Spazio satira
San Giovanni Incarico
14.12.2024 - 15:00
Il tribunale di Cassino dove si è tenuto il processo a carico di Antonio Salvati, Giovanni Federici e Lucio D’Onofrio terminato con la loro assoluzione
Dopo il pronunciamento definitivo della Corte di cassazione che a novembre l’aveva scagionato dall’accusa di concussione per la gestione dell’accoglienza dei migranti, accusa per la quale era stato condannato in primo grado a sei anni e mezzo di reclusione, arriva un’altra assoluzione per l’ex sindaco Antonio Salvati, stavolta dall’accusa di falso ideologico per la vicenda della sede dell’Unione dei Comuni. Assolti con lui anche l’ex segretario comunale Giovanni Federici e il tecnico comunale, Lucio D’Onofrio, difesi dal collegio difensivo composto dagli avvocati Dario De Santis, Sandro Salera, Ivan Santopietro e Antonio Iafrate.
I tre erano stati rinviati a giudizio nel 2019 per l’ipotesi di reato di falso ideologico in atto pubblico. La Procura della Repubblica di Cassino, dopo un esposto presentato dall’attuale sindaco Paolo Fallone, aveva contestato a Salvati, Federici e D’Onofrio di aver falsificato una delibera di giunta sulla base della quale erano stati concessi in comodato d’uso all’Unione dei Comuni “Antica Terra di Lavoro”, di cui all’epoca Salvati era presidente, i locali del secondo piano del palazzo comunale.
Al termine di un lungo dibattimento, il giudice Antonio Gavino Falchi Delitala ha accolto la tesi del collegio difensivo degli imputati che ha dimostrato come la delibera di cui veniva lamentata l’inesistenza fosse in realtà realmente stata adottata nella riunione di giunta del 31 dicembre 2012 e, pertanto, il contratto di comodato d’uso stipulato tra il Comune de l’Unione dei Comuni, poi disdettato dall’amministrazione Fallone, risultava pienamente legittimo.
Con l’assoluzione degli imputati, è stata contestualmente rigettata la corposa richiesta di risarcimento dei danni avanzata dal Comune di San Giovanni Incarico che si è costituito parte civile nel giudizio ed è stato difeso dall’avvocato Francesco Scalia.
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