Spazio satira
Frosinone
29.03.2025 - 09:00
La manifestazione di ieri a piazzale Vittorio Veneto FOTO MASSIMO SCACCIA
Il settore metalmeccanico italiano si è fermato per l’ennesima volta. Una percentuale impressionante, superiore all’88%, di lavoratrici e lavoratori ha aderito allo sciopero di otto ore indetto dai sindacati Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil. La mobilitazione, accompagnata da presidi e cortei in tutta Italia, ha visto un momento simbolico nel presidio nei pressi della Prefettura di Frosinone a piazzale Vittorio Veneto, dove i metalmeccanici hanno alzato la voce per chiedere la riapertura del tavolo di trattativa con Federmeccanica e Assistal, le associazioni datoriali che rappresentano le imprese del comparto industriale.
Questo è il terzo sciopero dall’interruzione del dialogo, avvenuta lo scorso 12 novembre 2024, quando, dopo otto incontri iniziati a maggio, le parti non sono riuscite a trovare un’intesa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), scaduto a giugno 2024. Un contratto che riguarda circa 1,5 milioni di lavoratori, un pilastro dell’economia italiana che produce l’8% del PIL e rappresenta il 50% dell’export nazionale. La rottura è arrivata quando Federmeccanica e Assistal hanno presentato una “contropiattaforma” giudicata inaccettabile dai sindacati, che invece chiedono di negoziare sulla base della loro proposta, approvata a larghissima maggioranza dai lavoratori.
La piattaforma sindacale presentata a Federmeccanica e Assistal contiene undici punti chiave, pensati per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di una categoria che si sente sempre più sotto pressione. Tra le richieste principali spicca un aumento salariale di 280 euro sui minimi tabellari per il triennio 2024-2027, un incremento ritenuto necessario per recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione e per garantire una retribuzione dignitosa. Le associazioni datoriali, però, hanno proposto un adeguamento legato solo all’indice IPCA (inflazione al netto dei beni energetici importati), stimato in 173 euro lordi per il periodo 2025-2028, senza aumenti reali certi.
Non si tratta solo di salario. I sindacati chiedono anche un potenziamento del welfare, con misure come l’aumento dei flexible benefit e una copertura assicurativa per la non autosufficienza.
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