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Cassino

Metalmeccanici verso lo sciopero

Venerdì assemblee in tutta Italia e il 28 marzo l’astensione: Cassino in campo. Oggi un vertice per pianificare. Attenzione alta pure sull’automotive. Marsella: «Troppi i giovani costretti a lasciare il Cassinate per trovare un’occupazione»

Metalmeccanici verso lo sciopero

«Quattro mesi di silenzi che seppelliscono le relazioni industriali che in passato avevano consentito di superare situazioni difficili per la categoria e di introdurre anche importanti novità» con queste parole il segretario generale Fim Cisl Ferdinando Uliano aveva riassunto nei giorni scorsi le ragioni dello sciopero nazionale, a cui aderirà anche Cassino, il prossimo 28 marzo. Prima, però - nella giornata di venerdì - avranno luogo le assemblee unitarie dei delegati, di preparazione allo sciopero nazionale, per chiedere la ripresa della trattativa con Federmeccanica e Assistal per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici. Il tavolo è fermo da novembre e il contratto, scaduto a fine giugno 2024, riguarda circa 1,5 milioni di lavoratori.

«Un atteggiamento inaccettabile e irresponsabile - sottolinea il leader Fim, Uliano - per questo abbiamo avviato una stagione di mobilitazione e abbiamo organizzato per venerdì tre assemblee sindacali a Vicenza, Firenze e Napoli alla presenza dei segretari generali Fim, Fiom e Uil e proclamato lo sciopero di 8 ore il 28 marzo».
«Si tratta del terzo sciopero che facciamo per quanto riguarda il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici - ha dichiarato Mirko Marsella, segretario provinciale Fim Cisl - con i presidi anche fuori dalle aziende. Oggi ci sarà un incontro per pianificare e tracciare la modalità dello svolgimento dello sciopero. Le aziende del territorio che applicano il contratto Federmeccanica-Assistal, per il quale stiamo cercando di riaprire una trattativa, sono certamente pronte».
Due battaglie importanti

La battaglia, però, va avanti su due piani: quello legato al settore dei metalmeccanici (con gli scioperi ormai alle porte) e quello che guarda alle difficoltà dell’automotive. E se dopo il tavolo al ministero delle Imprese dei giorni scorsi Cassino ha tirato un sospiro di sollievo (confermati, infatti, gli impegni e gli incentivi nazionali) il nodo resta legato ai tempi.
«Sarà sicuramente un anno difficile come lo è stato il 2024. Attendiamo la vettura nuova anche se non capiamo ancora bene i tempi effettivi: le voci restano contrastanti - ha sottolineato Marsella - Al di là di ciò che dice l’azienda, credo che prima del 2026 purtroppo non avremo vere novità».

«Era prevista solo la versione elettrica del nuovo modello ma visti i numeri di vendita (che non decollano), abbiamo insistito per una revisione del piano. Per fortuna nell’incontro al Mimit almeno su questo punto ci hanno ascoltati - ha quindi aggiunto il segretario provinciale Fim Cisl - Possiamo confermare che ci sarà anche la versione ibrida della vettura in preparazione. Ma anche qui il problema è legato ai tempi: il 2025-2026 crediamo che sarà purtroppo ancora un periodo difficile. Nessuno può certamente prevedere il futuro, però credo che anche con il nuovo modello non si possa pensare di tornare a pieno regime perché appartiene comunque al segmento alto (quindi costoso) e perché sarà una sola vettura che non potrà saturare gli impianti né “abbattere” gli ammortizzatori sociali. Credo sia difficile dire il contrario, vista la situazione attuale e visto ciò che sta accadendo nell’automotive».

Secondo Marsella occorre portare avanti la battaglia ma iniziare, allo stesso tempo, a favorire pure altri settori. «La discussione è aperta, con l’obiettivo di difendere lo stabilimento di Cassino. Ma, oltre all’automotive, serve iniziare a ragionare su come sia possibile aprire la porta ad altri settori produttivi su questo territorio. Perché la battaglia per l’automotive andrà avanti sempre e con forza, ma guardando in prospettiva occorre ammettere che l’occupazione piena, quella di un tempo, non tornerà. Credo sia necessario pensare a come poter attrarre ulteriori investimenti al di fuori del settore automotive. Troppi i giovani del nostro territorio costretti a lasciare la provincia di Frosinone e soprattutto il Cassinate in cerca di lavoro. Un dato allarmante. Il problema, infatti, non è legato “solo” all’indotto ma anche alla logistica e al resto. L’economia del territorio è cresciuta grazie allo stabilimento Fiat. Oggi, con la crisi dell’automotive, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti».

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