Cerca

La stanza della domenica

Ciclo dei rifiuti: il dito e la luna. Benedetti “penultimatum”

La Ciociaria si è distinta per anni per il fatto di poter chiudere entro il proprio territorio il ciclo dell'immondizia. Da diverso tempo manca l'elemento della discarica

Ciclo dei rifiuti: il dito e la luna. Benedetti “penultimatum”

Il Palazzo della Provincia di Frosinone

Da quindici mesi tonnellate e tonnellate di rifiuti della provincia di Frosinone vengono smaltite in impianti del Nord Italia. E ciò comporta dei costi enormi. Per i cittadini, per le famiglie, per le imprese. Ma di questo non si parla. Mentre invece ogni qual volta viene fuori il tema dell'individuazione di una discarica, iniziano non soltanto le contrapposizioni politiche (ci stanno) ma delle vere e proprie "guerre sante". Combattute con ogni mezzo. La Ciociaria si è distinta per anni per il fatto di poter chiudere entro il proprio territorio il ciclo dell'immondizia. Da diverso tempo manca l'elemento della discarica. Inevitabilmente i sindaci dovranno assumere decisioni importanti, forti, forse perfino impopolari.

Lo ha detto Fabio De Angelis, presidente della Saf, in occasione della riunione degli Stati Generali. Dicendo: «Insieme ai sindaci-soci dovremo assumere delle scelte coraggiose». Affermò De Angelis: «Oggi si parla tanto (giustamente) di economia circolare e di transizione ecologica ed energetica. Il paradosso, però, è che molti di quelli che sostengono queste tesi hanno poi posizioni contrarie agli impianti di trattamento. Parliamoci chiaro: non esiste economia circolare senza impianti di trattamento. Nel Lazio da anni pesa la situazione di Roma. Abbiamo avuto sindaci della Capitale che pensavano che tutto si potesse risolvere con la sola raccolta differenziata. Diciamo che determinate scelte sono state pagate da tutte le altre province. A cominciare da quella di Frosinone». Il cuore del problema rifiuti nel Lazio è la mancanza di impianti.

Questa è la... luna. Mentre invece ci si sofferma a guardare il... dito. Confondendo le dimensioni e avendo una visione distorta delle prospettive. Però buttarla in caciara è facile, fa molti "like" ed evita ogni tipo di ragionamento.

Quali sono i ruoli della Regione Lazio e della Provincia
Qualche giorno fa è ripartito il dibattito sull'individuazione di un sito idoneo ad ospitare una discarica. Proprio nel momento in cui la Provincia ha dato comunicazione ai Comuni dell'avvio della fase di valutazione delle osservazioni trasmesse. Questo perché nel 2023 il presidente Luca Di Stefano ha attuato l'onere di pianificazione territoriale previsto nel 2006 dal Testo Unico Ambientale. Dopo diciassette anni nei quali la previsione normativa non era stata "messa a terra". Ma la competenza della Provincia è questa: la pianificazione territoriale. Mentre invece le strategie gestionali-impiantistiche in materia di rifiuti appartengono alla Regione.

Questo aspetto va chiarito perché il dibattito va benissimo a patto che non si confondano i ruoli. Inutile girarci intorno: nel Lazio la priorità è quella impiantistica. I cittadini di questa regione pagano il 25% in più di Tari rispetto a quelli del nord. Proprio per la mancanza di impianti e per la continua emergenza. Sempre Fabio De Angelis: «Il Lazio conferisce in discarica il 20% dei rifiuti prodotti (peraltro soltanto il 5% nel territorio regionale). Per avere un'idea, è importante il raffronto con altre realtà. In Lombardia finisce in discarica il 3,6% dei rifiuti, in Emilia Romagna il 5%. La tariffa dell'indifferenziato nel Lazio è più alta che nel resto d'Italia».

Bene dunque il dibattito sull'individuazione dei siti, bene il confronto tra i sindaci. Però vanno date risposte (e quindi servono delle decisioni) su tematiche concrete. Significa prendere delle decisioni sugli impianti. Da Roma a Frosinone. Ovunque. Parliamo di un argomento fondamentale, complesso, delicato, impopolare. Le polemiche (soprattutto politiche) sono inevitabili. L'importante però è non confondere il dito con la luna. Avendo il coraggio di prendere decisioni e di assumersi delle responsabilità. Evitando il gioco dello scaricabarile e soprattutto quello di lasciare il cerino acceso nelle mani dell'avversario politico. O perfino dell'alleato.

La differenza tra forza di inerzia e unità vera
Allora: nessuno ha l'intenzione e la forza politica di interrompere la consiliatura al Comune di Frosinone e quindi di mandare a casa il sindaco Riccardo Mastrangeli. Non le opposizioni. E neppure i dissidenti o i malpancisti della maggioranza di centrodestra. In giunta il primo cittadino non ha alcun problema. In consiglio comunale neppure. Per tanti motivi: i numeri della maggioranza (22 consiglieri contro gli 11 delle opposizioni), il ricorso sistematico alla seconda convocazione (che abbassa di parecchio la soglia del quorum in aula), il fatto che il centrodestra regionale è molto attento alle dinamiche di un capoluogo come Frosinone in un momento di continue campagne elettorali

A tutto questo va aggiunta la considerazione che (almeno finora) i segnali critici sono arrivati attraverso interrogazioni, interpellanze, assenze, uscite dall'aula. E continui "penultimatum". Neologismo che l'Enciclopedia Treccani definisce così: "Nel linguaggio giornalistico, con riferimento alle relazioni o alle trattative tra forze o esponenti politici, una minaccia di ultimatum". Insomma, non per arrivare a rotture definitive.

Ma per cercare una trattativa di tipo politico. Però da qualche mese nella maggioranza di centrodestra non si respira quel clima di unità fondamentale per una condivisione di governo. I continui richiami di Riccardo Mastrangeli al rispetto del programma che tutti gli eletti della maggioranza hanno accettato e sottoscritto paradossalmente evidenziano il fatto che in diversi non sono d'accordo su temi specifici. In primis le misure sulla mobilità. Ma fin quando c'è la forza di inerzia... domani sarà sempre un altro giorno. E non succederà nulla.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione