Cerca

Processo Mollicone, «Serena piangeva e litigava fuori dal bar»

I testimoni sentiti per la prima volta hanno confermato le parole di Belli sulla presenza della studentessa . E di un ragazzo che la strattonava la mattina del 1° giugno del 2001

Processo Mollicone, «Serena piangeva e litigava fuori dal bar»

Una delle udienze in Corte d’appello a Roma Ascoltati ieri testimoni mai comparsi in aula

Serena davanti al bar delle “Chioppetelle”, Serena che piange, Serena strattonata. Serena che litiga «con un ragazzo biondino». Sono gli ultimi avvistamenti della studentessa sotto la lente della Corte d’assise d’appello di Roma che nell’udienza di ieri ha ammesso nuovi testimoni. Tutto ruoterebbe attorno al bar delle Chioppetelle dove Carmine Belli, il carrozziere arrestato in prima battuta dopo l’omicidio di Serena - poi assolto fino al terzo grado di giudizio e ritenuto inattendibile dalla Corte d’assise di Cassino - avrebbe visto Serena poche ore prima della sua scomparsa, nella mattina del primo giugno 2001. Per la difesa dei Mottola - assolti con formula piena in primo grado insieme a Quatrale e a Suprano - l’avvistamento di Belli sarebbe avvenuto il 31 maggio e non il primo giugno.

«Tornai a casa nel primo pomeriggio del 2 giugno e a casa c’era mio zio Carmine Belli. Gli chiesi: “Hai saputo chi è scomparsa?”. Lui disse di no. Allora gli feci vedere un volantino con la foto di Serena che avevamo per le ricerche. Lui mi disse che l’aveva vista venerdì mattina litigare davanti al bar Chioppetelle con un ragazzo biondino e che lei piangeva. Disse “È proprio lei”. Per questo lo invitai ad andare in caserma per dire che l’aveva vista» racconta in aula Mariapia Fraioli, nipote di Belli, uno dei testimoni ascoltati in dibattimento per la prima volta.

Poi aggiunse che Serena «aveva pantaloni neri e una maglietta rossa», confermando come dichiarato all’epoca che la giovane «aveva anche una borsetta». «Del ragazzo disse che era biondino e alto quanto Serena», ha proseguito. Della lite davanti al bar di Serena con un ragazzo ha parlato anche Bernardo Belli, anche lui ascoltato per la prima volta. «Quella mattina sia un ragazzino che Carmine Belli mi dissero che avevano visto Serena davanti al bar Chioppetelle - dice - Il bambino disse che aveva visto un ragazzo che strattonava una ragazza e che lei piangeva».

Versione coincidente a quella di Antonio Fraioli (anche per lui la prima volta in aula): «Più persone, tra cui la barista, dissero di aver visto Serena davanti al bar Chioppetelle in compagnia di un ragazzo che la strattonava. Disse anche che uno dei due era entrato nel bar a prendere un pacchetto di sigarette. In quel momento davanti al bar c’era anche il maresciallo Mottola - ha aggiunto - Ho partecipato poi alle ricerche. Appresi da mio fratello che era scomparsa».
Anche Salvatore Fraioli ha poi confermato in aula di aver partecipato alle ricerche e che proprio Belli avrebbe indicato il bar delle Chioppetelle come punto di riferimento dove la barista avrebbe confermato il dato dell’avvistamento.

L’ipotesi del falso alibi
Ascoltata anche l’ex fidanzata di Marco Mottola, già sentita in primo grado. E come già davanti alla Corte d’assise di Cassino, ha ricordato: «Mi disse che al bar Chioppetelle poteva essere stato solo con me». «Marco mi telefonò - afferma Laura Ricci - mi disse che lo avevano sentito a Frosinone. “Mi hanno chiesto dove fossi il 1° giugno del 2001 e se fossi andato al bar Chioppetelle. Ho detto che non mi ricordavo e che certamente se sono stato in quel bar, l’unica persona con cui potevo stare eri tu”. E poi aggiunse: “Chiameranno anche te”.

Io in quel bar non ci sono mai stata». «All’epoca avevo 17 anni, mi ero fatta una certa idea ma poi più tardi ho rivalutato le mie opinioni, ho pensato di essere stata usata. Di Marco pensavo che fosse un ragazzo normale e non forte dal punto di vista fisico - racconta - Non era un carattere forte, non assumeva posizioni, annuiva, non gli interessava quello che dicevo». E sui capelli ha detto che «a volte portava le meches, poi li tagliava.

Nel periodo in cui siamo stati insieme lo aveva a spazzola». «Con me è stato sempre gentile quando siamo stati insieme, ma poi dopo che ci siamo lasciati non mi calcolava proprio - ha detto - Quando ha cominciato a girare la voce che si pensava fosse stato lui a uccidere Serena stava male e ma soprattutto quando ha saputo che si sarebbe dovuto trasferire. Quando passavamo davanti alla cartoleria di Guglielmo lui diceva sempre: “Il papà di Serena è convinto che sono stato io”». Quanto all’ipotesi che potesse essere lui l’autore dell’omicidio di Serena, Ricci ha aggiunto: «Ho sempre pensato che se mai avesse potuto fare una cosa del genere si sarebbe fatto aiutare da altri».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione