La pronuncia
25.02.2023 - 13:00
L'esterno della gioielleria dopo il colpo del luglio del 2016 che ha portato ieri a una condanna a tre anni
Rapina in gioielleria, frusinate incastrato dal Dna su un paio di occhiali.
L'informazione era stata girata ai carabinieri che hanno indagato sulla rapina e che hanno recuperato il materiale di cui i rapinatori si erano disfatti.
Sono così stati condotti diversi accertamento ad opera del Racis e del Ris. I due sospettati erano stati sottoposti a un tampone per estrapolare il Dna e verificarne la compatibilità con alcuni oggetti ritrovati nel cassonetto. Ma se per il primo indagato non sono emerse compatibilità con il materiale biologico repertato, con Petrocchi le cose sono andate diversamente. In questo secondo caso è emerso un profilo di rilevante compatibilità con il materiale biologico estratto da un paio di occhiali da sole recuperati dal cassonetto e un'elevata compatibilità anche con un'impronta digitale.
Pertanto, Petrocchi è finito a giudizio per rapina con l'aggravante dell'impiego dell'arma. Ieri l'esito del processo: la procura aveva chiesto sei anni di reclusione, il tribunale, dopo la camera di consiglio, gliene ha inflitti tre.
Il fatto era accaduto in un pomeriggio d'estate del 2016. In due erano entrati nel punto vendita minacciando il proprietario e il figlio con una pistola. I rapinatori per raggiungere via della Libertà dopo essere arrivati a bordo di una vecchia Fiat Uno bianca, risultata poi rubata, e lasciata davanti alle vetrine della gioielleria.
C'era stata anche una breve colluttazione: il gioielliere era stato colpito con il calcio della pistola sulla testa, riportando una lieve ferita. Quindi i due avevano desistito ed erano fuggiti per un breve tratto a piedi.
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