Spazio satira
Piedimonte San Germano
09.07.2025 - 19:00
Stabilimento silente e improduttivo anche nel mese di luglio con gli operai nuovamente in vacanze forzate. Dal 30 giugno rimetteranno piede in fabbrica il 14 luglio, sempre se non ci saranno altre sorprese da “afa estiva”. Per questo non stupiscono i dati che raccontano una delle pagine più tristi della storia dello stabilimento pedemontanao. Non stupisce il report nazionale Fim Cisl al cospetto pure dei 50 giorni di stop produttivo su 111 nel primo semestre.
Ecco perché Mirko Marsella, segretario provinciale della Fim Cisl non fa sconti: «I numeri continuano a essere impietosi per quanto riguarda lo stabilimento, ormai è da anni che denunciamo lo stato della produzione sulla fabbrica pedemontana, siamo riusciti a fare peggio dello scorso anno con il 34% di vetture in meno e 10.500 unità prodotte». Il paragone con il passato è tremendo: «Se pensiamo che nell’era pre Covid (2017-2018) diecimila vetture venivano realizzate in due settimane e mezza abbiamo detto tutto, per questo credo che i dati continueranno a essere allarmanti e i numeri descrivono bene quello che denunciamo da anni. Le giornate di cassa integrazione continuano a farla da padrone, è ormai una situazione insostenibile per i lavoratori, per il territorio e, soprattutto, per l’indotto perché è sempre più appeso a un filo». Scenario cupo e troppi interrogativi senza risposte.
«Il problema - continua Marsella - è che non abbiamo certezze neppure sui nuovi modelli e sui tempi. Oggi parliamo di 2026, nel 2024 parlavamo del 2025, francamente questa situazione sta diventando ingestibile, serve immediatamente chiarezza da parte dell’amministratore delegato Filosa su che cosa bisogna produrre e quando inizieremo». Anche se il futuro sembra avvolto in una nebulosa. «Io credo che non solo il 2025 sarà un anno delicato, visto lo scenario temo momenti ancora più lunghi di sofferenza per tutto il territorio. Per questo dico che serve chiarezza, se lo meritano i lavoratori, se lo merita il territorio».
E torna sulla tematica, più che mai attuale, quella di avviare economie alternative. «C’è bisogno di fare fronte comune e di guardare oltre l’auto, di difendere lo stabilimento ma questi numeri la dicono lunga su quello che ci aspetta in futuro, non credo che lo stabilimento tornerà a produrre le vetture dell’era pre-covid, non credo che potrà tornare ai livelli occupazionali a cui eravamo abituati: quindi oltre a proteggere la fabbrica e le aziende esistenti oggi è fondamentale capire come attrarre nuovi investimenti. Questo è un territorio in ginocchio e non possiamo permetterci di rimanere a guardare, quanto meno dobbiamo provare a costruire qualcosa per il futuro e per i giovani».
A Cassino Plant, intanto, resta attivo un solo turno, con un impatto diretto sull’occupazione e sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali. La produzione attuale è così suddivisa: 26% Alfa Romeo Giulia, 49% Stelvio e 25% Maserati Grecale, anche in versione full electric. Intanto nel semestre 2024 furono prodotte 15.900 unità, nel semestre 2023, 25.940; nel 2022, 26.310; nel 2021, 22.966, nel 2020, 14.692 e nel 2019, 28.664. Lo scorso anno ha chiuso con un -45% e 26.850 auto prodotte, l’anno prima con 48.880, nel 2022 con 55.000, nel 2021 con 43.753, nel 2020 con 53.422, nel 2019 con 58.772, nel 2018 con 99. 154 e poi c’è l’anno d’oro della produzione, il 2017 con 135.263. Numeri che probabilmente mai potranno tornare nella fabbrica cassinate, stesso discorso per le unità lavorative. Anche quest’anno, infatti, è stato siglato l’accordo per le uscite incentivate su base volontaria. Un quadro a tinte fosche che si ripercuote sull’economia di un’intera area che si trova in forte sofferenza. Ecco perché da più parti, spesso, si leva alto il grido di una riconversione che non tenga il territorio legato soltanto all’automotive.
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