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Il bilancio

Il lascito di Antonio Guerriero

Il procuratore va in pensione e in un libro parla anche delle inchieste di Frosinone a cominciare da quelle contro i clan. Operazioni per riciclaggio, droga, reati ambientali, truffe e codici rossi. Il caso dei droni per rifornire i detenuti di beni vietati

antonio guerriero

Il procuratore Antonio Guerriero

Nell’accomiatarsi dalla procura di Frosinone per raggiunti limiti di età, l’ormai ex procuratore Antonio Guerriero ha presentato un libro sui suoi 44 anni in magistratura. Nell’opera “Il sapore dell’ingiustizia” Guerriero dedica un capitolo anche alle inchieste condotte in Ciociaria. Fari puntati sulla criminalità organizzata. E scrive: «Nessun imprenditore investe in un territorio invaso dalle mafie». Da qui l’«utile raccordo tra la procura di Frosinone e la procura distrettuale antimafia di Roma per tutelare la provincia di Frosinone dalla presenza di esponenti della criminalità organizzata che hanno cercato di infiltrarsi soprattutto nei settore degli appalti, dei rifiuti e del riciclaggio di proventi di attività illecite».

Sul fronte delle indagini, l’impegno della procura negli anni è stato diretto a contrastare i reati ambientali in un territorio già fortemente colpito dall’emergenza della valle del Sacco e dai continui superamenti dei limiti di concentrazione degli inquinanti nell’aria. L’attenzione è stata rivolta alle tante aziende dismesse che rischiano di diventare «ricettacolo di rifiuti speciali. Luoghi abbandonati, talvolta utilizzati dalla criminalità per riporre i proventi delle attività illecite». Non è un mistero poi che «gli scarichi di acque reflue nei corpi idrici presentano criticità in tutta la provincia di Frosinone».

Tuttavia, spesso la lotta contro chi inquina scaricando nei fiumi fanghi e rifiuti speciali si combatte con armi spuntate: «approfittando di controlli inadeguati» chi inquina finisce con il non essere individuato. Da qui la necessità di «rendere efficace l’azione di controllo amministrativo da parte degli enti preposti». E poi il «fenomeno diffuso» del traffico di sostanze stupefacenti, l’usura e il riciclaggio di proventi illeciti, data la vicinanza con Roma e la Campania. Per non parlare poi del crescendo di reati informatici, truffe e violenza di genere, condotta anche sfruttando in modo distorto le potenzialità del mondo digitale. Infine, un accenno alla sparatoria nel carcere di Frosinone con l’introduzione di un’arma attraverso i droni. «Fenomeno allarmante» quello dell’uso dei droni per introdurre nei penitenziari armi, droghe e telefonini. Strumenti che le organizzazioni criminali utilizzano da tempo, al punto che dal caso di Frosinone è nata un’importante inchiesta dell’Antimafia di Napoli.

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