Cerca

La rocostruzione

«Ceccani non ha colpito nessuno»

La famiglia del giovane precisa alcune circostanze in base a quanto emerso nell’udienza di convalida. In occasione dell’arresto di maggio, uno dei carabinieri intervenuti si era ferito scivolando e non perché aggredito

«Ceccani non ha colpito nessuno»

Gianmarco Ceccani, la cui famiglia ha voluto precisare i contorni della vicenda relativa all’arresto del maggio scorso

Il 2 luglio il caso, in tribunale, si è chiuso in un minuto per la morte dell’imputato Gianmarco Ceccani.
Due mesi prima, il 2 maggio, Ceccani veniva arrestato dai carabinieri che gli contestavano i reati di resistenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale. Una ricostruzione che la famiglia Ceccani, alla luce dell’udienza di convalida, l’unica che si è tenuta stante il tragico epilogo dell’esistenza del giovane, intende chiarire meglio per ridimensionare il caso.

Tutto nasce da un breve inseguimento in auto per non essersi fermato a uno stop (in un punto in cui la famiglia ritiene non fosse necessario arrestare completamente la marcia) e probabilmente perché alla guida nonostante la patente ritirata.
Tra i punti contestati c’è il fatto che Ceccani, dopo essersi inizialmente divincolato, non ha colpito i carabinieri. Nel corso dell’udienza di convalida è, infatti, emerso che uno dei carabinieri, nella concitazione, è scivolato e ha sbattuto a terra, riportando lesioni per tre giorni.

Il ragazzo, che è stato assistito dall’avvocato Calogero Nobile, al giudice ha riferito che mentre rientrava a casa della nonna con l’auto ha urtato contro un muretto della casa. Quindi ha riferito di non aver voluto fuggire alla vista dei carabinieri ma di essersi messo a correre, inizialmente, per istinto. Salvo poi aggiungere, «Mi sono fermato, mi sono fatto prendere... Cioè, nel senso, la prima volta mi sono liberato, mi sono messo a correre però è stato uno sfogo il mio». Per poi insistere: «Poi mi sono fermato, non mi hanno raggiunto loro mentre correvo, mi sono fermato io e mi sono fatto prendere».
Quanto al ritrovamento di una piccola quantità di cocaina, la famiglia intende precisare che la droga si trovava su un muretto e non addosso al ragazzo.

Il giudice, considerato il fatto della patente ritirata, lo invitava a una riflessione su quanto accaduto. Con il giovane che si mostrava pentito. A quel punto l’udienza veniva aggiornata allo scorso 2 luglio. Ma Ceccani a quell’udienza non c’è arrivato. Lo scorso 20 maggio il giovane, 27 anni, si è tolto la vita, lasciando un vuoto nei familiari e in quanti lo hanno conosciuto.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione