Spazio satira
Cassino
17.03.2025 - 09:10
«Quattro mesi di silenzi che seppelliscono le relazioni industriali che in passato avevano consentito di superare situazioni difficili per la categoria e di introdurre anche importanti novità» con queste parole il segretario generale Fim Cisl Ferdinando Uliano aveva riassunto nei giorni scorsi le ragioni dello sciopero nazionale, a cui aderirà anche Cassino, il prossimo 28 marzo. Prima, però - nella giornata di venerdì - avranno luogo le assemblee unitarie dei delegati, di preparazione allo sciopero nazionale, per chiedere la ripresa della trattativa con Federmeccanica e Assistal per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici. Il tavolo è fermo da novembre e il contratto, scaduto a fine giugno 2024, riguarda circa 1,5 milioni di lavoratori.
«Un atteggiamento inaccettabile e irresponsabile - sottolinea il leader Fim, Uliano - per questo abbiamo avviato una stagione di mobilitazione e abbiamo organizzato per venerdì tre assemblee sindacali a Vicenza, Firenze e Napoli alla presenza dei segretari generali Fim, Fiom e Uil e proclamato lo sciopero di 8 ore il 28 marzo».
«Si tratta del terzo sciopero che facciamo per quanto riguarda il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici - ha dichiarato Mirko Marsella, segretario provinciale Fim Cisl - con i presidi anche fuori dalle aziende. Oggi ci sarà un incontro per pianificare e tracciare la modalità dello svolgimento dello sciopero. Le aziende del territorio che applicano il contratto Federmeccanica-Assistal, per il quale stiamo cercando di riaprire una trattativa, sono certamente pronte».
Due battaglie importanti
La battaglia, però, va avanti su due piani: quello legato al settore dei metalmeccanici (con gli scioperi ormai alle porte) e quello che guarda alle difficoltà dell’automotive. E se dopo il tavolo al ministero delle Imprese dei giorni scorsi Cassino ha tirato un sospiro di sollievo (confermati, infatti, gli impegni e gli incentivi nazionali) il nodo resta legato ai tempi.
«Sarà sicuramente un anno difficile come lo è stato il 2024. Attendiamo la vettura nuova anche se non capiamo ancora bene i tempi effettivi: le voci restano contrastanti - ha sottolineato Marsella - Al di là di ciò che dice l’azienda, credo che prima del 2026 purtroppo non avremo vere novità».
«Era prevista solo la versione elettrica del nuovo modello ma visti i numeri di vendita (che non decollano), abbiamo insistito per una revisione del piano. Per fortuna nell’incontro al Mimit almeno su questo punto ci hanno ascoltati - ha quindi aggiunto il segretario provinciale Fim Cisl - Possiamo confermare che ci sarà anche la versione ibrida della vettura in preparazione. Ma anche qui il problema è legato ai tempi: il 2025-2026 crediamo che sarà purtroppo ancora un periodo difficile. Nessuno può certamente prevedere il futuro, però credo che anche con il nuovo modello non si possa pensare di tornare a pieno regime perché appartiene comunque al segmento alto (quindi costoso) e perché sarà una sola vettura che non potrà saturare gli impianti né “abbattere” gli ammortizzatori sociali. Credo sia difficile dire il contrario, vista la situazione attuale e visto ciò che sta accadendo nell’automotive».
Secondo Marsella occorre portare avanti la battaglia ma iniziare, allo stesso tempo, a favorire pure altri settori. «La discussione è aperta, con l’obiettivo di difendere lo stabilimento di Cassino. Ma, oltre all’automotive, serve iniziare a ragionare su come sia possibile aprire la porta ad altri settori produttivi su questo territorio. Perché la battaglia per l’automotive andrà avanti sempre e con forza, ma guardando in prospettiva occorre ammettere che l’occupazione piena, quella di un tempo, non tornerà. Credo sia necessario pensare a come poter attrarre ulteriori investimenti al di fuori del settore automotive. Troppi i giovani del nostro territorio costretti a lasciare la provincia di Frosinone e soprattutto il Cassinate in cerca di lavoro. Un dato allarmante. Il problema, infatti, non è legato “solo” all’indotto ma anche alla logistica e al resto. L’economia del territorio è cresciuta grazie allo stabilimento Fiat. Oggi, con la crisi dell’automotive, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti».
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