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Frosinone

Inquinamento, Legambiente: basta minimizzare

Il dossier Ispra vede Ceccano, Frosinone e Cassino ai primi posti in Italia per le polveri sottili. Stefano Ceccarelli (Legambiente): «Addurre motivazioni infondate per minimizzare la portata del problema è sbagliato»

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La centralina Arpa di via Puccini

«L’analisi di Ispra sulla qualità dell’aria in Italia nel 2024 conferma tutte le criticità già note relativamente alla Valle del Sacco e alla provincia di Frosinone in generale». Interviene così il presidente del circolo il Cigno di Legambiente Stefano Ceccarelli sul dossier dell’Ispra che ha analizzato i risultati dell’inquinamento in Italia di tutte e 552 le centraline di rilevamento delle agenzie regionali o provinciali di protezione ambientale. Dal rapporto emergono dati poco confortanti per la provincia di Frosinone a dimostrazione di un trend del quale non si vede un’inversione di rotta. Tra le venti peggiori centraline d’Italia per il Pm10 (quelle con più superamenti nel 2024 del limite dei 50 microgrammi per metro cubo) tre sono in provincia di Frosinone: Ceccano (79), la seconda assoluta, Frosinone Scalo (70), la quarta nonché la prima tra i capoluoghi e Cassino (56), la ventesima. Con tre centraline oltre alla Ciociaria c’è la province di Cremona (Soresina, Corte de’ Cortesi con Cignone e Cremona piazza Cadorna), poi con due centraline tra le prime venti anche le province di Verona, Padova, Brescia, Rovigo e Napoli. Ma Frosinone è l’unica ad averne due tra le prime cinque. Sono dati che, però, non sorprendono. Nel 2023 la situazione non era diversa: Ceccano, addirittura, era la centralina con più sforamenti (84) in Italia, Frosinone era quinta e prima tra i capoluoghi sempre con 70, Cassino settima con 64 e Colleferro quindicesima con 59.

«La peculiarità orografica del territorio, che favorisce l’accumulo di inquinanti nei mesi invernali, non deve diventare un pretesto per giustificare l’inazione, perché il punto centrale è e rimane il pesante impatto sanitario del particolato atmosferico - prosegue l’analisi Ceccarelli - Un’azione coordinata per il risanamento della qualità dell’aria che vada oltre le logiche emergenziali resta dunque una priorità per i comuni interessati e per la Regione, anche in vista dell’entrata in vigore, a partire dal 2030, dei nuovi limiti, più restrittivi, per tutti i parametri considerati».

Del resto, alla provincia di Frosinone non va molto meglio se si considerano anziché gli sforamenti le medie annue del particolato. Ceccano, infatti, ha chiuso l’anno scorso al sesto posto in Italia con una media di 35 microgrammi per metro cubo, Cassino, invece, è tredicesima con 33, mentre Frosinone Scalo è trentunesima con 31. In base alle norme attuali la soglia annua da non oltrepassare è di 40. L’anno prima era andata pure peggio: Ceccano prima in Italia con una media di 39, Cassino quinta con 34 e Frosinone ottava con 33. Un altro problema è rappresentato dal Pm2,5 che, peraltro, non è misurato dalle centraline di via Puccini a Frosinone e di Ceccano. In questa classifica, parametrata sulla media annuale del 2024, Cassino è diciannovesima, Colleferro cinquantunesima, Ferentino settantesima e Frosinone alta centocinquantanovesima.

Secondo Ceccarelli, «in particolare, è necessario alzare il livello d’attenzione sulle Pm2,5, le più nocive, per le quali, come abbiamo evidenziato con il nostro focus pubblicato lunedì, le centraline di Ferentino, Cassino e Frosinone Mazzini rischiano di dover registrare un elevato numero di sforamenti dei limiti giornalieri». Il riferimento è ai limiti più stringenti per le sostanze inquinanti previsti dal 2030. Secondo l’esponente di Legambiente, «addurre motivazioni pretestuose ed infondate per minimizzare la portata del problema non serve, anzi è sbagliato, perché rischia di far ulteriormente abbassare la guardia in un contesto già difficile a causa delle forti resistenze al cambiamento delle abitudini da parte della cittadinanza. Continuiamo dunque a fare la nostra parte per denunciare il problema e chiedere un’accelerazione decisa della transizione ecologica, a partire dall’elettrificazione di trasporti e riscaldamenti, che deve andare di pari passo con l’abbandono dei combustibili fossili e delle biomasse in favore delle energie rinnovabili».

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