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Frosinone

Finti incidenti, interrogatori al via. Parla un fisioterapista

Sentiti da giudice e pm i primi quattro indagati per l’associazione. Dall’inchiesta è emerso che mentre era in carcere in Campania un uomo risultava aver fatto la riabilitazione

polizia

C’è chi risultava aver fatto fisioterapia mentre si trovava in carcere in Campania. Chi ha scoperto di aver intrapreso, a sua insaputa, una causa davanti al giudice di pace per ottenere il risarcimento di un incidente stradale, altri ancora hanno disconosciuto le firme sui contratti di noleggio delle auto sostitutive. C’è questo e altro ancora nell’inchiesta, contro 53 persone, che la procura di Frosinone porta avanti, ipotizzando la presenza di un’associazione a delinquere specializzata nei finti incidenti stradali o nel gonfiare quelli realmente accaduti. Intanto, ieri, sono iniziati gli interrogatori preventivi nei confronti degli otto (inizialmente erano nove) per i quali il pubblico ministero Samuel Amari ha formalizzato una richiesta di misura cautelare. I quattro avvocati, tre di uno stesso studio, accusati di essere promotori e organizzatori dell’associazione, saranno sentiti domani. Nei confronti dei legali il pm ha chiesto la misura degli arresti domiciliari nonché per uno anche il divieto di ricoprire uffici direttivi delle società.

Tra i primi a essere sentiti l’ex segretaria dello studio e il compagno, per i quali anche c’è la richiesta di arresti domiciliari essendo considerati tra gli organizzatori del sodalizio. I due, difesi dagli avvocati Giuseppe Spaziani e Claudia Padovani, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Sentiti poi i fisioterapisti, difesi dall’avvocato Gianmarco De Robertis, per i quali la richiesta della procura è dell’obbligo di dimora essendo considerati dei partecipi. Uno si è avvalso della facoltà di non rispondere, l’altro ha invece risposto per un paio d’ore alle domande del gip Ida Logoluso e del pm Samuel Amari. Il fisioterapista ha contestato di far parte dell’associazione. Ha riferito di svolgere da anni la professione sul territorio, a casa e anche in vari centri sportivi. Ha aggiunto di essere in possesso dei macchinari utilizzabili per le prestazioni e dei titoli in virtù della laurea Isef e di alcuni esami sostenuti. Ha raccontato di avere una sua clientela e di non dipendere dagli avvocati. Ha detto di aver regolarmente svolto le prestazioni poi fatturate sulla base delle indicazioni pervenute dall’ortopedico senza necessariamente conoscere la storia del paziente con riferimento a eventuali richieste di indennizzo.

L’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza e dalla polizia stradale, è nata da una serie di segnalazioni giunte da più parti, comprese le compagnie di assicurazione che consideravano sospetti tredici sinistri. Tra i dubbi sollevati dall’inchiesta che i sinistri erano patrocinati sempre dallo stesso studio legale e che, a un certo punto, data la mole, ha iniziato a utilizzare un quarto legale e una nuova società. Nel mirino sono finiti alcuni sinistri che, sulla base delle intercettazioni, della documentazione sequestrata, delle querele e delle dichiarazioni dei protagonisti sarebbero stati artefatti o ricostruiti in maniera diversa rispetto al reale, con l’inserimento di danni a persone e a cose inesistenti e, a volte, anche di un terzo veicolo non presente e di falsi testimoni. Per fare maggiore pressioni sulle assicurazioni, in modo da costringerle a liquidare gli assegni in sede stragiudiziale, secondo la tesi della procura, venivano proposte azioni legali, anche all’insaputa degli stessi clienti che avrebbero negato di aver firmato il mandato. Per comprovare questo la procura ha svolto delle perizie grafologiche. Sempre per lo stesso motivo, ma avvalendosi di un altro legale, venivano chiesti i rimborsi per il fermo tecnico del veicolo incidentato richiedendo il pagamento delle spese per il noleggio che avveniva sempre alle stesse società. Società che, secondo l’accusa venivano indicate dagli stessi avvocati come pure i due studi di fisioterapia. I due professionisti, però, secondo la procura non avrebbero avuto i titoli abilitativi richiesti per le sedute fisiomassoterapiche. La documentazione delle sedute di fisioterapia sarebbe poi servita a comprovare i danni da richiedere alle assicurazioni. Ma dagli accertamenti condotti dagli investigatori della procura sarebbero emerse incongruenze, tra cui le sedute svolte da un uomo in uno dei due centri ciociari quando lo stesso si trovava recluso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Va detto che, dal canto loro, i legali, assistiti dagli avvocati Alfonso Amato, Christian Alviani, Nicola Ottaviani e Giampiero Vellucci, rigettano le accuse e sono pronti a fornire la propria versione dei fatti davanti al gip. Negano di aver avuto a che fare con i falsi incidenti, sostenendo di aver portato avanti le pratiche sulla base della documentazione fornita dai clienti. Ma non solo. Da tempo è in atto uno scontro, anche duro, con le compagnie d’assicurazione, alcune delle quali hanno presentato le denunce, servendosi pure di investigatori privati e degli uffici antifrode interni, da cui in parte si è originata l’inchiesta. Secondo i legali a un certo punto le compagnie hanno iniziato a non pagare più gli indennizzi richiesti dai legali al centro dell’inchiesta in quanto considerati falsi. Perché - secondo i legali - grazie al loro intervento i danneggiati ottenevano il massimo possibile. Per tali considerazioni, gli avvocati hanno presentato varie denunce contro le imprese assicuratrici per i reati di calunnia, violenza privata e turbata libertà del commercio. Denunce che, però, la procura ha ritenuto per lo più infondate e le ha archiviate. C’è poi un altro capitolo degli accertamenti condotti e riguarda la parte portata avanti dalla guardia di finanza che sta valutando una serie di aspetti di natura fiscale sulla base della documentazione sequestrata. L’ipotesi d’accusa è che vi sia una parte di contabilità dell’attività antinfortunistica condotta che non sia stata dichiarata al fisco.

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