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Quel che resta della settimana

L’insostenibile leggerezza del “parliamoci addosso”

Si è tornati a discutere (e basta) della Stazione Tav. Quante campagne elettorali in questo territorio si sono fatte sulla necessità di bonificare la Valle del Sacco? Da quanti anni se ne parla (e basta)?

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Un rendering della Stazione dell’Alta Velocità che era stata ipotizzata in un’area compresa tra Ferentino, Supino, Morolo e Sgurgola

L’estate sta finendo e un anno se ne va, sto diventando grande: lo sai che non mi va. Così cantavano i Righeira nel 1985. Da allora di estati ne sono passate tante e diventare grandi determina responsabilità e ansie. Certamente non è cresciuto questo territorio, che continua a non cogliere mai l’attimo quando si profilano occasioni importanti di rilancio. Mentre invece, sistematicamente, si riprende a discutere di opere e progetti sfumati. Per negligenza, pigrizia, mancanza di visione, assoluta incapacità di passare dai comunicati stampa agli atti ufficiali, firmati, frutto di interlocuzioni con organi dello Stato, della Pubblica Amministrazione, ma anche di società private.

Si è tornati a discutere (e basta) della Stazione Tav. Bypassando completamente il fatto che bisognava riuscire a far inserire l’opera nel Piano decennale (2022-2031) di Ferrovie dello Stato. Per una ragione su tutte: in quel piano sono previsti investimenti di 190 miliardi di euro. E l’unico modo per realizzare infrastrutture è riuscire ad ottenere fondi. Bypassando completamente la circostanza che era stata individuata un’area precisa, tra Ferentino, Sgurgola, Supino e Morolo. A due passi dal casello autostradale di Ferentino e dall’imbocco della superstrada Ferentino-Frosinone-Sora. Poi per carità, qualunque scenario si può riaprire e cambiare. Ad una condizione però, che ci siano le risorse concrete da poter intercettare e che la proposta venga approvata dagli organi competenti. Altrimenti non si va mai oltre la dimensione del dibattito, degli impegni a futura memoria, delle chiacchiere. Quante campagne elettorali in questo territorio si sono fatte sulla necessità di bonificare la Valle del Sacco? Da quanti anni se ne parla (e basta)? Eppure la bonifica della Valle del Sacco non c’è stata. Appunto.

La straordinaria opportunità del G7 Esteri a Fiuggi
Vero che manca ancora l’ufficialità, ma tutti i segnali sono concordanti: a novembre a Fiuggi ci sarà una importante due giorni di riunioni del G7 Esteri. E le date del 25 e 26 sono indicate in tutti i siti governativi. Evidente il ruolo del ministro degli esteri Antonio Tajani. Per la città termale un’occasione irripetibile e una vetrina straordinaria per tornare centrale. Peraltro in uno scacchiere internazionale di primo livello: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti. Più una delegazione dell’Unione Europea. A parte l’orgoglio e la soddisfazione dei fiuggini (sintetizzati dall’intervento del sindaco Alioska Baccarini), dal territorio nessun sussulto. Calma piatta. Mentre invece un evento del genere, oltre ad un indubbio ritorno in termini di immagine, dovrebbe rappresentare un bivio. Per individuare finalmente una strada giusta, condivisa e concreta per pensare ad un rilancio economico. C’è una considerazione da fare. Per la scelta di Fiuggi è stata decisiva la capacità turistico-ricettiva di una città che può contare sul Palacongressi, sulle Terme, sugli alberghi di alto profilo, ma anche sul teatro comunale, sull’Istituto alberghiero, sulla Fonte Bonifacio. E su un’ubicazione logistica invidiabile: la vicinanza e l’ottimo collegamento con Roma. Tutto questo dice due cose. La prima: le infrastrutture, i collegamenti e la capacità turistico-ricettiva fanno la differenza. Nell’era moderna questo vuol dire anche che è necessario investire sulle piattaforme digitali. La seconda: le eccellenze del territorio vanno salvaguardate e valorizzate. Perfino “coccolate”. Il chimico-farmaceutico ha bisogno di collegamenti all’altezza della situazione e di risposte rapide che non si conciliano con i tempi biblici di una burocrazia che resta matrigna. Quante aziende (non soltanto la Catalent) hanno spostato altrove progetti, investimenti e posti di lavoro a causa di permessi negati e di riscontri mai arrivati alle proprie proposte? E quale è stato l’atteggiamento dell’intera classe dirigente di questo territorio (nessuno escluso)? L’indignazione del momento e poi il menefreghismo del breve, medio e lungo periodo. La fase più gettonata e affollata resta quella del confronto politico a colpi di comunicati stampa. La fase che potremmo definire del “parliamoci addosso”. Poi però la politica (locale) si appassiona quando bisogna discutere di candidature, di assetti di giunta e di maggioranza, di equilibri e rapporti di forza. Oppure quando il dibattito verte su posizioni ideologiche. È un terreno maggiormente conosciuto e più semplice. Ma per crescere il territorio ha bisogno di opere pubbliche, di infrastrutture e di una visione a lungo raggio.

Verifica politica nel centrodestra: esito non scontato
Alla Regione Lazio la verifica politica di maggioranza non è conclusa. Prima della pausa estiva il Governatore Francesco Rocca ha chiesto (e ottenuto) un atto di responsabilità da Forza Italia per quanto riguarda il voto sugli equilibri di bilancio. Adesso si dovrà entrare nel merito dei temi e anche degli equilibri. Il senatore e coordinatore degli “azzurri” Claudio Fazzone non ha cambiato impostazione. Nel frattempo però, a livello nazionale, la contrapposizione tra FI e Lega sullo ius scholae è fortissima. Può pesare sulle dinamiche regionali? Bisognerà vedere. Ma una cosa è certa: la Regione Lazio è centrale negli assetti del centrodestra, che non può permettersi passi falsi. Che peraltro nessuno intende effettuare. Impossibile però che non muti nulla in quelli che sono gli equilibri politici della coalizione. E il punto è proprio questo: capire quali saranno i parametri decisivi per lasciarsi alle spalle questa fase di stallo. Anche perché l’effetto domino nei territori sarà inevitabile.

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