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Cassino

Fuoriuscite, c'è il preaccordo

Sono 250 i lavoratori al centro dell’intesa preliminare dei sindacati, eccetto la Fiom, per l’esodo incentivato. Intanto ieri problemi in due reparti per le temperature elevate, la fabbrica dichiara il “senza lavoro”

Stellantis, stipendi bassi. Serve l’integrazione al reddito

Ammonta a 250 il numero di operai finiti dritti nel preaccordo sulle fuoriuscite incentivare su base volontaria. Altri 250 operai della fabbrica pedemontana che potrebbero decidere di accettare gli incentivi all’esodo e salutare per sempre quei cancelli. L’ipotesi di un ulteriore ridimensionamento, come stava accadendo già in altre fabbriche del gruppo, si è palesato anche in terra ciociara nonostante manchi ancora il “timbro” finale, la riunione definitiva della prossima settimana che andrà a cristallizzare (o ridefinire) quando intavolato nel summit del giorno 10 tra azienda e organizzazioni sindacali (Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Acq). Presente anche la Fiom che, tuttavia non ha sottoscritto l’accordo che prevede, appunto, 250 fuoriuscite incentivate entro il 30 settembre con le stesse modalità degli altri accordi: in base agli anni che precedono la pensione e alle fasce d’età.
Pre-intesa firmata nel giorno del rientro degli operai dopo un lungo stop partito venerdì 30 maggio e culminato il 9 giugno compreso. Meno di un migliaio gli operai che dal post Covid hanno lasciato le linee di montaggio su base volontaria. Uno “spopolamento” della fabbrica che ha portato a contare all’incirca 2.500 lavoratori, numeri destinati a scendere ancora così come si temono ulteriori fermi produttivi in vista dell’estate. Lo scorso anno si raggiunse il record dei record con una cinquantina di giornate di linee silenziose tra stop e ferie.

Sono lontani i periodi d’oro come quello incarnato dall’anno 2017 che ha cristallizzato 135.263 vetture annue contro le 26.850 del 2024, un “miracolo economico” tutto cassinate che resta solo impresso nell’album dei ricordi. Oggi la produzione giornaliera, quando si lavora, si ferma 180 unità. E intanto la Fiom Frosinone-Latina, sugli esodi collettivi, attacca: «Nessuna proiezione futura, nessuna garanzia occupazionale. Per queste motivazioni la Fiom non ha sottoscritto l’accordo sulle uscite».
Si parla di uno stabilimento che ha lavorato 48 giornate su 98 e «l’effetto sulle lavoratrici e lavoratori è ormai sotto gli occhi di tutti, dell’intero territorio che man mano va verso la desertificazione. Non bastano gli annunci e nemmeno la nomina del nuovo amministratore delegato ad invertire una tendenza che sembra ormai la linea guida definitiva di Stellantis. Svuotare gli stabilimenti.

È necessario che il nuovo amministratore delegato Filosa intervenga e si confronti con le rappresentanze delle lavoratrici e dei lavoratori, e che dia delle risposte concrete ad un piano industriale evanescente e fatto solo di promesse. Non c’è proiezione né tendenza occupazionale futura in uno scenario a dir poco a tinte fosche. Il tanto acclamato elettrico non solo non si sente, ma non si vede nemmeno arrivare e con la sua mancanza si rischia di paralizzare completamente il tessuto economico e sociale di un territorio che in gran parte dipende dal settore automotive. Urge un tavolo a palazzo Chigi per affrontate in maniera sistemica e definitiva il problema di Stellantis e del settore dell’automotive in Italia».

Ma non è tutto. Ieri prima i lavoratori del fabbricato 11 (reparto plastica) poi quelli del montaggio si sono messi in astensione dal lavoro a causa delle temperature elevate e della mancata attivazione del sistema di raffrescamento.
Alle 12.15 Stellantis ha dichiarato il senza lavoro e i cancelli si sono chiusi alle spalle degli operai.
«Si è verificato - ha detto Gennaro D’Avino, segretario provinciale Uilm - ciò che si verifica tutti gli anni a inizio della stagione estiva. C’è stata una astensione dal lavoro perché non c’erano le condizioni psicofisiche per lavorare in sicurezza perché l’impianto di raffrescamento era spento. Le rsa di stabilimento e la rls hanno più volte richiamato la dirigenza dello stabilimento a intervenire sulla questione legata alla salute e alla sicurezza ma non c’è stata una presa di posizione dell’azienda che poteva diminuire il rischio.

Al contrario, invece di accendere l’impianto ha pensato di mandare a casa i lavoratori. Si continua a tagliare sui costi, anche quelli relativi alla salute». Ora l’azione: «Le rsa hanno firmato un documento consegnato all’azienda, la procedura di raffreddamento, quale passaggio obbligatorio in cui prima di dichiarare lo sciopero bisogna avere interlocuzione con l’azienda. Pertanto nella giornata di oggi con molta probabilità ci sarà un incontro tra le parti». E nel pomeriggio di ieri l’ulteriore comunicazione di una fermata produttiva per oggi per mancanza di materiale per montaggio e collegati.

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