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La mostra

Maschere, il libero gioco della fantasia

Mario Palma propone delle figure abitate da colori in morbide forme plastiche

Maschere, il libero gioco della fantasia

Una pittura, quella di Palma, espressa in modo libero dal vincolo della rappresentazione

Mario Palma ha la dote di utilizzare la tavolozza con fare virtuoso, attraverso simboli di arcana armonia, in un gioco continuo di rimandi, di contaminazioni di forme misteriose, che si attivano in uno spazio inventato. Il percorso porge allusioni attraverso le maschere, che si muovono come se fossero sospese nell’aria. Tramite questi elementi, l’artista costruisce figure, dove la visione realistica delle cose, cede il passo ad un’interpretazione più libera di ciò che ci circonda: le maschere perdono consistenza e diventano forme del colore, aggregati cromatici in cui predomina il libero gioco della fantasia.

Le maschere di Mario Palma, dove gli accostamenti di colori, e il ritmo dinamico degli stessi, danno significato alle forme dai colori intensi, quasi smaltati, uno straordinario senso della luce, stanno dando vita ad una mostra a Frosinone, presso la Fondazione Gianluigi e Stefano Proia sita in corso della Repubblica 165, fino al 20 aprile. Una creatività aerea, velata di colori, animati di agili pensieri. Si distinguono per la loro forma, abitate da colori carichi di luce, che volteggiano nello spazio in morbide forme plastiche. La maschera è prima di tutto simbolo per eccellenza dell'arte: del teatro in modo diretto, ma anche di poesia e pittura, per la sua magica facoltà di nascondere la realtà e rivestirla di altri significati.

Una pittura, quella di Palma, espressa in modo libero dal vincolo della rappresentazione che conquista il modo di essere riccamente se stessa con il compito di ritrovarsi solo in Mario Palma e la sua fantasia, una fantasia che giunge al pennello, e si trasforma in armonia di segno e di colore. Le forme sono morbide, le linee fluttuanti, le fasce di colori si annodano, e avvolgono di morbidezza, il volto mascherato, sereno, ludico, a tratti sovrapposto negli elementi primordiali. In ogni maschera, esiste un fondamentale equilibrio di linee e colori, in un’astrazione che diventa armonia di toni, un microcosmo di aperture su uno spazio virtuale.

I colori, in alcuni casi violenti, non lasciano scampo: si tratta di una scena in cui la maschera si trasforma in qualcosa che caratterizza certi usi e costumi delle tribù africane. La maschera in questo caso rappresenta un altro mondo, una visione onirica e mistica: una sorta di specchio di una vita che l'uomo moderno ha perduto e dimenticato, e che può conoscere soltanto attraverso la rappresentazione stessa. Osservandole, si rimane coinvolti nel gioco di una seduzione armoniosa, colma di slanci vitali e di influssi positivi.

Uno spazio senza memoria, un tempo senza strappi laceranti. Sul perchè dipingere delle maschere, Palma ha detto: «Le maschere mi hanno sempre affascinato, perché credo siano dentro di noi, ne abbiamo una per ogni occasione e, al momento opportuno, (forse senza rendercene conto) ognuno “indossa” la propria maschera. Da molto tempo era mia intenzione dipingere una serie di maschere, e posso ben dire che per me è stata una sorta di piacevole cromoterapia (acrilico su cartoncino Murillo)». La continua ricerca di Mario Palma è una pittura che non solo piace, vince e convince a prima vista, alimenta i sogni e resta dentro. E, in tempi in cui anche l’arte, per attrarre e “passare”, ha bisogno troppo spesso di ogni sorta di alchimie promozionali e pubblicitarie, non è davvero poco.

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