Spazio satira
Quel che resta della settimana
30.03.2025 - 14:00
L'immagine di una seduta consiliare
Oggi si conclude una stagione congressuale da record per Fratelli d’Italia. Quello di Frosinone è l’ultimo di 59 appuntamenti che hanno visto protagonisti i circoli e gli iscritti (in totale 7.000 le tessere sottoscritte, mai così tante). Nel capoluogo la situazione non era semplice, ma alla fine l’impostazione unitaria del coordinatore regionale Paolo Trancassini e del presidente provinciale Massimo Ruspandini ha rappresentato una coperta lunga. Importante anche il senso di responsabilità (e di partito) di Fabio Tagliaferri e Aldo Mattia. Fratelli d’Italia ha affrontato per la prima volta il confronto interno da partito di maggioranza. Del Paese, della regione, della provincia e in tantissimi Comuni. Un partito che conta tre parlamentari, due consiglieri regionali, numerosi amministratori locali, fra i quali naturalmente i sindaci. Per non parlare dei presidenti di enti intermedi di primo livello, nazionale e territoriale.
Un partito “pesante”, come piace a Massimo Ruspandini. Nel senso di radicato e alimentato dalla militanza e dal confronto. Ci sono sensibilità diverse all’interno, ma nulla a che vedere con le “correnti” del Pd. Inoltre, particolare non trascurabile, il leader Massimo Ruspandini ha una percentuale enorme di consenso all’interno, legittimata dal basso, come è emerso dai congressi. Infine, vanno ricordate le parole che Trancassini ha voluto rivolgere a Ruspandini in occasione del congresso del circolo di Ceccano: «Pur avendo fondato il partito in questa provincia, non si è messo alla porta per dire: “tu mi sei simpatico, entra, tu mi sei antipatico, resta a casa”». Un approccio che si è perfino esteso, considerando che Fratelli d’Italia è un partito che adesso viaggia su quota 30%. Punto di riferimento e traino della coalizione di centrodestra. Ad ogni livello.
Correnti padrone. I Democrat nella palude
Nessuna traccia, invece, della stagione congressuale del Pd. Tanto per essere chiari: o si celebra nella finestra compresa tra il 1° aprile e il 30 giugno (prevista dalla direzione nazionale) oppure per il 2025 è destinato a “saltare”. Con inevitabile nomina di un commissario. Ma è il clima politico a non essere migliorato. E lo si è capito qualche giorno fa a Ceccano, in occasione della presentazione della candidatura a sindaco di Andrea Querqui. Quando Francesco De Angelis e Sara Battisti si sono confrontati dopo diversi mesi. Rimanendo ognuno sulle proprie posizioni. E tutti e due hanno ribadito all’altro che non effettueranno passi indietro. Dun que si andrà alla “conta”. Fra l’altro il faccia a faccia è avvenuto dopo un simpatico scambio di battute tra i consiglieri provinciali Enrico Pittiglio e Luigi Vittori. Nel Partito Democratico qualcosa si è “rotto” e la cosa che più meraviglia è l’assenza completa di “pacificatori”. A dare le carte sono le “correnti”, senza preoccuparsi di ipotizzare un punto di caduta.
Nel capoluogo la resa dei ... conti sul bilancio
Quello che arriverà all’attenzione del consiglio comunale mercoledì sarà il terzo bilancio della consiliatura del sindaco Riccardo Mastrangeli. Il quale è il primo firmatario di un emendamento sottoscritto anche dalla Lista Marzi e dalla Lista Marini. Il significato politico è fin troppo chiaro: c’è una nuova maggioranza in aula, trasversale e caratterizzata dal sostegno di due ex primi cittadini di centrosinistra. Domenico Marzi e Michele Marini. Il centrodestra che ha vinto nel 2012, nel 2017 e nel 2022 non è più lo stesso. E non è più lo stesso perché Forza Italia è da mesi ai margini della coalizione. Non solo: il fossato che la separa da Mastrangeli si è allargato. Così come non ci sono più i margini per una ricucitura con gli altri 6 consiglieri eletti nel centrodestra, i cosiddetti “dissidenti”. L’approvazione del documento contabile sarà fondamentale sul versante dei numeri. Uno schema possibile è 16/17 sì e 4 astenuti (la Lista Marzi). Se però la civica dell’ex primo cittadino dovesse votare sì, allora il profilo della coalizione cambierebbe ancora. Da capire come si regolerà Christian Alviani, che recentemente è uscito dalla Lista Ottaviani, dopo la revoca dell’assessore Valentina Sementilli. In totale i consiglieri sono 33: evidente a tutti che arrivare a 17 sarebbe importante. Sotto quella soglia ci sarebbe un’approvazione di minoranza. Si tratta però di considerazioni di tipo accademico. Perché il nodo vero resta l’assenza di un’opposizione in grado di trasformarsi in alternativa di governo. I Socialisti già nel 2022 si sono presentati con un proprio candidato sindaco: faranno la stessa cosa nel 2027. La coalizione che ha appoggiato Marzi ha eletto 10 esponenti. Di questi, 3 stanno già sostenendo l’Amministrazione Mastrangeli. Mentre altri 4 (la Lista Marzi) saranno comunque determinanti sul bilancio. Vuol dire che solo i 3 del Pd sono rimasti all’opposizione. I numeri hanno la testa dura e disegnano la situazione politica meglio di qualsiasi analisi. A sorprendere molto è il fatto che non sono bastate tre sconfitte consecutive a determinare una reazione che andasse nella direzione dell’unità. Ragione per la quale le divisioni (profonde) del centrodestra non producono effetti tipo la presentazione di una mozione di sfiducia o un’opzione di dimissioni di massa. C’è un minimo comun denominatore per i due schieramenti principali: il sostanziale disinteresse dei livelli superiori delle rispettive coalizioni e dei partiti che le compongono. Significa che esiste un “gap” di peso politico difficile da colmare per il Comune di Frosinone. Un elemento del quale per la verità si sono accorti da tempo in molti. Meno che i protagonisti però.
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