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Cassino

Ennesima aggressione alla moglie per gelosia. Condannato a tre anni

In un’occasione ha distrutto casa con una mazza. Posto ai domiciliari per un’aggressione precedente alla consorte, è evaso

tribunale cassino

Il tribunale di Cassino

Una condanna a tre anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia e un processo lampo, con un’inchiesta che in pochissimo tempo ha portato a una condanna di primo grado nei confronti di un quarantaseienne di Cassino. Finito in carcere dopo l’ennesima aggressione.

Tutto ha inizio a ottobre dello scorso anno. L’uomo avrebbe aggredito la moglie per motivi di gelosia. Non l’unico episodio - tra liti, minacce e aggressioni anche ad altri familiari - ma quello che ha fatto saltare gli schemi: la donna chiama il 112, il quarantaseienne viene fermato in flagranza e finisce ai domiciliari da scontare a casa di un parente, in una palazzina attigua a quella della donna.

Una palazzina che avrebbe permesso però all’imputato di uscire di casa dopo i controlli, tornare nella sua ex dimora e fare il pazzo: a governarlo, una gelosia senza limiti. Tanto che in una occasione, avrebbe addirittura preso una mazza da baseball e sfasciato tutto, vinto dalla paura che la consorte potesse non amarlo più e cercare un nuovo amore durante l’orario di lavoro.
Una volta posto ai domiciliari, la situazione non sarebbe cambiata.

Evadeva e raggiungeva l’abitazione condivisa fino a poco prima con la consorte. Ogni volta che le violenze si ripetevano, la donna allertava le forze dell’ordine ma lui riusciva a passare attraverso una sorta di corte interna tra palazzi, facendosi trovare esattamente dove l’avevano lasciato. Finché alcuni familiari della donna, rappresentata dall’avvocato Giuseppe De Giorgio, hanno deciso di filmarlo.

Così per l’uomo si sono aperte le porte del carcere di Cassino e nelle scorse ore, con un’inchiesta e un processo lampo di soli tre mesi, anche la condanna in primo grado. La difesa della donna, l’avvocato De Giorgio, ha ringraziato per la velocità e il tatto le istituzioni che hanno trattato con impegno e celerità uno dei numerosi casi che rientrano nel “Codice rosso”.

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