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Cassino

Divieto di svolgere attività professionali e di avvocatura: disposte due misure cautelari

L’attività investigativa prese avvio, nell'estate del 2023, a seguito di un esposto e alcune segnalazioni di alcuni cittadini della Frazione Sant'Angelo in Theodice

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Divieto di esercitare attività professionali o imprenditoriali e sospensione dall'esercizio di ogni pubblico ufficio o servizio, con esplicito divieto. Per un altro, di svolgere la professione di avvocato per il periodo di durata dell'interdizione determinata in dodici mesi. Sono queste le due misure cautelari che nella giornata di ieri, 4 novembre, il personale della polizia di Stato del commissariato di Cassino, in attuazione di quanto disposto dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Cassino, ha proceduto a dare esecuzione nei confronti di due soggetti. 

Queste misure fanno seguito al sequestro per equivalente disposto dall'autorità giudiziaria ed eseguito il 15 ottobre scorso dal personale del Commissariato di Cassino nei confronti dei due indagati e di una terza persona, nonché nei confronti della società con cui gli stessi gestivano la struttura di accoglienza per minori "Revenge-G.A.M." di Cassino. 

L’attività investigativa prese avvio, nell'estate del 2023, a seguito di un esposto e alcune segnalazioni di alcuni cittadini della Frazione Sant'Angelo in Theodice. Durante l'attività di indagine vennero eseguiti una serie di controlli ed ispezioni della struttura, acquisita documentazione dai diversi Comuni d'Italia che avevano affidato i minori alla "Revenge", videosorveglianza e da ultimo furono effettuati i sequestri di documentazione presso la società e dei telefoni della Rappresentante Legale della ditta che gestiva il centro di accoglienza e di un ragazzo straniero che risultava ivi ospitato.

I diversi controlli espletati permisero di acclarare diverse criticità con la conseguenza iniziale della chiusura della casa famiglia ed il trasferimento dei minori stranieri non accompagnati su indicazione della Procura della Repubblica per i Minori di Roma verso altre strutture. Gli esiti dell'attività investigativa permisero di acclarare diverse condotte penalmente rilevanti, e nello specifico la violazione da parte degli indagati dell'art. 12, comma 5, del D.L.vo 286/98, in quanto in concorso tra loro, la legale rappresentante della società, che gestiva la struttura di accoglienza per minori "Revenge - Gruppo appartamenti per minori", l'Assistente Sociale Responsabile della struttura e l'Avvocato, consulente legale della società e della titolare, favorirono la permanenza irregolare nel territorio dello Stato di un cittadino tunisino, che aveva fatto ingresso in Italia quale minore non accompagnato ed invece era maggiorenne, conseguendo indebitamente le erogazioni concesse dal Comune di Formia per la ospitalità del cittadino tunisino nella struttura per un importo complessivo pari a euro 17.462,51.

Inoltre, si riscontrò la mancata presenza continuativa in struttura della figura del responsabile della struttura, dell'educatore professionale, dello psicologo, oltre che alla assenza di un piano personalizzato educativo-assistenziale, contrariamente agli obblighi assunti dalla società in conformità alle prescrizioni di cui alla Carta dei Servizi trasmessa agli Enti Locali, commettendo frode nell'adempimento degli obblighi relativi alla assistenza e alla accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, collocati presso la struttura citata su richiesta avanzata da parte dei Comuni di Cassino, Piano Romano, Formia, Frosinone, Mantova, Piacenza, Ravenna, Soave e Ventimiglia.

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