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Cassino

Numeri in crescita. Inaugurato l'anno accademico

Aula magna piena, tante le autorità presenti. Inevitabili anche i riferimenti allo scandalo Tfa

Unicas, inaugurato l'anno accademico

Un nuovo anno accademico nel segno della crescita con alle spalle, nel passato remoto, il maxi debito e nel passato recente lo scandalo Tfa. In mezzo una comunità accademica operante e laboriosa che mette lo studente al centro e aggancia le sfide europee, di inclusione, di prospettiva. Con percorsi che già guardano concretamente alle sfide dell’intelligenza artificiale.

La crescita

Malgrado negli ultimi 5 anni il calo demografico nella provincia di Frosinone sia stato sempre superiore allo 0,6 % annuo (con picchi del -3 % in alcuni comuni) «il trend di crescita medio degli immatricolati dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale è stato mediamente superiore al 4% annuo. Anche il numero di studenti iscritti post-laurea è aumentato in modo esponenziale raggiungendo un valore triplo rispetto a quello dei tradizionali corsi di studio», ha esordito il rettore Marco Dell’Isola nel suo discorso inaugurale a 46 anni dalla fondazione dell’università, davanti a una vastissima platea, alle autorità civili, militari e religiose presenti.

Il bilancio

L’Ateneo prevede di approvare il bilancio consuntivo 2024 con un importante risultato utile, grazie all’aumento degli introiti da tasse e contributi e ai proventi derivanti dalla ricerca, nonostante abbia affrontato una riduzione del Ffo di quasi il 7%; un aumento degli scatti stipendiali e degli adeguamenti Istat del 4,8%; e una seconda maxirata di restituzione del debito Mur pari a 4,5 milioni di euro. «In soli tre anni l’Ateneo di Cassino è riuscito completamente ad azzerare il saldo negativo residuo di circa 21 milioni di euro. Ciò è stato possibile grazie all’enorme sforzo (tuttora in corso) di tutta la comunità accademica».

La “ferita”

«Quando si rappresenta una comunità accademica si condividono successi e inciampi - ha detto il magnifico - analizzando con spirito critico anche i propri errori. Essere “comunità” richiede soprattutto riconoscersi in un’identità e in obiettivi comuni, ma implica anche costruire significative relazioni umane. Connettersi con gli altri ad un livello profondo ci aiuta a cementare il nostro senso di appartenenza, ma anche a capire perché si possa sbagliare. Essere “addolorati” per una ferita al corpo docente e non docente non significa quindi essere sempre e comunque “solidali”, soprattutto se si tradisce la propria missione. Né significa accettare acriticamente comportamenti deprecabili o, ancor peggio, azioni illecite.

L’Università è sempre “parte lesa”, anche laddove solo uno dei suoi membri compie azioni che ne danneggiano l’immagine e ne compromettono la legittimità dei processi amministrativi. Con sincero rammarico, rilevo invece che talvolta, nel tentativo di semplificare, o ancor peggio di amplificare i fatti, vengono generalizzate situazioni ascrivibili a singoli individui, portando a “sistema” un comportamento del tutto “singolare”. In tal modo, a fronte delle centinaia di persone che lavorano con onestà e dedizione, prevale l’immagine della presunta disonestà di qualcuno, alimentando peraltro la crescente sfiducia nelle istituzioni.
È molto difficile descrivere (senza rischiare di cadere nella retorica o nel buonismo) il nostro “Sistema Universitario”, quello “autentico”, quello fatto di entusiasmo e competenza». Lungo l’elenco della mission rivolta agli studenti mai considerati semplici “matricole” ma anime da far crescere offrendo loro il massimo delle opportunità.

Testimoni di pace

È fioccato un nuovo applauso che ha interrotto il discorso per qualche istante quando il rettore ha elencato i focolai di guerra e la necessità della pace. «La pace - ha detto - non è semplicemente l’assenza di guerra, ma un processo attivo che richiede un cambiamento profondo nelle menti e nei cuori delle persone. Forse allora dovremmo investire seriamente, oltre che nella difesa dei confini europei, anche nel “sapere critico”, quello che “difende” le nostre menti e che educa alla pace i nostri studenti, quello che ci rende veramente liberi dall’ideologia della ricerca del “nemico” (spesso identificato in chi non la pensa come noi), quello che ci educa al confronto ed alla comprensione piuttosto che alla ricerca di una “verità assoluta”.

Assi di rilancio

Unicas sta sostenendo tre assi di rilancio. Il primo prevede di potenziare la ricerca e la didattica interdisciplinare per contrastare la frammentazione del sapere, puntando ad esempio su alcune tecnologie abilitanti, su temi di ricerca multidisciplinari e su nuove infrastrutture di ricerca e trasferimento tecnologico; il secondo asse poggia sull’imperativo strategico di mantenere solide relazioni territoriali; il terzo asse ruota attorno alla valorizzazione e al potenziamento delle sinergie tra università ed enti di ricerca, nazionali ed internazionali. E citando Piero Calamandrei e incentrando il finale sulla Costituzione il rettore ha dichiarato aperto il nuovo anno.

Gli studenti

È stato Stefano Sforza a rappresentare gli studenti all’inaugurazione dell’anno accademico con statistiche che hanno ben fotografato la situazione anche di difficoltà degli universitari. Con l’auspicio di maggiore efficientamento e implementazione di servizi ma anche ricordando «la disponibilità del corpo docenti ad instaurare un contatto più prossimo con gli studenti». Immancabile la menzione sulla vicenda dell’inchiesta del Tfa. Per poi aggiungere: «Nelle università, noi giovani, troviamo e necessitiamo di trovare un luogo dove poter proiettare e costruire il nostro futuro. Ecco perché per noi è fondamentale rimarcare la priorità di porre e mantenere gli studenti al centro dei processi universitari, dalla fase di ingresso alla fase di uscita».

Il personale amministrativo

Daniele Mattaroccia a rappresentare il personale tecnico amministrativo. «Questa solenne cerimonia rappresenta un momento di riflessione e rendiconto di quanto accaduto nel recente passato; in tanti anni di storia si sono alternati, inevitabilmente, periodi di crescita a periodi di gravi difficoltà, che hanno imposto cambiamenti, talvolta anche dolorosi, che la nostra comunità universitaria è sempre riuscita a fronteggiare, dimostrando di essere imperniata su solide fondamenta. Questi avvenimenti, però, non possono e non devono offuscare l’integrità e la dedizione di un’intera comunità accademica, che continua a operare, con impegno e determinazione, per preservare e rafforzare il prestigio della nostra Università», ha detto nell’incipit. «Occorre affacciarsi con entusiasmo e determinazione a nuove sfide, consapevoli che il sapere e la ricerca rappresentano il cuore pulsante di ogni istituzione universitaria. Siamo il motore che permette alla macchina accademica di procedere spedita, e il nostro contributo è determinante per il successo di studenti e docenti», ha poi concluso. Affascinate la prolusione di Simone Digennaro, “L’Università come atto di resistenza: dubitare, sperare, trasformare” mentre l’ospite d’onore - Yuri Gugliucci - ha ammaliato con “Guerra e pace. Da Tucidite a Dante. Da Ronstand alle guerre invisibili”. Emozionante e appaudita la testimonianza di uno studente ucraino.

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