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Il treno dei desideri

Alta velocità, sogni e passerelle

L’ottimismo si scontra con l’enormità dei tempi che servirebbero e l’assenza di uno studio di fattibilità. La mancanza degli esponenti di FdI all’incontro al ministero è in linea con il pragmatismo della premier

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Un rendering della Stazione dell’Alta Velocità che era stata ipotizzata in un’area compresa tra Ferentino, Supino, Morolo e Sgurgola

La questione della Tav, che per merito del pragmatico e propositivo Enrico Coppotelli della Cisl è tornata negli ultimi mesi al centro della nostra provincia e della Regione, è molto più complessa e insidiosa di come la politica e certi nostri imprenditori tentano di veicolarla. Innanzitutto non si tratta, facendo tutte le debite proporzioni, di riprendere un progetto “appaltabile” e dargli esecuzione, come lasciano sottendere certi avventurosi comunicati che sono piovuti in redazione a mo’ di temporale di fine estate. Come non bastassero le bombe d’acqua sempre più frequenti… Qui, come in un eterno gioco dell’oca con le caselle tutte ben posizionate nella nostra bistrattata Ciociaria, si (ri)parte da zero verso un “sogno” le cui fattezze, se tutto va bene, potranno apprezzarle i nostri nipoti non prima del 2038/2040. È vero che mai si comincia mai si potrà arrivare alla fine, ma sono tante altre le esigenze e le priorità per fare in modo che per quella data lo spopolamento in atto, la denatalità e la fuga dei giovani non abbiano trasformato questa provincia in un rifugio per anziani senza un apprezzabile modello di sviluppo.

Non è il tempo di esultare
Non siamo tra quelli che esultano e si strappano i capelli per la bella riunione di martedì scorso e per i successivi comunicati stampa. Chi conosce bene le questioni dei trasporti sa che nessun tracciato per l’alta velocità può avere un numero infinito di stazioni intermedie tra i grandi centri urbani che il collegamento deve servire e dal quale deve raccogliere traffico e utenti (soddisfatti). Tra l’altro negli ultimi anni, a causa dell’aumento del numero dei treni, i tempi di percorrenza, ad esempio sulla Roma-Milano, non sono più andati verso le due ore e mezzo di cui si parlava quattro o cinque anni fa ma sono sempre più frequenti i ritardi per via del traffico e di un sistema strutturale che comincia a scricchiolare. Ogni stazione in più determina un allungamento di almeno 15/20 minuti del tempo di percorrenza di ogni treno in transito e sarà questo l’ostacolo più difficile da superare quando conti alla mano FS dovrà bilanciare costi/benefici di un’operazione che va a impattare sul valore della rete in uno scenario dove stanno per affacciarsi anche operatori di altri Paesi e dove i conti si faranno soprattutto sulla rapidità nella percorrenza, sul confort dei passeggeri e sulla soddisfazione rispetto ad altri mezzi, aerei in primis.

Fratelli… assenti e perplessi
Detto questo, un’altra riflessione sulle riunioni passerella di questi mesi, bisogna pur farla. Non depone a favore della sicurezza esternata da Francesco Rocca l’assenza quasi scientifica di Fratelli d’Italia. E questo non perché il partito di Giorgia Meloni non voglia l’importante infrastruttura a Frosinone. Tutt’altro. Ma lo stile della premier, che è solita parlare quando è sicura di portare a termine un progetto, cozza contro l’esibizione di questo ottimismo che al momento è del tutto ingiustificato. Potevano starci, alla riunione di ieri, anche il sottosegretario Antonio Iannone, o gli assessori della Regione, al Bilancio, Giancarlo Righini, e allo Sviluppo Economico, Roberta Angelilli, o i parlamentari e i consiglieri regionali del territorio. Non sono stati invitati? Si sono tenuti alla larga da un “dossier” che merita ben altri approfondimenti?    

Il ruolo di Rocca
Da informazioni in nostro possesso, l’ipotesi che la Tav di Frosinone entri di botto nelle priorità di RFI è praticamente impossibile. Nonostante una volontà politica da parte del governo e tutto sommato bipartisan. In realtà se Rocca volesse veramente imporre una svolta a tutta la questione, dovrebbe, insieme al suo sempre più impalpabile assessore ai Trasporti Fabrizio Ghera (l’unico di Fratelli d’Italia presente alla riunione), farsi promotore di una svolta epocale. Quella di programmare insieme ad AdR lo spostamento dello scalo di Ciampino a Frosinone per farne il secondo aeroporto della capitale. Allora sì che la Tav e l’aeroporto potrebbero (nell’ambito di una gestione commissariale tipo “ponte di Genova”) diventare quell’operazione straordinaria capace, forse, di avere quel respiro economico-finanziario in grado di favorire investimenti e di reggersi “economicamente” all’interno di un business-plan fortemente attrattivo.

Il rischio... poltronificio
Tornando alla riunione di martedì c’era, immancabile, Gianfranco Battisti. Seduto al posto n. 23 con la qualifica di consulente della Regione. Colui che, all’epoca in cui era “al servizio” di Danilo Toninelli, come ad di Ferrovie confezionò la colossale illusione del progetto pronto per partire della Tav. Anche se la Regione si è guardata bene dal citarlo nei comunicati, il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ha sottolineato la sua presenza alla riunione in qualità di consulente della giunta Rocca. Un “ritorno sul luogo del delitto” per il quale intanto sarebbe utile conoscere il costo per le casse della Regione (ma vogliamo credere allo spirito di servizio). Un “deja-vù” che fa aumentare il rischio che tutto questo entusiastico “battage” pro Tav serva a produrre il solito poltronificio di cui nessuno sente il bisogno.

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