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L'evento

Il procuratore Antonio Guerriero saluta la magistratura con un libro

Il magistrato all’ultimo giorno di lavoro prima della pensione presenta il suo libro e ricorda Calvosa. Applauditissimo Antonio Gagliardi che ripercorre l’attentato di cui fu vittima. Miele: «Fare il giudice è una missione»

antonio guerriero

Il procuratore di Frosinone Antonio Guerriero FOTO SIMONE DESIATO

«Ho fatto il magistrato per non impazzire di fronte alle ingiustizie». È un passo del libro “Il sapore dell’ingiustizia” del procuratore Antonio Guerriero letto dal professor Amedeo Di Sora. Ieri mattina, ultimo giorno di lavoro prima del pensionamento, Antonio Guerriero ha salutato Frosinone presentando al teatro Vittoria l’opera sui 44 anni trascorsi in magistratura. Un intervento condensato dalle parole rivolte dal magistrato agli studenti presenti: «Auspico che voi siate una generazione migliore della nostra.

Nel libro racconto fatti, non parole. Noi siamo quello che facciamo, non quello che diciamo». Guerriero ha invitato all’unità: «Dare giustizia è la base della società. È il sistema, la democrazia. Se la giustizia non funziona, non funziona lo Stato. L’autorevolezza la si costruisce non con le qualifiche, ma con valori umani». Quindi ha ringraziato gli intervenuti, a cominciare dall’ex procuratore di Avellino e Latina Antonio Gagliardi (applauditissimo quando ha raccontato l’attentato di cui fu vittima), all’ex procuratore Antimafia Franco Roberti, al presidente della Corte dei conti Tommaso Miele, passando per il presidente del tribunale Paolo Sordi, il presidente uscente di Confindustria Maurizio Stirpe (con il quale Guerriero ha ricordato una conoscenza datata dai tempi di Avellino quando l’imprenditore rilevò un’azienda), le forze dell’ordine (presenti il prefetto Ernesto Liguori, il questore Domenico Condello, i comandanti provinciali di carabinieri e guardia di finanza, Gabriele Mattioli e Cosimo Tripoli), gli avvocati (c’era il presidente dell’ordine di Frosinone Vincenzo Galassi), il rettore dell’università di Cassino Marco Dell’Isola e gli altri intervenuti o che hanno portato i saluti come il vescovo Ambrogio Spreafico, il sindaco Riccardo Mastrangeli, i professori dell’università di Cassino Luigi Di Santo e Giovanni Russo e di Salerno Andrea Castaldo, il segretario generale dell’Aci Gerardo Capozza, irpino anche lui. Guerriero, come spesso in questi anni, non ha mancato di ricordare il sacrificio del procuratore Fedele Calvosa, tra l’altro ucciso da un commando di terroristi di Avellino, e del pm Vittorio Occorsio, che nel 1957, come ricorda nel libro, era stato sostituto procuratore a Frosinone.

Tra i vari interventi, il magistrato ciociaro Tommaso Miele ha ricordato che «fare il magistrato è una missione». Poi rivolto a Guerriero, ha aggiunto: «L’emozione più bella è che tua figlia ha raccolto il testimone professionale». Poi ha chiuso con un auspicio, rivolto ai ragazzi: «Che oggi sia nata l’intenzione di fare il magistrato». «È il libro che tutti noi magistrati della sua generazione avremmo voluto scrivere», ha affermato l’altro magistrato, ora parlamentare europeo, Franco Roberti. Che ha parlato di «Stato di diritto fondamentale per la nostra democrazia» e ha spinto sulla «reciproca collaborazione nel rispetto dei ruoli e delle differenze, Le istituzioni sono forti perchè indipendenti».

Prima delle conclusioni di Guerriero, l’intervento dell’ex procuratore Antonio Gagliardi, medaglia d’oro di vittima del terrorismo. «Ho salutato il suo ingresso in magistratura quando ero sostituto procuratore di Avellino e oggi lo saluto mentre lascia la magistratura», ha esordito l’ex procuratore di Latina in una la d’improvviso ammutolita nel sentire il racconto. Il magistrato ha ricordato l’attentato che subì, gli spari contro l’auto blindata, l’auto che si capovolse, la canna del mitra introdotto attraverso il vetro blindato sfondato: «Io vedevo solo i bagliori delle esplosioni, i proiettili che mi rimbalzavano addosso. Una scarica mi colpì su tutto un lato, ma non sentivo dolore, tanta era l’emozione». Sopravvissuto miracolosamente, Gagliardi ha ricordato la solidarietà del presidente della Repubblica Sandro Pertini. Dopo la scelta di restare ad Avellino, «fu allora che mi raggiunse Antonio Guerriero. Così ogni mattina viaggiavamo insieme sull’auto blindata».

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