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L'analisi

Antonello Antonellis: «Manca una politica industriale»

Sul tema della desertificazione dura presa di posizione del segretario di Azione: «Assenza completa di strategia. Imprese lasciate sole a risolvere i problemi di tipo produttivo»

antonello antonellis

Antonello Antonellis, responsabile della federazione provinciale di Azione

L'iniziativa del presidente della Provincia Luca Di Stefano di fissare gli Stati Generali per affrontare il tema della desertificazione industriale del territorio ha avuto il merito di mettere in moto un dibattito. Al quale in diversi stanno partecipando. Il 28 settembre la data di un confronto aperto ai sindaci, agli industriali, ai sindacati, alle forze produttive e sociali. Inoltre Di Stefano ha assicurato che inviterà il Governatore del Lazio Francesco Rocca.

Sul tema interviene Antonello Antonellis, responsabile della federazione provinciale di Azione. Rileva Antonellis: «Il processo continuo della deindustrializzazione che vive la provincia di Frosinone è l'inevitabile risultato di una doppia criticità: la mancanza, da decenni, di una politica industriale nazionale, con le imprese lasciate a risolvere da sole i problemi produttivi, di posizionamento internazionale, di innovazione tecnologica. E poi ci sono le responsabilità locali, di una politica provinciale che non ha mai affrontato i problemi del mondo produttivo, l'assenza di una strategia e di una visione».

Aggiunge Antonello Antonellis: «Ci sono ritardi nel rilascio di autorizzazioni amministrative? Si fa finta di non capire e tutto resta fermo. Ci sono problemi per la formazione continua dei lavoratori? Sono più importanti le sagre e le feste di piazza da presenziare. Ci sono problemi logistici? Tagli di nastro per aver asfaltato 700 metri di strada o fatto una rotatoria». Continua Antonellis: «Le condizioni per fermare questo processo di desertificazione industriale, prima che sia troppo tardi, ancora ci sono: velocizzazione, entro poche settimane e non anni, delle autorizzazioni amministrative, sviluppo delle reti infrastrutturali, con la realizzazione di una stazione Tav a Frosinone e l'interconnessione con il porto del Golfo, la diffusione rapida della rete digitale, l'adeguamento delle proposte formative alle richieste del mercato del lavoro, il sostegno ai costi della ricerca innovativa, l'istituzione di corsi di laurea più afferenti alla forza produttiva del territorio, come il farmaceutico e l'agrario. Queste sono soltanto alcune proposte delle tante che possono essere sviluppate, per dare un futuro a questo territorio, prima che la decadenza di questa provincia sia definitiva. E per dare una risposta affermativa a qualche imprenditore coraggioso che chiede: ma perché devo restare a fare impresa qui?».

Il tema della desertificazione industriale è legato alle scelte di diverse imprese che hanno deciso di andare via dalla provincia di Frosinone. Spostando altrove quindi investimenti e possibilità occupazionali. C'è pure da considerare che in provincia di Frosinone sono cambiate tante cose. Il presidente della Provincia Luca Di Stefano lo ha scritto nella lettera ai sindaci: «Viviamo in una provincia che non è più la stessa del passato. È profondamente diversa, lontana da quell'immagine che ormai appartiene alle cartoline sbiadite degli anni Settanta e Ottanta. Non siamo più il polo industriale cresciuto intorno alla Cassa per il Mezzogiorno che innescò una radicale trasformazione del nostro territorio. Ci cambiò sul piano culturale, economico, sociale. Aver chiuso gli occhi ed avere negato a lungo che quell'epoca fosse finita ha determinato un disastro più profondo. Sarebbe stato necessario prendere delle contromisure, individuare la nuova dimensione nella quale attestare il benessere dei nostri Comuni e dei nostri concittadini».

Alla vigilia di Natale Miriam Diurni, presidente di Unindustria Frosinone, disse in conferenza stampa: «C'è un clima ostile nei confronti delle aziende, ingiustificato. Sembra che per fare impresa si debba attraversare un campo di battaglia. Una marea di regole assurde (che si moltiplicano) da rispettare. Quando si tira troppo la corda, poi si spezza. Oggi temi come la sostenibilità ambientale sono diventati un brand. Così come i profili delle "governance". Penso alle pari opportunità e al sacrosanto rispetto dei diritti. Noi siamo d'accordo e lo abbiamo dimostrato. Ma non possiamo accettare continui intralci e ostacoli». Si tratta di un aspetto che necessariamente dovrà essere sul tavolo della conferenza degli Stati Generali della Provincia il prossimo 28 settembre.

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