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Frosinone

Ater, licenziamenti illegittimi. Stangata da mezzo milione

L’azienda contestava agli ex dg Nicoletta Paniccia e Alfio Montanaro un accordo per evitare ulteriori cause. Il giudice del lavoro Massimo Lisi ha riconosciuto un risarcimento di circa 280.000 euro per ognuno dei due

Il tribunale di Frosinone

Il tribunale di Frosinone

È illegittimo il licenziamento, operato dall’Ater, dell’ex direttore generale Nicoletta Paniccia e del suo successore Alfio Montanaro. Così ha sentenziato, ieri, il giudice del tribunale del lavoro di Frosinone Massimo Lisi.
Sono stati accolti i ricorsi dei due dirigenti che hanno ottenuto, entrambi, il diritto a 24 mensilità più il pagamento delle spese legali. Un esborso per l’Ater, che comunque potrà impugnare in appello, di circa 280.000 euro per ciascuno degli ex direttori generali. Per un totale che supera il mezzo milione di euro.

Nicoletta Paniccia e Alfio Montanaro, rappresentati dagli avvocati Federico Lucci, Serena Mancini e Iolanda Piccinini, hanno impugnato il licenziamento, per giusta causa, decretato dall’ex istituto case popolari del capoluogo, a novembre del 2022.
Al tempo stesso l’azienda, in precedenza, aveva chiesto alla Paniccia anche la restituzione di 200.000 euro, frutto di un accordo tra le parti, corrisposti all’ex direttore generale, e tra i motivi del licenziamento. Per quest’altra causa, però, il tribunale di Frosinone, con il giudice Rossella Giusi Pastore, ha dato ragione alla Paniccia che non dovrà restituire nulla all’Ater.

Tutto nasce quando si insedia la nuova dirigenza Ater che in pratica disconosce totalmente l’accordo che era stato sottoscritto tra l’ex commissario dell’azienda Sergio Cippitelli e Nicoletta Paniccia. In pratica, per evitare un contenzioso davanti al giudice del lavoro, come poi dimostrato dalle pec prodotte nella causa civile, l’istituto e l’ex dg per la chiusura anticipata del rapporto avevano raggiunto un accordo, anche di natura economica, per ristorare la Paniccia per il passo indietro.
Tuttavia, i nuovi vertici aziendali avevano voluto effettuare dei controlli così Montanaro aveva chiesto un parere legale sulla regolarità di quell’accordo. E una volta ottenuto l’ok dal legale interpellato aveva continuato a pagare le somme alla Paniccia frutto dell’accordo transattivo. Il nuovo avvicendamento alla guida dell’Ater, con l’avvento del commissario Andrea Iannarilli, aveva prodotto un deciso cambio di rotta. Era stato effettuato un approfondimento sulla questione all’esito del quale la nuova dirigenza dell’ex istituto case popolari aveva contestato quell’accordo.

Ne era seguita la richiesta alla Paniccia di restituzione delle somme percepite in virtù del precedente accordo, ma anche un licenziamento, per giusta causa, che aveva colpito entrambi gli ex direttori generali.
E tra i motivi del licenziamento figuravano l’accordo e l’aumento retributivo, questioni vagliate dal primo giudice che si è pronunciato in favore della Paniccia.

Nella causa decisa dal giudice Lisi era da valutare anche una questione relativa ai bilanci nonché il licenziamento ritenuto ritorsivo dalla Paniccia e da Montanaro. La Paniccia, tra le altre cose aveva rinunciato al ruolo di direttore generale, accettando quello di dirigente semplice, oltre che ad aprire un contenzioso con l’azienda.
Nel corso del procedimento sono stati sentiti diversi testi nonché acquisita la documentazione prodotta dai ricorrenti che hanno presentato anche le comunicazioni intercorse tra le parti prima di arrivare al contestato accordo. Ora la pronuncia del giudice del lavoro, di fatto, è una riabilitazione di entrambi i dirigenti, da sempre convinti di aver operato correttamente durante il loro percorso professionale all’interno dell’ex istituto case popolari.

La sentenza di ieri rischia di essere un salasso per le casse dell’Ater di Frosinone, al cui vertice nel frattempo è subentrato Antonello Iannarilli, che sta puntando su un piano di risanamento e di recupero delle morosità.
Ora si attendono le motivazioni del giudice dopo di che l’Ater potrà decidere, come fatto per la prima causa con la Paniccia, di proporre un altro ricorso in appello, allungando così il contenzioso.

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