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La vicenda

Aggredita pure durante la gravidanza. Rischia l’aborto

Una giovane di Supino ha trovato la forza di denunciare l’uomo un mese fa raccontando gli episodi di violenza. Per un trentaquattrenne albanese domiciliato a Ferentino è scattato il divieto di avvicinamento alla vittima

carabinieri

È riuscita a trovare il coraggio di denunciarlo e raccontare ai carabinieri l’incubo vissuto per diverso tempo. Un incubo proseguito, stando alle accuse, anche quando era incinta, tanto che ha rischiato di abortire. I maltrattamenti, le minacce, i pedinamenti, sarebbero proseguito pure quando la loro relazione è finita. E così, dopo un altro episodio di violenza, a marzo scorso ha presentato denuncia ai militari. Vittima una venticinquenne di Supino. I carabinieri della hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, con applicazione del braccialetto elettronico, emessa su richiesta della Procura della Repubblica di Frosinone, dall’ufficio del gip, nei confronti di un albanese trentaquattrenne domiciliato a Ferentino. L’uomo è gravemente indiziato del reato di atti persecutori. Lunedì prossimo sarà interrogato. Per la sua difesa si è rivolto all’avvocato Antonio Ceccani.

I fatti
Il provvedimento scaturisce, come detto, da una denuncia presentata a metà dello scorso mese di marzo da una donna di 25 anni domiciliata a Supino, la quale riferiva ai carabinieri una serie di comportamenti violenti, da parte del suo ex convivente, un operaio trentaquattrenne. In più occasioni lo stesso avrebbe usato, già a partire da alcuni addietro, violenza psicologica e fisica nei confronti della giovane, sminuendola, controllandole i messaggi sul cellulare e prendendola a schiaffi. In una occasione, sempre stando alle accuse, l’ha anche fatta cadere mentre era incinta, costringendola a cinque giorni di ricovero all’ospedale “Fabrizio Spaziani” di Frosinone a causa di un pericolo di aborto. Dal novembre 2024, con la fine della loro relazione sentimentale, l’indagato ha posto in essere reiterati atti persecutori, consistenti principalmente nel cercarla ripetutamente al telefono in orari diuturni, oltre a minacce varie. Andava a cercarla sotto casa o sul luogo di lavoro; controllandola, picchiandola e denigrandola anche in presenza della figlia minore. Ora non potrà più avvicinarsi alla venticinquenne.

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