Spazio satira
I numeri
19.11.2023 - 18:00
Sono più i pensionati o i lavoratori? In provincia di Frosinone le due categorie si equivalgono o quasi. In questo la Ciociaria segue il trend nazionale, discostandosi, però, dal Mezzogiorno dove, al contrario, le pensioni pagate sono più rispetto agli addetti. È quanto emerge da uno studio della Cgia di Mestre. In Italia, secondo i calcoli dell'associazione degli artigiani, i lavoratori sono 23.099.000 mentre i pensionati sono 22.772.000. Dando uno sguardo al Sud Italia si scopre, invece, che i pensionati, 7.209.000 superano i lavoratori, 6.115.000.
«Un risultato preoccupante - commentano dalla Cgia - che dimostra con tutta la sua evidenza gli effetti provocati in questi ultimi decenni da tre fenomeni strettamente correlati fra di loro: la denatalità, l'invecchiamento della popolazione e la presenza dei lavoratori irregolari. La combinazione di questi fattori sta riducendo progressivamente il numero dei contribuenti attivi e, conseguentemente, ingrossando la fila dei percettori di welfare». C'è poi chi, dopo una vita trascorsa al Nord a lavorare, decide di godersi la pensione nei luoghi d'origine al Sud, sfruttando un costo dalla vita decisamente inferiore.
In provincia di Frosinone si contano 172.000 occupati e 171.000 pensionati al punto che la Ciociaria è tra le ultime tre province che chiudono in attivo la classifica, al pari di Belluno e Cremona. In Italia il primato spetta a Milano con 1.486.000 occupati e 1.144.000 pensionati con un saldo di 342.000 unità. Quindi a seguire Roma con 1.769.000 occupati e 1.443.000 pensionati e più 326.000 e Brescia con 542.000 occupati e 436.000 pensionati più 107.000, le uniche con una differenza positiva superiore a quota 100.000. Appena fuori dal podio Bergamo, Bolzano, Verona, Firenze, Monza e Brianza, Padova e Vicenza. La prima provincia meridionale è Ragusa con un saldo positivo di 9.000 lavoratori rispetto ai pensionati.
Nel Lazio, dopo Roma, c'è Latina con 210.000 lavoratori e 205.000 pensionati. Tra le province in "rosso" ci sono Rieti che ha 65.000 pensionati e 56.000 lavoratori e Viterbo con 126.000 pensionati e 115.000 occupati. Infine, le province dove le pensioni erogate superano di gran lunga coloro che lavorano sono Lecce, l'ultima, con -97.000, Napoli con -92.000 e Messina con -87.000. Poi ci sono Reggio Calabria con -85.000 e Palermo con -74.000.
La Cgia si chiede come riequilibrare il sistema. «Soluzioni miracolistiche non ce ne sono e ancorché fossero disponibili i risultati li avremmo non prima di 20-25 anni - è la risposta dell'associazione - Tuttavia, con sempre meno giovani e sempre più pensionati il trend può essere invertito in tempi medio-lunghi solo allargando la base occupazionale. Come? Innanzitutto portando a galla una buona parte dei lavoratori "invisibili" presenti nel Paese. Stiamo parlando di coloro che svolgono un'attività in nero che, secondo l'Istat, ammontano a circa 3 milioni di persone che ogni giorno si recano nei campi, nelle fabbriche e nelle abitazioni degli italiani a svolgere la propria attività lavorativa irregolare. È altresì necessario incentivare ulteriormente l'ingresso delle donne nel mercato del lavoro, visto che siamo fanalino di coda in Europa per il tasso di occupazione femminile (pari al 50 per cento circa). Inoltre, bisogna rafforzare le politiche che incentivano la crescita demografica (aiuti alle giovani mamme, alle famiglie, ai minori, etc.) e allungare la vita lavorativa delle persone (almeno delle persone che svolgono un'attività impiegatizia o intellettuale). Da ultimo è necessario innalzare il livello di istruzione della forza lavoro che in Italia è ancora tra i più bassi di tutta l'Ue. Se non faremo tutto ciò in tempi relativamente brevi, fra qualche decennio la sanità e la previdenza rischiano di implodere. Insomma, nei prossimi cinque anni quasi il 12 per cento degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età».
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