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Cassino

Bomba piazzata per intimidire. Torna la paura

Un ordigno rudimentale lanciato sul balcone di un appartamento in zona Malfa: danni e feriti. L’episodio richiama alla mente i tre precedenti del 2024: non si escludono connessioni. Si indaga

Bomba piazzata per intimidire. Torna la paura

L'ordigno esploso in via Garigliano a Cassino

Sono entrati nel cuore della notte nella piccola “fortezza” dei palazzoni popolari di via Garigliano. In quella zona residenziale dove vieni controllato a vista dai balconi che si affacciano sulla corte interna, appena imbocchi l’ingresso dell’area. Hanno raggiunto il balcone della camera da letto dei destinatari della grossa bomba carta fabbricata per fare danni - e lasciare il segno - e sono fuggiti. Intorno all’una dell’altra notte un ordigno rudimentale è stato fatto esplodere in zona Malfa, dove tutti sanno sempre chi viene e chi va. Ma che a quell’ora erano a letto e non hanno visto niente.

La deflagrazione, fortissima, ha provocato la rottura dei vetri del balcone di un appartamento interno, non uno a bordo strada, raggiungibile da un vialetto che congiunge le strutture abitative. Le schegge hanno ferito in modo serio il cane della famiglia alla quale la bomba era destinata, ma anche gli occupanti dell’appartamento: la madre e i due figli. Per fortuna in modo lieve.
Un boato avvertito in tutta la città, con messaggi sui social quasi in tempo reale. Impossibile non pensare ai tre episodi registrati sempre a Cassino a maggio scorso: tre ordigni rudimentali fatti esplodere in zona Colosseo, in via XX Settembre e in via Di Biasio - piazzati sotto a un’auto di grossa cilindrata, sul davanzale di una finestra e in una pizzeria chiusa - per lanciare un messaggio ben preciso. Per i primi due episodi la polizia ha chiuso il cerchio, con l’esecuzione anche di misure cautelari.

La ricostruzione
L’ordigno piazzato l’altra notte era di dimensioni importanti e il livello si è alzato. Immediato l’arrivo sul posto dei vigili del fuoco di Cassino, che hanno provveduto a mettere in sicurezza l’area e a transennare la parte dell’edificio interessata dall’esplosione per escludere danni strutturali importanti. Insieme a loro, gli agenti della Squadra di Polizia giudiziaria del Commissariato di Cassino, guidato dal vice questore Flavio Genovesi, che hanno atteso le prime necessarie operazioni dei vigili del fuoco per iniziare i rilievi. Allertata anche un’ambulanza: la proprietaria dell’appartamento e i figli (che hanno riportato ferite lievi dovute all’esplosione di vetri e calcinacci) non erano gravi. E hanno rifiutato il trasferimento in ospedale. Le attività sono andate avanti per ore, tra residenti scesi in pigiama per capire cosa fosse accaduto e inquirenti al lavoro. Una situazione da non sottovalutare: episodi così gravi - all’interno di un complesso popolare, densamente abitato - nel Lazio si registrano a Ostia e ad Aprilia, dove il tasso di criminalità viene considerato alto e di spessore. Un paragone che fa riflettere.

Le ipotesi
Chi ha agito doveva sapere che il balcone al primo piano preso di mira non fosse di pertinenza del vano cucina, bensì della stanza da letto dove i proprietari stavano riposando. Un dettaglio di non poco conto nelle mani degli inquirenti, perché in grado di indicare due elementi chiave: l’autore (o gli autori) dell’attentato conosceva bene abitudini ed elementi privati dei destinatari dell’ordigno; aveva il “lasciapassare” dei residenti - molto attenti agli estranei - e doveva avere una motivazione valida per correre il rischio di essere fermato. Un movente personale, qualcosa di irrisolto con le vittime dell’atto intimidatorio, o un debito. Comunque un conto in sospeso importante, tanto da dover alzare il tiro. Non è possibile, al momento, neppure escludere una futura possibile contromossa che possa pareggiare gli “sgarri”. Così come avvenuto nei primi tre attentati registrati a Cassino a maggio scorso, e dai quali non si può neppure prendere le distanze. Non vi sono elementi, adesso, per stabilire se tra i precedenti e quello registrato lunedì notte vi siano connessioni per moventi, attori o persone coinvolte. Saranno le indagini degli uomini del Commissariato guidato dal dottor Flavio Genovesi a mettere insieme ogni indizio, ogni elemento utile a creare un contesto in cui inserire il gesto fatto per intimidire. Da una prima ipotesi, l’ordigno rudimentale potrebbe essere molto più grande e pericoloso dei precedenti: i frammenti recuperati forniranno agli agenti informazioni necessarie a chiarire anche questo aspetto. Intanto, per poter ricostruire i movimenti di auto e persone prima della deflagrazione, sarà necessaria l’analisi delle immagini della videosorveglianza cittadina e delle attività pubbliche.

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