Cerca

Banca popolare del Frusinate

Manzi, Perrone e Miccoli nel Cda

Netta affermazione della lista proposta dalla governance di piazzale De Matthaeis. La metà dei voti per la compagine di Battisti. Solo 153 preferenze per quella di Crescenzi

Manzi, Perrone e Miccoli nel Cda

Un risultato superiore alle attese quello che ieri, quando erano da poco passate le 14, ha decretato la vittoria della Lista N. 1 (quella presentata dal Cda) nelle elezioni per il rinnovo di tre componenti del Consiglio di amministrazione della Banca popolare del Frusinate. Una partita che i numeri dicono non esserci stata visto che la compagine vincitrice (596 voti) ha quasi doppiato la Lista N. 2, quella che si era raccolta intorno all'ex amministratore delegato di Trenitalia, Gianfranco Battisti e che ha raccolto 305 voti. Solo 153 voti per la Lista N. 3 che faceva capo all'imprenditore del caffè Massimo Crescenzi.
Una scelta nel segno della continuità che ha visto la base sociale premiare i risultati di bilancio del 2024 (approvato quasi all'unanimità con un solo astenuto) e che ha dato piena fiducia all'attuale governance guidata dal presidente
Carlo Salvatori e dal direttore generale Domenico Astolfi. I nuovi consiglieri sono l'ex direttrice della filiale di Frosinone (ora in pensione), Marisa Manzi, l'imprenditore titolare della Teknoprogetti, l'ingegner Paolo Perrone, e l'ex bancario Unicredit, ora presidente del Cda della Alfa Tubi, Franco Miccoli.

Difficile come succede in questi casi fare l'elenco di chi vince e di chi perde. Vince sicuramente tutta una serie di ambienti (tra questi, ad esempio quello che fa capo a Confimprese di Guido D'Amico che ha sostenuto con convinzione la candidatura dell'ingegner Paolo Perrone) che avevano puntato sulla continuità e che sono stati sempre piuttosto lontani da tesi colpevoliste rispetto agli eventi del gennaio 2024. In questo senso durante uno dei suoi interventi Carlo
Salvatori ha tenuto, senza nascondersi, a ribadire la correttezza delle procedure seguite dalla banca nei rapporti con gli imprenditori indagati nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Frosinone che provocò un vero e proprio tsunami nell'istituto di piazzale De Matthaeis. Perdono coloro i quali si erano in qualche modo fatti sedurre dall'idea Gianfranco Battisti (il manager fiugggino) con l'intento di portarlo poi alla successione di Carlo Salvatori alla presidenza. Perdono i ribelli di Massimo Crescenzi che hanno usato argomentazioni poco convincenti per ribaltare il tavolo e tentare un nuovo percorso per la banca. Ora bisognerà stabilire quale sarà il futuro dell'istituto di Frosinone. Le idee di Salvatori, banchiere di lungo corso, probabilmente risentono un po' troppo della sua formazione europeista e globalizzante. Ieri è tornato, senza molti giri di parole, sull'offerta di Banca Desio, che ha riferito di non aver neppure portato in Cda, soffermandosi sui problemi "dimensionali" dell'istituto. 

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione