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Cassino

Omicidio di Yirel. Chiesto un maxi risarcimento

L’avvocato di parte civile ha presentato istanza per 400.000 euro per i figli e la madre oltre alle provvisionali

Omicidio di Yirel. Chiesto un maxi risarcimento

Delitto di via Pascoli, oltre alla richiesta di pena da parte del pm per Sandro Di Carlo, l’operaio accusato della morte di Yirel Peña Santana, nell’udienza di lunedì sono state depositate anche le richieste risarcitorie per la famiglia della vittima. Richieste avanzate ovviamente dalla difesa di parte civile, ben rappresentata dall’avvocato Marco Rossini che, insieme alla collega Licia D’Amico - per l’associazione antiviolenza “Insieme per Marianna” - hanno preso la parola dopo la requisitoria del pm. Lunedì mattina, dopo aver escusso il dottor Nicolucci in relazione ai nuovi esami eseguiti, il pm ha portato in aula una ricostruzione puntuale partendo dall’analisi degli indizi, per poi procedere con la ricostruzione della presunta dinamica e soffermarsi infine sulla capacità di intendere e volere dell’operaio, che si è sempre detto innocente. Attenuanti generiche (soprattutto per la scelta della difesa dell’imputato rappresentata dagli avvocati Sandro e Vittorio Salera e Alfredo Germani) ritenute equivalenti alle aggravanti: per questo la richiesta di pena è stata pari a 24 anni di reclusione.

L’avvocato Rossini, rilanciando la ricostruzione condivisa con il pm, ha acceso i riflettori sull’impronta insanguinata isolata dalla Scientifica sul muro, che presenta 23 punti di contatto con quella di Di Carlo (17 quelli valutati come sufficienti in giurisprudenza); sugli indizi oggetto dell’indagine (chiamate, spostamenti, oggetti della vittima) ma anche sull’alibi fornito al gip. Di Carlo ha sin da subito detto di aver sì incontrato la trentaquattrenne dominicana ma di aver lasciato l’appartamento senza problemi. E di essere tornato indietro, dopo essersi reso conto di aver dimenticato il cellulare. Quindi la terribile scoperta: la giovane in fin di vita in una pozza di sangue. Avrebbe provato a rianimarla (elemento che spiegherebbe l’impronta e le orme a terra) ma inutilmente. Poi si sarebbe dileguato. Per la difesa di parte civile, così come per il pm, il tempo intercorso tra il momento in cui l’imputato lascia l’appartamento e quello in cui torna indietro per recuperare il cellulare sarebbe stato troppo breve affinché qualcuno possa essere entrato, aver picchiato e ucciso Yirel ed essersi dileguato: una sequenza che dovrebbe essere “ristretta” in 5-10 minuti. E anche per la difesa della famiglia della vittima, il materiale trovato sotto alle unghie della donna sarebbe un indizio fondamentale.

Sulla capacità di intendere e volere, poi, la difesa di parte civile ha analizzato le perizie portate in aula che avrebbero sì evidenziato un disturbo borderline, ma senza che lo stesso avesse azzerato la capacità di intendere e volere. Come valutato pure dal gip, sostiene la difesa, il suo comportamento sarebbe stato lineare: Di Carlo si sarebbe premurato di ripulirsi le scarpe per non lasciare tracce nel palazzo, si sarebbe presentato poi al lavoro e dalla sua fidanzata a Roma, avrebbe mostrato un atteggiamento ostile e provocatorio al momento dell’arresto. Un’analisi che ovviamente è diametralmente opposta rispetto a quanto sostenuto dalla difesa dell’imputato (rappresentata dagli avvocati Salera e Germani) che prenderà la parola il 2 luglio.
«Pienamente capace di intendere e volere al momento del fatto e consapevole - dettaglia l’avvocato Marco Rossini in aula - Né vi sarebbe stato pentimento ad esempio in carcere, come avvenuto in altri casi».

Poi, dopo essersi associato al pm, ha chiesto il risarcimento dei danni per la mamma e i figli di Yirelis: 400.000 euro per ognuno dei tre figli, 370.000 euro per la madre e sempre per lei una provvisionale da 60.000 euro. Oltre a una provvisionale da 80.000 per ogni figlio. A prendere la parola, infine, è stato l’avvocato Licia D’Amico dell’associazione antiviolenza “Insieme per Marianna”, che si è soffermata sull’importanza della funzione dell’associazione dentro e fuori dall’aula di giustizia. E che, prendendo in riferimento la sentenza Raso, ha puntellato il suo intervento su aspetti tecnici e legali.

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