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Cassino

Stellantis, le linee tornano a fermarsi

Stop per montaggio, lastratura e verniciatura da oggi fino al 3 ottobre compreso. Mirko Marsella della Fim Cisl: «Più passa il tempo e più la situazione diventa drammatica»

Stellantis, le linee tornano a fermarsi

La linea di montaggio interna al plant pedemontano

Non sono bastati i 74 giorni di fermo su 70 effettivi di lavoro in fabbrica, un paradosso che fotografa con crudezza la situazione di profonda crisi. Ora, alla già complessa condizione del polo produttivo, si aggiunge una nuova battuta d’arresto: Stellantis ha annunciato un’ulteriore sospensione delle attività. Con una comunicazione giunta ieri, l’azienda ha reso noto lo stop alle linee di montaggio, lastratura e verniciatura, previsto da oggi fino a venerdì 3 ottobre compreso. Per i reparti di lastratura e verniciatura, si specifica, potrebbe essere comandato un numero minimo di addetti necessari alla ripartenza degli impianti.

Una nuova settimana di “vacanze forzate” per i lavoratori, che si traduce in buste paga alleggerite e una ricaduta sempre più pesante sull’indotto e sull’economia del territorio. La mancanza cronica di ordini fa sentire i propri effetti non solo dentro i cancelli dello stabilimento, ma anche nelle piccole e medie imprese che gravitano intorno al colosso dell’automotive, già alle prese con una congiuntura sfavorevole. Mentre cresce la preoccupazione tra i sindacati e le famiglie degli operai, si fa sempre più urgente un confronto serio sul futuro dello stabilimento e sulle reali strategie industriali del gruppo in Italia.

«Siamo alle solite, più passa il tempo e più la situazione diventa drammatica - dice Mirko Marsella segretario provinciale Fim Cisl - per lo stabilimento, per l’indotto, per l’economia del territorio. La situazione, chiaramente, non è destinata a migliorare anzi molto probabilmente si continuerà con questo trend, con ammortizzatori sociali se non addirittura con fermate ancora più lunghe. Situazione drammatica da diversi anni e con sempre meno lavoratori. Siamo molto preoccupati per il futuro perché, ad oggi, l’altra drammaticità è quella di non conoscere il destino produttivo dello stabilimento, se ci saranno modelli nuovi sul sito di Piedimonte ed è per questo che ormai da tempo chiediamo all’amministratore delegato di conoscere qual è il futuro e se c’è un futuro produttivo su questo territorio. Ormai siamo arrivati a toccare il fondo e, quindi, è urgente che la multinazionale ci dica quali sono le prospettive. L’unico intervento che può chiarire tutto è quello dell’Ad che ha la responsabilità nei confronti dei lavoratori e del territorio. Ci vuole un intervento forte anche del governo perché ormai la situazione sta precipitando».

Anche Gennaro D’Avino, segretario provinciale Uilm è chiaro: «Siamo davanti all’ennesimo fermo produttivo nello stabilimento di Cassino, annunciato da Stellantis con una leggerezza disarmante.
Da oggi al 3 ottobre, migliaia di lavoratrici e lavoratori saranno costretti ancora una volta alla cassa integrazione, alla solidarietà e alla decurtazione del salario, mentre l’azienda continua a non fornire un piano chiaro per il futuro.
Abbiamo già chiesto l’apertura di un confronto vero con l’amministratore delegato di Stellantis.
Il futuro dello stabilimento, dell’indotto e dei lavoratori deve tornare al centro delle priorità».

Andrea Di Traglia, segretario Fiom Cgil Frosinone-Latina, non nasconde la propria amarezza: «Purtroppo ci troviamo di fronte a quella che è ormai diventata una triste consuetudine. Le fermate produttive a Cassino sono diventate la norma, e questo è il sintomo di un fallimento: un fallimento nazionale e territoriale». Secondo Di Traglia, Stellantis continua a perdere terreno: «Il gruppo si fa concorrenza da solo, se pensiamo all’accordo commerciale con Leap Motor e i suoi prezzi concorrenziali sul mercato dell’auto, e il risultato è sotto gli occhi di tutti». Il segretario Fiom entra nel merito della questione eco-incentivi, evidenziandone i limiti: «Gli incentivi alla rottamazione previsti per le auto Euro 5 offrono uno sconto legato all’Isee, ma solo per vetture il cui prezzo non superi i 45.000 euro. E allora, ci chiediamo: quale contributo possono dare questi bonus a uno stabilimento come Cassino, che produce modelli premium? Nessuno. Non si venderà neanche un’auto in più». Infine, Di Traglia rilancia l’allarme sul piano territoriale: «Quali sono le politiche industriali per questa area? E quali le garanzie per l’indotto? Senza una visione, il rischio è che i finanziamenti pubblici si traducano solo in sussidi a pioggia, senza prospettive reali per restare nel settore. Come Fiom, insieme alla Cgil, chiediamo un confronto vero con le istituzioni, sia a livello regionale che nazionale, per capire se c’è una direzione chiara, e soprattutto se esiste una soluzione concreta in grado di offrire garanzie al territorio e ai lavoratori. È prevista infatti nei prossimi giorni un’ iniziativa territoriale insieme alla Cgil che vuole parlare proprio di queste tematiche e delle politiche industriali territoriali nella ormai complessa crisi del settore che si è allargata fino a diventare una crisi sistemica».

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