Frosinone
29.07.2025 - 09:00
Consiglio comunale Frosinone
Il Consiglio Comunale di Frosinone di dopodomani si preannuncia come una di quelle sedute che, pur senza fuochi d’artificio, potrebbero lasciare qualche segno. I punti all’ordine del giorno, con gli assestamenti di bilancio in pole position, passeranno. Magari con numeri risicati, ma passeranno. Perché? Perché nessuno, ma proprio nessuno, ha un reale interesse a far deragliare il treno dell’amministrazione Mastrangeli.
Non ora, non a due anni dalla fine della consiliatura. Eppure, sotto la superficie, si intravedono crepe, tensioni e giochi di potere che potrebbero rendere il viaggio meno tranquillo di quanto sembri. Partiamo dai fondamentali: il bilancio. Gli assestamenti, croce e delizia di ogni amministrazione, non dovrebbero riservare sorprese. La maggioranza, seppur non monolitica, ha i numeri per approvarli senza troppi drammi. Certo, qualche consigliere potrebbe cedere alla tentazione di alzare la voce, ma il copione è già scritto: si vota, si passa, si va avanti. Del resto, chi avrebbe voglia di mandare tutto all’aria? Nessuno, né tra i fedelissimi del sindaco Riccardo Mastrangeli né tra quei cespugli della maggioranza che, pur con qualche mugugno, sanno che il ritorno a casa non è un’opzione. Non ora, almeno. Anche le opposizioni, che sulla carta vantano una certa consistenza numerica, sembrano arrancare. Non è solo una questione di numeri: manca il collante, la strategia, la voglia di affondare il colpo. Forse perché, in questa fase, sono troppo impegnate a riorganizzarsi, a limare le unghie in vista di battaglie future. Il 2027, scadenza naturale della consiliatura, è ancora lontano, ma non abbastanza per iniziare a giocare di sponda. Eppure, il vero pepe potrebbe arrivare proprio dall’interno della maggioranza. Qui si annidano le tensioni più succose, quelle che fanno scricchiolare le poltrone. Il caso più discusso? L’operazione “Lista Marzi”. L’avvicinamento della lista al sindaco Mastrangeli è un colpo di teatro che non tutti, nella maggioranza, hanno accolto con entusiasmo. Qualche big si è adeguato, altri hanno storto il naso, ma alla fine hanno chinato il capo. L’idea di assegnare una delega pesante alla lista (urbanistica? polizia locale?) sarebbe un boccone amaro per molti.
E non è un caso che, qualche settimana fa, il vicesindaco Antonio Scaccia, leader della Lista per Frosinone e presidente regionale dell’associazione Noi con Vannacci, abbia tirato una stoccata a Marzi. Durante una seduta consiliare, Scaccia ha criticato il giudizio di Marzi sui dieci anni di amministrazione di Nicola Ottaviani, il parlamentare della Lega che ha fatto da mentore a Mastrangeli. Parole pacate, come nello stile di Scaccia, ma perentorie, che hanno fatto rumore. E Mastrangeli? Muto. Non una parola in difesa dell’operato di un’amministrazione in cui, per inciso, è stato assessore al bilancio per un decennio. Silenzio strategico o desiderio recondito di smarcarsi da Ottaviani? Qualche Richelieu dell’ultima ora potrebbe avergli sussurrato di cambiare rotta, di costruirsi un profilo più autonomo. Chissà. Anche le recenti questioni del centro storico hanno visto una certa remissività del primo cittadino rispetto alla difesa delle iniziative portate avanti dal progetto “Frosinone Alta”.
Su questo fronte, Mastrangeli ha scelto la via salomonica: una decisione che, nel tentativo di accontentare tutti, ha finito per scontentare sia i residenti sia i commercianti. Un “capolavoro” di equilibrismo politico, ma anche una mossa che sa di arrendevolezza. La città alta, con le sue strade strette e il suo fascino sospeso, dopo anni di buio e di abbandono, aveva iniziato a rianimarsi, specie di giovani, ma ora pare si voglia sposare una visione da “nebbia di morte a Venezia” tanto cara a qualche a qualche nostalgico delle strade vuote e silenziose. Forse erano altri i passi da muovere. Il proibizionismo non ha mai sortito effetti benevoli. Guardando al futuro, l’orizzonte plausibile è il 2027. Ma chi sarà il timoniere? Mastrangeli ha le credenziali per riproporsi: è l’uscente, ha il vantaggio dell’esperienza, conosce i meccanismi. Eppure, non è scontato che il centrodestra lo ricandidi senza battere ciglio. Altri scalpitano, e il profumo della poltrona di primo cittadino potrebbe risvegliare ambizioni sopite. Si tornerà alle primarie, come per il secondo mandato di Ottaviani? Possibile. Ma, come sempre, ai posteri l’ardua sentenza.
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