Spazio satira
Operazione della polizia postale
19.02.2025 - 13:00
Operazione contro la pedopornografia nella capitale, sette arresti. Due le misure eseguite in Ciociaria. La polizia di Stato del centro operativo per la sicurezza cibernetica del Lazio, al termine di una complessa attività d’indagine, condotta anche sotto copertura, ha eseguito l’arresto di sette persone, tutti uomini, di cui sei in carcere e uno ai domiciliari. Sono residenti a Roma, ma anche - due - in Ciociaria e sono accusati dei reati di detenzione e divulgazione di un ingente quantitativo di materiale pedopornografico. Gli indagati - secondo quanto accertato dalla polizia postale - tutti di sesso maschile e di età compresa tra i 50 e 60 anni, erano considerati insospettabili: padri di famiglia, anche con figli, operai, un tecnico informatico in un ospedale della capitale, un impiegato di un istituto bancario di Roma, un ex volontario in una casa famiglia e un ex amministratore di condominio. Quest’ultimo, in particolare, è stato trovato in possesso di oltre 150.000 file, collezionati e catalogati da oltre 10 anni.
L’operazione denominata in codice “Progress day” è andata avanti per mesi. Gli agenti hanno operato sotto traccia per non lasciarsi scoprire in un mondo in cui ci si muove con molta circospezione proprio per evitare di incappare nei controlli delle autorità di polizia. Non è stato facile, quindi, risalire all’identità dei sette fermati che, peraltro, tra loro non si conoscevano. Però, avevano in comune l’utilizzo di canali del dark web impiegati per lo scambio di immagini pedopornografiche, ritraenti spesso bambini, anche in tenera età, dell’Europa orientale. L’attività di indagine ha visto gli agenti della polizia postale agire anche sotto copertura nel tentativo, poi riuscito, di risalire agli indirizzi IP, e così di localizzare i dispositivi telematici contenenti il materiale pedopornografico. Per mesi anche gli agenti hanno frequentato il mondo del dark web in quelle chat dove c’erano anche i sette insospettabili e dove venivano scambiati video e immagini finiti al centro delle indagini. Si sono finti interessati al commercio, hanno scambiato battute, ma soprattutto raccolto informazioni. Tante informazioni, utili al proseguo dell’inchiesta.
Al momento dell’esecuzione dei provvedimenti di perquisizione informatica i computer e gli altri dispositivi telematici erano ancora accesi e i 7 uomini arrestati sono stati colti in flagranza di reato. E non è stato un caso. Gli agenti, infatti, per sorprenderli sul fatto e raccogliere così la prova regina, hanno utilizzato personale sotto copertura che li ha tenuti impegnati davanti al pc fino al momento dell’irruzione. Peraltro, nel corso delle indagini coordinate dal sostituto procuratore di Roma Vittoria Bonfanti, era emerso il sospetto che tra i frequentatori di quelle chat ci fossero anche due donne. Ma la realtà è stata ben diversa: erano i compagni o mariti che utilizzavano le loro identità e i loro apparecchi. Uno stratagemma che, però, non è servito a nulla.
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