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Il caso

Deleghe al palo, partiti all'angolo. La questione non si sblocca

L'argomento degli assetti operativi è stato completamente rimosso dall'agenda politica. Nel Pd resta irrisolto il tema della vicepresidenza

Deleghe al palo, partiti all'angolo. La questione non si sblocca

I consiglieri provinciali con il presidente Luca Di Stefano

Neppure se ne parla più. L'argomento è stato letteralmente rimosso. E pensare che l'assegnazione delle deleghe ai consiglieri provinciali doveva rappresentare un segnale di operatività e di idee chiare. Da mandare in tempi rapidissimi. Urbi et orbi. Adesso invece la narrazione è cambiata: con la legge Delrio le deleghe ai consiglieri non sono certamente paragonabili a quelle di un assessore. Inoltre, chiunque può comunque occuparsi "di fatto" delle competenze che poi avrà.

Tutto vero, ma a rimanere sospesa rimane la domanda principale: perché non vengono affidate? E siccome la distanza minore tra due punti è comunque una linea retta, la risposta è semplice: perché non si trovano né una sintesi né un "punto di caduta" condiviso. I giorni passano. Il presidente Luca Di Stefano non accelera, i partiti rimangono all'angolo. Marginali e periferici rispetto alla centralità di una campagna elettorale tra addetti ai lavori.

I maggiori problemi continua ad averli il Partito Democratico. Al punto che il silenzio di Enrico Pittiglio (in pole position per la vicepresidenza) ha effettuato un vero e proprio salto di livello: da assordante si è trasformato in rimbombante. Sembra che Pittiglio abbia esternato il suo malumore ai vertici Democrat: dal segretario Luca Fantini alla consigliera regionale Sara Battisti. Ma evidentemente il Pd non riesce a chiudere il cerchio. La vicepresidenza è stata rivendicata (per Gaetano Ranaldi) anche dal sindaco di Cassino Enzo Salera.

Nella città martire a giugno si vota per le comunali e una mossa del genere potrebbe rappresentare un elemento di non poco conto. C'era perfino chi aveva ipotizzato una sorta di staffetta tra Ranaldi e Pittiglio, ma tutto si può fare meno che calibrare a tempo una carica istituzionale autorevole e prestigiosa. Al Pd le deleghe che sono state prospettate, oltre alla vicepresidenza, sono quelle alla viabilità, pubblica istruzione, patrimonio, trasporti, caccia e pesca, pari opportunità.

I consiglieri sono cinque. Alessandro Mosticone, Luigi Vittori ed Enrico Pittiglio fanno parte della corrente Pensare Democratico di Francesco De Angelis e Sara Battisti, Antonella Di Pucchio della componente di Antonio Pompeo, mentre Gaetano Ranaldi fa riferimento a Enzo Salera in una dimensione territoriale più che di componenti. In ogni caso il Partito Democratico resta in una palude di silenzi e di logiche improntate al decidere di non decidere.

Per quanto riguarda gli altri partiti e gruppi, queste le possibili soluzioni. I consiglieri di Fratelli d'Italia sono tre. Ad Alessandro Cardinali dovrebbe andare l'edilizia scolastica, a Roberto Caligiore la polizia provinciale, ad Andrea Velardo il turismo, lo sport e la digitalizzazione. Resta da vedere a quale gruppo politico sarà affidata la gestione del bilancio. Nella Lega l'ipotesi più probabile è la seguente: Pnrr e Comitato per lo sviluppo per Andrea Amata, ambiente e urbanistica per Luca Zaccari.

Il coordinamento dei lavori dell'aula dovrebbe andare a Gianluca Quadrini (Forza Italia), le politiche culturali a Luigi Vacana (Provincia in Comune). Ma è tutto sulla carta. A quasi due mesi di distanza dalle elezioni, svoltesi il 22 dicembre scorso. Fra l'altro per martedì 20 febbraio alle ore 16.30 il presidente LucaDi Stefano ha convocato la prima riunione del Comitato per la crescita e lo sviluppo sostenibile. Con all'ordine del giorno l'insediamento ufficiale di un organismo strategico e centrale. Evidente che a questo punto la relativa delega assume un'importanza notevole.

Sul piano politico i partiti non riescono a prendere l'iniziativa sull'assegnazione dei ruoli ai consiglieri. A dimostrazione di come l'impostazione necessariamente bipartisan e trasversale (determinata dalla riforme Delrio) tolga forza e peso alle formazioni politiche. È chiaro che in un contesto così delineato il presidente Luca Di Stefano non abbia alcuna fretta. Specialmente dopo aver incontrato i gruppi, prospettando loro la definizione degli assetti. Dai partiti totale assenza di azione. E di reazione.

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