Spazio satira
L'inchiesta
19.07.2024 - 17:00
Torture, violenze e maltrattamenti all’interno del centro di educazione motoria della Croce Rossa a Roma, su pazienti affetti da gravi patologie psico-fisiche. Tra i dieci operatori socio-sanitari, arrestati martedì scorso, ci sono anche tre donne ciociare: due residenti a Sora di 56 e 60 anni, e una originaria di Veroli, di 29 anni, che vive attualmente a Colleferro. Questa mattina saranno interrogate, insieme agli altri sette colleghi. A eseguire l’ordinanza degli arresti domiciliari, sono stati i carabinieri del nucleo investigativo di Roma, su delega della Procura della Repubblica locale.
La notizia ha inevitabilmente scatenato una serie di reazioni. Il presidente Antonio De Palma, a nome del Nursing Up, sindacato nazionale Infermieri, ha dichiarato: «non posso che esprimere una forte apprensione riguardo ai riprovevoli episodi di violenza e tortura, ipotizzati a carico di 10 operatori socio Sanitari, nei confronti di pazienti ricoverati al Centro di educazione motoria gestito dalla Croce Rossa di Roma. Naturalmente, attendiamo che la magistratura faccia chiarezza su questi fatti che, se confermati, sarebbero davvero agghiaccianti. Da parte del Nursing Up non può che esserci vicinanza alle famiglie e non possono non emergere severe riflessioni su questa vicenda. Siamo di fronte a soggetti fragili, a persone in palese difficoltà, fisica e psichica, che il nostro Servizio sanitario nazionale ha il dovere di tutelare in tutte le maniere possibili. Ed è per questa ragione che occorre prima di tutto andare fino in fondo per accertare le reali responsabilità in casi esecrabili, come questi, ma contemporaneamente rafforzare i controlli e gli strumenti finalizzati ad una sempre maggiore tutela fisica e psicologica degli assistiti».
Tra gli intervenuti anche la presidente della Commissione Sanità del Lazio, Alessia Savo. «Non ci sono parole adatte per esprimere il sentimento di sdegno, condanna e sofferenza nei confronti di quanto accaduto nel Cem di Roma. E non c’è conforto che possa lenire il dolore delle famiglie dei pazienti che, alle difficoltà già affrontate, sono costrette ad aggiungere un altro pesantissimo carico emotivo, venendo a conoscenza delle notizie che raccontano di torture, violenze e sopraffazioni fisiche e psicologiche subite dai loro familiari in quello che, invece, deve essere un luogo di protezione, tutela e cura. Non soltanto mi associo alla dura reazione del presidente Rocca, ma invito tutti i colleghi consiglieri regionali a fare una riflessione comune e condivisa alla luce di un episodio che, purtroppo, non è un caso isolato. Ecco perché ritengo doveroso, opportuno e necessario un momento di confronto comune, che superi qualsiasi steccato politico, e per questo sono, sin d’ora, disponibile a convocare una seduta della Commissione Sanità, che presiedo, per affrontare il fenomeno in tutti i suoi aspetti, individuando congiuntamente azioni forti e comuni, sia di prevenzione sia di controllo, affinché luoghi sensibili, deputati a proteggere, curare e migliorare la qualità della vita di persone in difficoltà non possano mai più essere teatro di agghiaccianti, orribili e inaudite violenze».
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