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Regione Lazio

Se fosse la sanità il “cerotto” per curare le fibrillazioni

Perché l’attribuzione della delega a FI sbloccherebbe la verifica. Una materia che Rocca ha trattenuto ad interim e considera strategica

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Il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca

La delega alla sanità potrebbe sbloccare una verifica politica iniziata a luglio e che si è ulteriormente complicata per la maggioranza di centrodestra. Una competenza prestigiosa e pesante sul piano politico. Per come si sono messe le cose appare l’unica strada percorribile per uscire dal tunnel. L’attribuzione della sanità a Forza Italia rappresenterebbe una svolta e a quel punto gli assetti numerici in giunta potrebbero rimanere tali. Determinando una schiarita netta sul piano politico. Ma c’è un particolare del quale tenere conto: la sanità è una materia che il presidente Francesco Rocca ha trattenuto ad interim. Alla guida della Croce Rossa per anni, Rocca ha più volte sottolineato che non intende cedere una delega che considera strategica. La più importante sul piano delle materie delle quali si occupa una Regione. C’è però da considerare un quadro politico che sta “ballando”. E sotto questo punto di vista il profilo politico del Lazio è fondamentale per l’intera coalizione. Anche e soprattutto a livello nazionale. In ogni caso in queste ore, seppure sotto voce, qualcuno ha iniziato a parlare di uno scenario del genere. Un eventuale appoggio esterno di Forza Italia nel Lazio equivarrebbe ad uno strappo. Sulla delega all’urbanistica la Lega ha alzato il muro. Servirebbe un colpo da “strike”.

Gli scenari in Forza Italia
Al vertice di lunedì, nella sede nazionale del partito a Roma, a San Lorenzo in Lucina, c’erano gli assessori e i consiglieri regionali, il senatore e coordinatore del Lazio Claudio Fazzone e Antonio Tajani, vicepremier, ministro degli esteri e segretario nazionale. Ma pure i capigruppo al Senato e alla Camera, rispettivamente Maurizio Gasparri e Paolo Barelli. Presenti pure il senatore Claudio Lotito e gli onorevoli Francesco Battistoni e Alessandro Battilocchio. Va sottolineato un elemento. I referenti romani del partito hanno una posizione netta sulla verifica. A loro giudizio Forza Italia ha i numeri e il peso politico per rivendicare il terzo assessorato. Oppure, in alternativa, la presidenza del consiglio regionale. Nel caso del terzo assessorato gli “azzurri” chiederebbero la vicepresidenza. Un ragionamento che prende le mosse dal fatto che le tre cariche più importanti sono ricoperte da esponenti di Fratelli d’Italia: Francesco Rocca (presidente), Roberta Angelilli (vicepresidente), Antonello Aurigemma (presidente del consiglio regionale). Per gli “azzurri” una situazione che andava bene all’inizio della legislatura. Non dopo, quando Francesco Rocca si è chiaramente sintonizzato sulle lunghezze d’onda politiche di FdI. Evidente che si tratta in ogni caso di ipotesi complicate. Ma il centrodestra è arrivato ad un bivio senza dubbio importante. Complesso e complicato. Il rischio del vicolo cieco c’è. Forza Italia è passata da 3 a 7 consiglieri (8 considerando l’intergruppo con Noi Moderati), la Lega è scesa da 3 a 1. Entrambi i partiti esprimono 2 assessori. Un equilibrio che per gli “azzurri” va cambiato e per il Carroccio mantenuto. La mediazione di FdI è costante ma per nulla semplice.

La situazione in Consiglio
In una nota congiunta i capigruppo della maggioranza Mario Luciano Crea (Lista Rocca), Laura Cartaginese (Lega) e Nazzareno Neri (Noi Moderati) rilevano: «Riteniamo la compattezza della maggioranza un valore non negoziabile, che ha costituito fino ad oggi la base del positivo lavoro che abbiamo realizzato e rappresenta l’unico strumento utile a garantire continuità del buon governo della Giunta Rocca. Soltanto uniti e coesi saremo in grado di rispettare il patto di fiducia con gli elettori». Ieri in commissione è stato approvato il Collegato al bilancio. Il presidente della commissione Marco Bertucci nota: «Quello che abbiamo approvato in commissione bilancio e che sarà all’attenzione del consiglio regionale è un Collegato che disegna una Regione Lazio moderna e all’avanguardia, che non ha tolto servizi ai cittadini e che conferma l’attenzione nei confronti delle categorie più fragili. Ringrazio l’assessore Righini per tutto il lavoro che sta portando avanti e che ha portato all’approvazione, una approvazione unanime che conferma la coesione della nostra maggioranza davanti a provvedimenti di assoluta importanza». Poi c’è il punto di vista delle opposizioni. I capigruppo Mario Ciarla (Pd), Marietta Tidei (Italia Viva), Adriano Zuccalà (Movimento Cinque Stelle), Alessio D’Amato (Azione), Claudio Marotta (Alleanza Verdi e Sinistra) e Alessandra Zeppieri (Polo Progressista) affermano: «Il Collegato in commissione bilancio è diventato la foglia di fico per nascondere le divisioni che a livello regionale la destra non è in grado di comporre. Dopo l’ennesimo cambio del testo del provvedimento, con gli emendamenti della maggioranza sull’urbanistica ritirati a rate, abbiamo chiesto che prima di procedere all’esame e al voto fosse garantita la praticabilità politica dei lavori. Per quanto ci riguarda abbiamo ritenuto di doverci sottrarre a questa ipocrisia politica gigantesca e di continuare a chiedere una reale ripresa dei lavori con un atto di trasparenza da parte di Rocca che attendiamo in aula. Per questo anche domani alle 11 (ndr: oggi per chi legge) saremo davanti al Consiglio regionale per chiedere di riaprire la Regione e avere dalla capigruppo di giovedì la data di convocazione dell’aula».

Cosa può succedere
All’orizzonte del Consiglio ci sono due appuntamenti fondamentali. Il Collegato di bilancio e il Documento di economia e finanza regionale. Forza Italia ha assicurato che «continuerà a garantire la continuità amministrativa». Sicuramente in giunta. Da capire invece cosa succederà nell’aula della Pisana. Sul Collegato, per esempio, gli “azzurri” potranno presentare emendamenti. Bisognerà quindi vedere se saranno accolti e come poi FI deciderà di esprimersi. Infine il fattore tempo: la verifica non potrà durare all’infinito. La domanda è: chi fisserà (e come) il termine ultimo?

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