Spazio satira
Frosinone
01.03.2025 - 12:00
La polizia scientifica la lavoro sul luogo dell’omicidio di via Moro la sera del 9 marzo 2024
Venti anni di reclusione per l’omicidio allo Shake bar. È questa la richiesta del pubblico ministero Samuel Amari nei confronti dell’albanese Mikea Zaka, 23 anni, al processo, in corso di svolgimento davanti al gup Antonello Bracaglia Morante. Processo che si celebra con il rito abbreviato. Zaka, secondo la ricostruzione della procura, sulla base delle indagini condotte dalla squadra mobile della questura di Frosinone, il 9 marzo 2024, «mentre si trovava ai tavoli esterni del bar Shake unitamente ad altri quattro amici e conoscenti veniva avvicinato dai fratelli Kasmi, Kasem e Ervin, e Hidraliu, Klevin e Alvider: lo Zaka si alzava per primo e, all’avvio di una colluttazione tra i due gruppi, immediatamente estraeva l’arma ed esplodeva in sequenza almeno sei colpi ad altezza d’uomo, mirando al petto di Ervin Kasmi e poi di Kasem, quindi alle spalle di Klevin e Alvider Hidraliu». Zaka è accusato della ricettazione dell’arma, una pistola 7x65, acquistata per 350 euro e della violazione della legge sulle armi avendo portato la pistola in un luogo pubblico.
Il pm Amari ha rimarcato il fatto che si tratta di un’azione grave, commessa all’interno di un bar, all’ora di punta del sabato, alla presenza anche di tante famiglie. Ha evidenziato che l’accusato girava da quattro mesi armato di pistola e che, nei suoi confronti, non si può applicare la legittima difesa e men che meno un eccesso di legittima difesa a seguito della breve colluttazione che c’è stata prima della sparatoria. Al tempo stesso il pm ha ritenuto concedibili le attenuanti generiche all’imputato, riconoscendogli il fatto di essersi costituito in questura dopo il fatto e di aver reso nell’interrogatorio una confessione. Il pm ha ritenuto esistente il vincolo della continuazione tra l’omicidio e i tre tentati omicidi contestati, per i quali ha chiesto per Zaka 29 anni più un altro anno per aver portato l’arma in un luogo pubblico e la ricettazione della stessa. Dai 30 anni (il massimo) il pm è poi sceso a 20 con lo sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato.
Dopo l’accusa, sono intervenute le parti civili, rappresentate dagli avvocati Martina Stirpe, Martina Iachetta, Tony Ceccarelli, Christian Alviani e Laura Rapuano, che si sono associate alle richieste di condanna chiedendo però al giudice di non concedere le generiche a Zaka. Il primo intervento è stato dell’avvocato Alviani che ha insistito per cambiare l’imputazione con la doppia aggravante dei futili motivi e della premeditazione. Questione che era stata già proposta dalle parti civili nel corso della precedente udienza. L’avvocato Ceccarelli ha sottolineato, dal canto suo, che una sentenza giusta e proporzionata si può avere anche senza le aggravanti.
Per ultimo a concludere l’avvocato Rosario Grieco, parte civile per il Comune di Frosinone, che ha evidenziato il danno di immagine subito dalla città per il grave fatto di cronaca finito all’attenzione di tuti i media nazionali. A Frosinone ci fu anche un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi subito dopo l’omicidio. Per dire no alla violenza fu organizzata anche una manifestazione silenziosa con un corteo che sfilò per via Aldo Moro. Visto il protrarsi dell’udienza, il gup ha rinviato al prossimo 19 marzo la discussione dell’avvocato Giovanni Tedesco per la difesa Zaka e per la sentenza.
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