L'intervista
02.11.2025 - 12:00
La sua fama cresce di giorno in giorno, di pari passo con la sua bravura. Si chiama Kevin Arduini, ha trentadue anni ed è un ballerino professionista, già molto conosciuto e apprezzato in Italia e con esperienze professionali anche all’estero.
In verità sappiamo che non sei il primo della famiglia ad avere confidenza con la musica. Corretto?
«Certamente. Mia madre è un’insegnante di musica e pertanto può ben dirsi che sia una passione ereditaria».
Molti giovanissimi hanno una naturale propensione verso la danza, però poi per affinarla e trasformarla in una professione il percorso non è così agevole…
«Nel mio caso non è mai stato un sacrificio ma ovviamente la scuola è essenziale. Sono entrato all’Accademia Nazionale di Danza di Roma nel 2005 e da quel momento ho realizzato che la mia aspirazione di diventare un ballerino avrebbe potuto trovare conforto».
In un’Accademia di Danza si studiano anche le altre materie?
«Sì, certamente. Si studia la danza e tutto ciò che è utile e propedeutico per questa disciplina, ma non si trascurano le altre materie, perché deve esserci una preparazione completa».
In quali compagnie hai lavorato prima di creare la tua?
«Ho lavorato al “Balletto del Sud”, dove ho avuto l’onore di condividere la scena con Carla Fracci e ancora al Teatro Nazionale di Bratislava, come solista per la Gianni Santucci International dance company, e ho avuto ruoli da primo ballerino e coreografo nella compagnia Astra Roma Ballet di Diana Ferrara, etóile internazionale del Teatro dell’Opera di Roma».
Sei un ballerino classico, ma con le altre forme di danza come ti rapporti?
«La mia base è classica e quando si possiede quella il resto può venire abbastanza semplice. Ho studiato contemporanea e moderna e pertanto qualsiasi ritmo e qualsiasi forma di ballo mi sono in qualche modo familiari».
Chi è il tuo modello: Bolle, Paganini, Nureyev?
«Sono danzatori eccezionali e tutti mi ispirano molto, ma sicuramente Nureyev aveva un fuoco immenso, una forza ed una follia, in cui mi rivedo».
Colui che danza cammina sull’acqua e dentro una fiamma, diceva Federico García Lorca. Tu quale immagine hai più vivida mentre danzi, l’acqua o il fuoco?
«Il fuoco, assolutamente. Mi piace l’idea “metaforica” di poter incendiare la scena, quando danzo».
Ti è mai capitato di avere dei dubbi e di pensare di poterti dedicare ad altre attività?
«Sì, è successo quando avevo 23 anni e, visto che amo molto la natura, in particolare la montagna e gli animali selvatici, stavo meditando di fare qualcosa attinente a questo. Poi però il fuoco della danza e del fare spettacolo si è riacceso e mai più spento, ma appena posso scappo sempre in montagna a fare lunghe camminate ed escursioni».
Come si vince la paura del palcoscenico?
«Quando sali in scena poi tutto viene incanalato in quello che stai facendo e in ciò che devi interpretare, non hai più alcun peso e voli».
Veniamo al 2022, in cui realizzi l’aspirazione di creare una tua compagnia: la Nestor Theater Company...
«È una compagnia formata da giovani professionisti dai 18 ai 30 anni. Ci sono anche parecchi ciociari, taluni vengono da Roma e altri persino dal Nord Italia. In meno di 3 anni abbiamo già prodotto oltre 150 spettacoli in Italia e all’estero».
Di recente, proprio lunedì scorso avete rappresentato al Quirino il vostro ultimo spettacolo sull’imperatore Adriano, con un sold-out e con un grandissimo successo di critica e di pubblico...
«Abbiamo vinto un bando della Regione Lazio e ci tenevamo molto a questo spettacolo che si è svolto il 27 in un teatro che è molto prestigioso. La risposta del pubblico è stata bellissima e voglio ringraziare tutti i miei sodali per questa esibizione».
Quanto è importante la reciproca fiducia nel contesto di una compagnia di danza?
«È fondamentale. Nel mio ruolo di direttore artistico, regista e coreografo, mi trovo a lavorare con giovanissimi, con tante anime molto diverse le une dalle altre. Sono sempre anime che hanno bisogno di fiducia, di essere ascoltate. La fiducia reciproca è fondamentale per raggiungere un obiettivo importante, c’è una responsabilità mia e di chi esegue quello che realizzo. In realtà credo che si realizzi solo insieme qualcosa, pertanto la fiducia è alla base».
Torniamo allo spettacolo sull’imperatore Adriano, che sta avendo grande successo. Cosa ti affascina dell’antica Roma? E se possedessi la macchina del tempo in che epoca ti piacerebbe vivere?
«L’antica Roma mi affascina per la sua straordinaria ingegneria, come dimostrano il Colosseo, il Pantheon e gli acquedotti. Mi sorprende anche la complessa vita sociale, con spettacoli di massa, come le battaglie navali, le lotte dei gladiatori, le grandi terme. La sua eredità architettonica e culturale ha lasciato un’impronta indelebile. Quanto all’epoca storica, personalmente farei un salto nel Rinascimento, che segnò un periodo di straordinaria fioritura e artistica, nonché la transizione dal Medio Evo all’età moderna. E poi soprattutto potrei conoscere e stringere la mano a uno dei miei più grandi idoli: Leonardo Da Vinci. A lui ho anche dedicato uno spettacolo con la mia compagnia».
Veniamo ai progetti. Sappiamo che stai pensando di produrre uno spettacolo su un grande classico della letteratura. Giusto?
«Manteniamo un minimo di riserbo, ma posso anticiparvi che sono stato folgorato sulla via di... Melville. Quale sia il romanzo che ho intenzione di rappresentare lo saprete presto, per ora vi dico soltanto l’autore».
C’è un sogno che insegui in particolare?
«Il mio sogno è quello di continuare a fare più a lungo possibile quello che faccio adesso: coreografo, regista e ballerino. Sono già all’interno di un sogno e non intendo svegliarmi».
Sappiamo che sei molto legato alla Ciociaria, ma quando per lavoro ti capita di viaggiare cosa ti colpisce dei luoghi che visiti?
«Inevitabilmente i teatri e i monumenti, poi devo dirti che sebbene debba rispettare un certo regime alimentare m’intriga assaggiare specialità gastronomiche particolari. Ogni tanto un’eccezione alla regola si può fare».
Hai tempo da dedicare allo sport? Se sì, quale pratichi?
«Faccio quasi ogni tipo di sport. Dal nuoto alla corsa, poi allenamenti a corpo libero, pesi in palestra e quando ho tempo vado in bicicletta. Inoltre adoro fare yoga. Credo fermamente che allenare corpo e mente su più fronti sia assolutamente un fattore complementare per l’atletismo di un ballerino e di una persona di spettacolo».
Di recente hai avuto modo di rispondere alle domande degli studenti ciociari che hanno assistito al vostro spettacolo. Hai ravvisato curiosità e interesse?
«Sì, è stata anche quella un’esperienza molto significativa, perché i ragazzi si sono accostati alla nostra esibizione con la curiosità tipica di quell’età e hanno chiesto tante cose attinenti anche a quel che accade prima di uno spettacolo. Magari tra loro ci sarà qualcuno che sceglierà questa strada».
Il cinema ha dedicato molti film alla danza e al ballo. C’è un attore che più degli altri apprezzi?
«Uscendo dalle proposte cinematografiche attinenti al ballo e dando uno sguardo globale, c’è un attore che per me rappresenta davvero un idolo: è Johnny Deep, perché abbina alle qualità artistiche una personalità incredibile. Lui è fuori dagli schemi, è uno che sogna ad occhi aperti, è uno che rompe gli equilibri. Può essere senz’altro un modello da imitare, sebbene non sia un virtuoso della danza».
Kevin deve tornare alle prove, perché il 3 il suo imperatore Adriano sarà rappresentato al “Vespasiano” di Rieti. Non possiamo che augurargli di proseguire la sua scalata verso un successo che merita per la professionalità, il garbo e la passione che mette sul palcoscenico e nella vita.
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