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L'analisi

Fattore Diurni. Ora la politica prova a scuotersi

La Lega: «Frenare l'indebolimento del sistema produttivo». «Bene il Comitato per lo sviluppo, ma adesso va riempito di contenuti»

Pamela Morasca e Miriam Diurni

Pamela Morasca e Miriam Diurni, direttore e presidente di Unindustria Frosinone FOTO MASSIMO SCACCIA

Miriam Diurni ha lanciato più di un sasso nello stagno. Come presidente di Unindustria Frosinone ha voluto sottolineare con nettezza che non sono mai arrivate risposte alle richieste degli imprenditori. Non sulle autorizzazioni ambientali, non sulla riperimetrazione del Sin, non sulla bonifica della Valle del Sacco. Una vera e propria sferzata alla classe politica del territorio. Che inevitabilmente ha acceso un dibattito a tutto campo.

La posizione della Lega
I consiglieri provinciali della Lega Andrea Amata e Luca Zaccari intervengono sul tema del Comitato per lo sviluppo. Rilevando: «L'intuizione di dare vita al Comitato per il lavoro e lo sviluppo sostenibile è stata positiva e per questo va apprezzato lo sforzo del presidente Luca Di Stefano, ma è altrettanto vero che se il contenitore è ottimo, i contenuti continuano a essere non pervenuti». Quindi aggiungono: «Quando il nostro partito sollecita certe tematiche e chiede determinati cambi di passo, subito una certa politica, con il supporto di una solita cassa di risonanza, si chiude a riccio e comincia a inventare di sana pianta motivazioni surreali rispetto ai nostri richiami. Poi la stessa cosa la dicono gli industriali e allora tutti si accorgono che il problema sussiste». Poi aggiungono Luca Zaccari e Andrea Amata: «Detto questo, però, rimaniamo convinti della buona volontà e dell'attaccamento al territorio del presidente Luca Di Stefano. Altrimenti non avrebbe avuto senso quanto messo in piedi in questi mesi. Va pigiato però il piede sull'acceleratore dei contenuti. Si convochino subito i tavoli tecnici. Li convochi e li presieda il presidente. Sia chiaro, anche se è meglio specificarlo. Lo si faccia non solo perché questa terra non può più aspettare, ma anche per dare un segnale al mondo produttivo che è in affanno e che ha bisogno di istituzioni attente e pronte a recepire i segnali. Non farlo significa che a perdere non sarà solo la Provincia di Frosinone e il presidente Di Stefano, ma un'intera classe politica. Facciamo presto». «Al momento – concludono Amata e Zaccari – abbiamo una convention a novembre e un decreto a gennaio, di contro a un continuo processo di indebolimento del sistema produttivo e industriale e di una costante perdita di competitività delle aziende. Bisogna metterci mano».
Una presa di posizione forte quella della Lega, che va nella direzione indicata dal presidente di Unindustria Frosinone Miriam Diurni, che non a caso aveva fatto riferimento anche agli Stati Generali.

L'intervento di Azione
Fa sentire la sua voce anche Azione, con una nota della Federazione provinciale. Rileva il segretario Antonello Antonellis: «L'intervento del presidente di Unindustria Frosinone Miriam Diurni coglie il punto focale del rapporto politica-economia nella nostra provincia. Vi è un'evidente discrasia tra i tempi del mondo produttivo e le decisioni della politica: i trenta mesi necessari per la perimetrazione del Sin, quasi un'era geologica ai ritmi attuali degli investimenti, ai ritardi per un'autorizzazione Aia alla Reno dei Medici. E questi sono solo alcuni esempi di questo sforamento temporale tra le decisioni e le necessità degli attori in campo. Ancora più grave è il silenzio di chi ha ricoperto, o ricopre, incarichi istituzionali a Roma o sul territorio circa, ad esempio, la mancata autorizzazione alla Reno dei Medici: perché non si sono attivati in tempo? Perché hanno fatto finta di nulla anche se il problema è noto da tempo? Così vale per il silenzio assordante sulla vicenda Stellantis, sul mancato investimento Catalent. E perché non si è accelerato per una vera Alta Velocità e non un treno al giorno? Ed il mismatch tra l'offerta formativa dell'Università e le reali esigenze professionali del territorio?». Conclude Antonello Antonellis: «Ora ritornano in campo comitati, assemblee, coordinamenti: tutte perdite di tempo, anzi poltroncine da assegnare per personaggi in cerca d'autore. La verità è che la politica ha gli strumenti ordinari per decidere cosa fare, quali sono le linee di sviluppo da attuare sul territorio, quali sono i problemi (e sono sempre gli stessi da anni) da risolvere. Sono onori ed oneri propri di chi si candida a ruoli istituzionali. Le forze produttive e sociali hanno la forza, i progetti, le idee, per mettere a terra, al meglio, gli indirizzi che la politica deve attuare. Le condizioni per un futuro più vivace ci sono tutte, ora è arrivato il momento che chi ha ruoli decisionali si assuma la responsabilità delle decisioni. Non è più tempo dei tanti don Abbondio che non prendono decisioni per opportunismo».

Cosa ha detto Diurni
Ha affermato il presidente di Unindustria Miriam Diurni: «Purtroppo parliamo sempre delle stesse cose perché non vengono mai date risposte. La semplificazione normativa non c'è. Per le autorizzazioni ambientali (fondamentali per le imprese) i tempi di risposta (quando ci sono) restano biblici. Stesso discorso per la riperimetrazione del Sin. Le decisioni politiche non ci sono o, quando ci sono, arrivano con tempi incompatibili con la volontà di investire. Gli Stati Generali? Sono stati istituiti due tavoli, di cui uno di carattere provinciale. Il nostro appello è di procedere in fretta. Perché è già tardi. È tutto un rimandare e non possiamo più permettercelo. In Ciociaria è come se ci fossero due mondi paralleli e incomunicabili. Da una parte ci sono le aziende che hanno bisogno di innovazione e di autorizzazioni ambientali in un mondo nel quale bisogna rapportarsi con l'Intelligenza Artificiale. Dall'altra parte ci sono le mancate risposte e i tempi biblici. Questa è la realtà dei fatti con la quale abbiamo a che fare». Il ragionamento di Unindustria è così traducibile: non è un problema di strumenti normativi e di processi decisionali, che esistono e sono individuati. Il tema riguarda la volontà politica: un concetto legato pure al "peso" specifico della classe dirigente. E al coraggio di assumere delle scelte. Ma decidere di non decidere non è un'opzione. Non più.

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