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L'analisi

Provincia, venti di riforma. Ma si sgomita per la “Delrio”

Si torna a parlare di ritorno all’elezione diretta, ma intanto si preparano le strategie con la “Delrio”. Un eventuale sì al terzo mandato dei Governatori potrebbe determinare un effetto domino

Provincia, venti di riforma. Ma si sgomita per la “Delrio”

La domanda è: l’apertura di Fratelli d’Italia sul terzo mandato per i presidenti delle Regioni può rappresentare uno dei tasselli di un “puzzle” che comprenda anche il ritorno all’elezione diretta nelle Province? Presto per dirlo. Perché nei mesi scorsi il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, intervenendo ad un’assemblea dell’Upi, ha detto chiaramente che la riforma non può limitarsi a reintrodurre l’elezione diretta dei presidenti. Ma che è fondamentale andare avanti con una modifica del Testo unico degli enti locali. Aggiungendo però che per le risorse finanziarie necessarie per il ritorno all’elezione diretta bisognerà aspettare la Manovra economica del 2026. Dunque tempi non brevi. Però si sa, la volontà politica può modificare gli scenari in modo rapido.

Recentemente però il presidente di Upi Pasquale Gandolfi ha detto: «Nelle condizioni in cui siamo, con il presidente di Provincia che dura in carica quattro anni, e il consiglio provinciale che ne dura solo due, non si può introdurre la previsione della mozione di sfiducia. C’è poi un dato politico di fondo: da anni ormai tutti i partiti dichiarano in Parlamento e al Governo che la legge che regola le Province è stato un errore che ha portato all’ indebolimento dei territori. Eppure, tutti i tentativi di riforma, sia parlamentari che governativi, non vanno avanti. Se davvero c’è questa consapevolezza, che si traduca in norme coerenti, in maniera organica e strutturata, come si deve ad una istituzione della Repubblica».

Bisognerà capire come evolveranno le dinamiche politiche sul piano nazionale. L’obiettivo del presidente del consiglio Giorgia Meloni è arrivare a dama con la riforma riguardante il premierato. Sia il terzo mandato per i presidenti delle Regioni che il ritorno all’elezione diretta delle Province potrebbero inserirsi in un contesto più ampio, globale. Intanto però, alla Provincia di Frosinone i due prossimi appuntamenti saranno ancora una volta sotto il segno (elettorale) della Delrio. A dicembre 2025 scade il mandato (due anni) dei dodici consiglieri. Alle urne andranno, come da undici anni a questa parte, sindaci e consiglieri comunali. Il sistema è quello del voto ponderato, che attribuisce maggiore “peso” agli amministratori degli enti più grandi.

Dal momento della scadenza della consiliatura ci saranno tre mesi di tempo per poter fissare la data delle consultazioni, che quindi potrebbero tenersi pure nei primi tre mesi del 2026. Vedremo. La volta scorsa finì in questo modo: 5 consiglieri della Provincia dei Cittadini (Pd e altre forze del centrosinistra, in primis Italia Viva e Azione), 3 di Fratelli d’Italia, 2 della Lega, 1 di Forza Italia, 1 di Provincia in Comune. Gli assetti politici in diversi Comuni sono cambiati. Dunque, gli equilibri e i rapporti di forza potrebbero mutare. A dicembre 2026, invece, scade il mandato del presidente Luca Di Stefano, il quale sicuramente si ripresenterà. Poi naturalmente circolano pure altri nomi: Enzo Salera, Germano Caperna, Massimiliano Quadrini. Negli ultimi giorni anche quello di Andrea Querqui, neo sindaco di Ceccano. Se resterà la Delrio, sarà interessante verificare se ci sarà un confronto “classico” tra centrodestra e centrosinistra o se invece predomineranno gli schieramenti trasversali. Il punto politico è tutto qui. Evidente che l’elezione diretta, al contrario, avrebbe l’effetto di una vera e propria rivoluzione.

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