Spazio satira
Frosinone
15.03.2025 - 10:00
L’operazione è stata condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Frosinone e ha interessato 14 regioni e 37 città
Chiuse le indagini sui rally e le false fatture, ma intanto lasciano i domiciliari altri due dei sei arrestati. Oltre all’applicazione delle misure cautelari personali in due dei tre filoni nei quali si è dipanata l’inchiesta, nata da una precedente indagine per fatti simili, ci sono stati sequestri milionari di beni con diverse decine di conti bloccati. Decreti di sequestro per 40 milioni di euro con il coinvolgimento di 181 persone, 417 società, in 14 regioni e 37 province. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Samuel Amari, è stata condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle di Frosinone.
Intanto, su istanza dell’avvocato Marco Maietta che cura gli interessi di Lorella Rinna e Vincenzo Massa, la coppia di Castro dei Volsci finita ai domiciliari lo scorso 20 febbraio, il tribunale del Riesame ha annullato la misura. I due hanno così lasciato gli arresti domiciliari così come aveva già fatto il pilota di rally Andrea Minchella di Cassino per il quale la misura era stata revocata direttamente dal gip, sempre su istanza dell’avvocato Maietta. I due uomini sono considerati dall’accusa organizzatori e promotori dell’associazione, la donna oltre che promotrice anche capo del sodalizio. Per questo capitolo dell’indagine sono indagate 62 persone per la maggior parte residenti in Ciociaria tra Alatri, Arnara, Ceccano, Cassino, Castro dei Volsci, Ceprano, Ferentino, Fiuggi, Fontechiari, Frosinone, Isola del Liri, Morolo, Roccasecca, Sora, ma anche a Roma, Anzio, Ardea, Fondi, Sabaudia e poi nelle province di Brescia, Como, Varese, Reggio Emilia, Bologna, Livorno, Campobasso, Caserta, Benevento, Salerno, Messina, Catania e Caltanissetta. I reati contestati, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, appropriazione indebita, riciclaggio, autoriciclaggio, intestazioni fittizie di beni (per l’attribuzione di quote societarie a prestanome). Infine, contestata l’indebita percezione di erogazioni pubbliche connesse al Covid per tre indagati. Ma non solo, secondo la procura il sistema di false fatturazioni e restituzione degli importi in contanti sarebbe proseguito anche durante la pandemia.
Per il secondo filone dell’inchiesta il gip Ida Logoluso ha disposto gli arresti domiciliari per il ceccanese Luca Santoro, 34 anni, e Mario Mattone, 42, di Monte San Giovanni Campano, difesi dall’avvocato Rino Liburdi, e per il pilota di rally Marco Gianesini, 59, della Valtellina. Quest’ultimo, tuttavia, dopo l’interrogatorio di garanzia ha lasciato i domiciliari. Stante l’evoluzione della vicenda (e la chiusura delle indagini) l’avvocato Liburdi ha presentato al gip un’istanza per la revoca della misura di Mattone, mentre sta ancora valutando il da farsi per quanto riguarda la posizione di Santoro, che l’accusa, basata anche qui sulle investigazioni della Guardia di finanza, considera promotore, capo e organizzatore dell’altro sodalizio. Disposto anche il sequestro preventivo di beni per 8,8 milioni di euro. In questo caso gli indagati sono 61 di cui 9 comuni agli altri 62. Molti sono ciociari, soprattutto di Frosinone e Ceccano, come delle province di Roma, Latina, Lecce, Foggia, Como, Treviso, Bolzano, Vicenza, Piacenza, Reggio Emilia, Avellino, Firenze, Ferrara, Campobasso, Torino, Livorno, Rimini, Chieti, Arezzo, Bologna, Brescia, Lucca, Modena, Brindisi, Sondrio, Varese e Verbania nonché residenti in Repubblica Ceca. I reati contestati sono di associazione a delinquere per 27, nonché reati tributari, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio e attribuzione fittizia di beni.
In base a quanto ricostruito dai finanzieri, dopo le false fatture per operazioni ritenute inesistenti, venivano effettuati bonifici verso le ditte “cartiere” gestite, secondo l’accusa dal capo dell’associazione. Le somme bonificate poi effettuavano il percorso inverso in contanti, al netto di una remunerazione del 10% del capitale trasferito. Secondo la procura, per ostacolare la possibilità di risalire alla provenienza del denaro venivano effettuati ulteriori spostamenti con l’emissioni di altre fatture per operazioni inesistenti. Per agevolare le operazioni, l’organizzazione si sarebbe servita anche delle prestazioni di un ragioniere commercialista frusinate. I prelievi del denaro, invece, avvenivano da sportelli automatici sparsi sul territorio.
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