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Frosinone

Province, l’affondo del Psi

Gian Franco Schietroma: «Il ritorno all’elezione diretta non può attendere più, serve un’accelerazione. Non capisco ritardi e titubanze nel momento in cui si vuole cambiare la Costituzione per la riforma del premierato»

Province, l’affondo del Psi

Il Palazzo della Provincia di Frosinone

Se c’è uno che da anni sollecita il ritorno all’elezione diretta del presidente e dei consiglieri provinciali, quello è Gian Franco Schietroma, segretario regionale del Psi. Nell’autunno del 2022 scrisse al presidente del consiglio Giorgia Meloni «per chiedere un rapido intervento in tal senso». Rileva Schietroma: «Mi auguro vivamente che non passi troppo altro tempo per restituire ai cittadini il sacrosanto diritto di eleggere direttamente i propri rappresentanti provinciali». Poi aggiunge: «Trovo davvero strano il fatto che il Governo esiti ancora ad affrontare e risolvere la questione del ritorno all’elezione diretta del presidente della Provincia e dei consiglieri provinciali. La cosa è ancor più incomprensibile per un governo che fa dell’elezione diretta del premier un elemento qualificante della sua azione politica. Infatti è veramente inspiegabile il fatto che, mentre ci si affretta a cambiare la Costituzione per pervenire all’elezione diretta del presidente del consiglio dei ministri, invece stenta a decollare la riforma tesa a restituire ai cittadini il diritto di eleggere direttamente il presidente della Provincia ed i consiglieri provinciali, per la quale basterebbe una semplice legge ordinaria e non una modifica costituzionale».

Aggiunge Schietroma: «Noi socialisti abbiamo ritenuto di non partecipare con nostri candidati alle ultime elezioni provinciali di Frosinone proprio per dare un netto segnale politico verso il cambiamento a favore del ritorno all’elezione diretta da parte dei cittadini. Questo nostro chiaro orientamento è stato ribadito nell’assemblea regionale Psi del 25 giugno scorso e nel recente consiglio nazionale Psi del 13 luglio con documenti approvati all’unanimità. È appena il caso di ricordare che la legge Del Rio aveva stabilito che ad eleggere gli organismi provinciali fossero i sindaci ed i consiglieri comunali nella prospettiva dell’eliminazione delle Province, prevista con il progetto Renzi di riforma costituzionale. Poiché questa riforma è stata bocciata dagli elettori con il voto sul referendum costituzionale, e quindi è venuta meno la possibilità di sopprimere le Province, non si comprende perché si esiti ancora a restituire il diritto di voto ai cittadini».

Un tema, quello del superamento della Del Rio, che ogni tanto torna di attualità.
Le proposte di legge avanzate sono diverse. Il testo in discussione in commissione affari costituzionali del Senato prevede che il presidente della Provincia sarebbe eletto direttamente dai cittadini, a suffragio universale. Con il potere di nominare la giunta. Il numero degli assessori, in una Provincia fino a 500.000 abitanti (come Frosinone) sarebbe di 4. Ad uno degli assessori verrebbe assegnata la delega di vicepresidente. Nella composizione dell’esecutivo nessuno dei due sessi potrebbe essere rappresentato in misura inferiore al 40%. Per quanto riguarda invece i consiglieri, sempre in una Provincia fino a 500.000 abitanti, ne sarebbero eletti 20. La durata del mandato, sia per il presidente che per i consiglieri, sarebbe di 5 anni. Tra i ruoli di assessore e consigliere è prevista l’incompatibilità, ma ci sarebbe un meccanismo di “sospensione” dal ruolo di consigliere nel caso di incarico in giunta. Previsto un premio di maggioranza del 60% per il presidente eletto. Sul versante dell’elezione diretta del consiglio provinciale, si tornerebbe ai collegi elettorali plurinominali, nei quali potrebbero competere da 3 a 8 esponenti. Possibili due preferenze, con il meccanismo di un uomo e una donna. Ipotizzata altresì una soglia di sbarramento del 3%. Ricordiamo che la legge Del Rio (in vigore da più di dieci anni) ha trasformato le Province in enti di secondo livello. Non vota il “popolo sovrano”, alle urne si recano sindaci e consiglieri comunali. Non ci sono assessori. Il ritorno all’elezione diretta cambierebbe completamente le prospettive.

Nei mesi scorsi l’Upi Lazio ha sottolineato: «Le Province in questi dieci anni, nonostante le difficoltà, hanno dimostrato di essere utili per il Paese attraverso l’esercizio delle loro funzioni fondamentali e nel supporto ai Comuni del territorio, attraverso le loro stazioni appaltanti. Sono protagoniste nel Pnrr, dove è stata affidata loro una sfida molto importante: costruzione di nuove scuole superiori, comprese le palestre. Ciò che interessa davvero cittadini e imprese è assicurare ai territori istituzioni in grado di rispondere alle loro esigenze e alle esigenze del Paese».

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