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Anagni

Ex discarica, rubano la recinzione

Il vecchio impianto di Radicina nel mirino dei ladri che portano via una parte della rete che delimita l’area. Il telo che copre la montagna di rifiuti è danneggiato con il rischio di formazione di un pericoloso percolato

Ex discarica, rubano la recinzione

Danneggiata la copertura dell’ex discarica Radicina e trafugata parte della recinzione.
Il controllo della collinetta formata dai rifiuti prevenienti da tutta la provincia, effettuato nei giorni scorsi dal geometra dell’ufficio tecnico comunale, ha consentito di accertare una serie di situazioni che necessitano di interventi immediati e di ulteriori accorgimenti anti intrusione.

La copertura superficiale del sito, effettuata con teli saldati tra di loro con sovrapposizione dei lembi e ricoperti da uno strato di terriccio, si presenta parzialmente danneggiata, probabilmente dalle intemperie e dall’azione combinata pioggia e vento. Alcuni teli appaiono dissaldati, ed è perciò concreto il rischio di penetrazione delle acque piovane che irrorando i materiali sepolti potrebbero favorire la formazione di percolato. Percolato che, a seguito delle indagini svolte a suo tempo dai carabinieri e dalla guardia forestale coadiuvati dai tecnici dell’Arpa, rivelò fra le sostanze che lo formavano piombo, arsenico, selenio, vanadio, rame e altro ancora.

Al di sotto degli scavi effettuati nel 1996 dal Comune per predisporre un sito atto a ricevere i rifiuti urbani della città dei papi in caso di emergenza, e protetti da robusti teli in plastica, vi è l’accertata presenza di acqua sorgiva. Appena ultimata la preparazione dell’enorme vasca, un incendio all’impianto di Colfelice provocò l’intervento della Regione, con l’allora presidente Piero Badaloni che ordinò il trasferimento dei sovvalli a Radicina.
A seguito di controlli effettuati da ambientalisti e da consiglieri comunali, seguiti dall’intervento di carabinieri, digos e forestale, venne accertato che i balloni compressi contenevano anche rifiuti, irrorati nottetempo da veleni provenienti dalla capitale e dal Napoletano.

Indagini, denunce e sequestri portarono sul tavolo della magistratura corposi faldoni. Al termine della vicenda giudiziaria, però, proscioglimenti ed archiviazioni fecero registrare un nulla di fatto. Il Comune chiese alla Saf, erede di Reclas ed altre sigle, il giusto risarcimento, ma ad oggi ancora tutto tace.
La Regione Lazio ha finanziato la copertura dell’ex discarica, effettuata, e la caratterizzazione dei circa 20.000 metri cubi di materiali sepolti tra gli anni 1996 e 1997. Ed oggi arrivano pure i ladri di recinzioni. Con la conseguente denuncia contro ignoti.

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