Colleferro
06.08.2025 - 12:15
Gli inquirenti non hanno dubbi: sono loro ad aver ceduto la dose mortale di crack alla trentottenne morta per overdose lo scorso 5 febbraio. Un’indagine lunga e minuziosa, coordinata dalla procura di Velletri ed eseguita dai carabinieri della compagnia di Colleferro, che alle prime luci dell’alba hanno fatto scattare il blitz dando esecuzione all’ordinanza di carcerazione, emessa dal gip del tribunale di Velletri su richiesta della procura, a carico di un trentasettenne detenuto nel carcere di Rebibbia, di una donna di 32 anni attualmente agli arresti domiciliari nel quartiere di Tor Vergata e di un uomo di 43 anni di Tor Bella Monaca. Sono tutti accusati a vario titolo di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e favoreggiamento personale.
Il provvedimento è scaturito da una dettagliata attività investigativa iniziata nel febbraio 2025 dopo la morte per overdose della trentottenne colleferrina. L’indagine dei carabinieri ha consentito di ricostruire nei dettagli quanto avvenuto nell’abitazione dove la donna è deceduta e di identificare il quarantatreenne e il tentasettenne come gli autori della cessione delle dosi di crack risultate letali.
Attraverso l’analisi dei tabulati telefonici gi inquirenti hanno accertato che la sera del 4 febbraio scorso era presente a Colleferro il romano di 43 anni in un orario compatibile con la cessione delle dosi di crack, almeno 3 grammi. La donna, dopo aver assunto la droga, nelle prime ore del mattino successivo, il 5 febbraio, è morta. L’inchiesta ha confermato l’esistenza di un sodalizio criminale composto da una coppia, il trentasettenne e la trentaduenne, entrambi di etnia sinti, accusati di gestire un traffico di stupefacenti da Tor Bella Monaca fino ai comuni di Colleferro, San Cesareo, Frascati, Gallicano nel Lazio, Poli e nei quartieri romani di Giardinetti e Settecamini, mediante consegne a domicilio eseguite dal quarantatreenne, come nel caso della cessione alla donna morta. Durante le indagini sono state sequestrate diverse dosi di crack; è emerso inoltre che il quarantatreenne ha aiutato il trentasettenne a sottrarsi a un ordine di cattura, fornendogli rifugio in un immobile di Roma dove poi è stato rintracciato dai carabinieri il 6 marzo e portato nel carcere di Rebibbia
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