio, auspicando un riassetto istituzionale che valorizzi (finalmente) le province, da decenni schiacciate da una logica romanocentrica che ha fatto comodo anche a diversi “attori” locali. Interessati a difendere ruoli e poltrone. Vivendo in un eterno presente (il loro), privo di futuro (per il territorio).

Attenzione a non confondere piani e situazioni
Nessuno si meraviglia delle polemiche politiche, ma è necessario evitare confusioni. Nel dibattito a Palazzo Madama il senatore Matteo Renzi, nel suo attacco al vicepremier e ministro degli esteri, ha detto che Antonio Tajani il giorno precedente era a Ferentino per chiedere la fermata dell’Alta Velocità. Ironizzando sul fatto che altri ministri vorrebbero che l’Alta Velocità si fermasse a Ciampino. In realtà a Ferentino si parla di Stazione Tav, che è cosa diversa da una semplice fermata. In secondo luogo Antonio Tajani, che è originario di Ferentino, per quanto riguarda il progetto della Stazione Tav non è certamente tra i protagonisti. Lo si è capito bene anche nel convegno della Cisl. Ma c’è un altro elemento. La Stazione Tav può essere realizzata soltanto a Ferentino per un motivo semplice e insuperabile: sarebbe sul tracciato dell’Alta Velocità. Infatti il presidente Francesco Rocca ha sottolineato che l’infrastruttura non può essere prevista a Frosinone, il capoluogo. Ma esclusivamente a Ferentino. Ecco perché è importante non fare confusione. Altrimenti si finisce sempre con il buttarla in caciara.

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