Spazio satira
Delitto di via Pascoli
03.06.2023 - 16:05
Sandro Di Carlo, l'operaio di 26 anni accusato del delitto
Ha lasciato il San Domenico ed è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli il ventiseienne Sandro Di Carlo, accusato della morte di Yirel Peña Santana, la trentaquattrenne dominicana trovata una settimana fa senza vita. Brutalmente picchiata e poi raggiunta da diverse coltellate, quattro delle quali ritenute probabilmente letali. Di questa violenza belluina è stato ritenuto colpevole il giovane cassinate, sottoposto a fermo domenica scorsa e ora trasferito a Roma. Secondo i beninformati, per questioni di sicurezza.
La convalida, lo ricordiamo, mercoledì scorso. Ma l'ordinanza (complessa) del gip Alessandra Casinelli è stata perfezionata giovedì. Al giovane operaio di Cassino, accusato di omicidio volontario, vengono contestati - come aggravante - anche i futili motivi.
Secondo la ricostruzione avanzata dalla procura, in base agli accertamenti e ai rilievi eseguiti dalla polizia, a "incastrare" il ragazzo sarebbe stata un'impronta palmare insanguinata lasciata sul muro della stanza da letto della vittima. Quella traccia, isolata dalla Scientifica, ha rappresentato per gli investigatori un elemento chiave.
Gli agenti della Squadra mobile coordinata dal dottor Flavio Genovesi, insieme ai colleghi del Commissariato di Cassino - della Scientifica ma anche della sezione di Pg, guidata dall'ispettore Roberto Donatelli - hanno operato senza sosta, dando una vera svolta alle indagini in 24 ore. La segnalazione del corpo della giovane dominicana è stata infatti lanciata da un vicino di casa sabato, poco dopo pranzo. Il fermo del ventiseienne è stato eseguito domenica notte.
La ricostruzione
La polizia è partita da una traccia isolata sul muro, proprio quella che inserita nel database dell'Afis ha dato un riscontro positivo con i dati del ventiseienne, noto alle forze di polizia per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Poi la perquisizione a casa del ragazzo, dove gli agenti hanno trovato i vestiti ancora sporchi di sangue. E il fermo, eseguito intorno all'una e mezza alla stazione di Roccasecca: la polizia lo ha intercettato di ritorno da Roma, dove ha trascorso la domenica in compagnia di una donna ancora senza identità.
Durante il primo interrogatorio - quello del pm Maria Beatrice Siravo - il ventiseienne si è avvalso della facoltà di non rispondere. Invece mercoledì, alla presenza del gip Casinelli, ha offerto una spiegazione lucida e coerente per negare ogni addebito. Ha infatti raccontato di aver sì incontrato la ragazza, ma di non averle fatto del male: quando ha lasciato l'appartamento era ancora viva.
Rendendosi conto di aver dimenticato qualcosa di personale, è tornato indietro. E l'ha trovata in una pozza di sangue. Una ricostruzione al vaglio della magistratura. Così come restano sotto la lente i telefoni di vittima e presunto responsabile del delitto: in quelle chat e nelle chiamate, elementi di assoluta importanza investigativa.
La salma della giovane dominicana, madre di tre bambini, resta ancora sotto sequestro.
Si attende infatti, dopo il nulla osta della magistratura, l'ok per darle una degna sepoltura. Già giovedì sera, dopo la veglia di preghiera a Genova - dove vive la madre, la signora Lucia - la comunità sudamericana ha organizzato una manifestazione per chiedere che venga fatta chiarezza sulla morte di Yirel. Non nascondendo la rabbia.
Oggi al parco Baden Powell anche Cassino scenderà in campo per dire No alla violenza.
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