Spazio satira
Colpi di Testa
19.03.2021 - 13:00
Lo scrittore americano Jonathan Franzen (autore, tra gli altri, di celebri romanzi come "Le correzioni" del 2002 e "Libertà" del 2011) è da sempre un appassionato ambientalista. Da oltre trent'anni, infatti, cerca di stimolare l'opinione pubblica a porre la dovuta attenzione verso i cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro pianeta; eventi "naturali"i quali, più di ogni altra cosa (e soprattutto adesso che la corsa agli armamenti nucleari sembra aver per fortuna subìto un certo rallentamento), potrebbero arrivare ad avere un notevole ruolo sul destino dell'intera umanità.
Nonostante il fronte di coloro che hanno iniziato ad occuparsi del problema ambientale si sia notevolmente infoltito negli ultimi decenni, e qualche piccolo progresso sia stato fatto per provare a ridurre la quantità di "gas serra" nell'atmosfera, o della plastica nella nostra vita quotidiana, il romanziere statunitense sembra aver preso dolorosa coscienza che la battaglia per salvare la nostra meravigliosa Terra sembra oramai irrimediabilmente perduta. Ed infatti ha da poco dato alle stampe per la casa editrice Einaudi un brevissimo libro intitolato –brutalmente – "E se smettessimo di fingere? Ammettiamo che non possiamo più fermare la catastrofe climatica" (42 pagine).
Racconta Franzen che l'idea di scriverlo gli venne nel giugno del 2019 quando, nel corso di un suo viaggio nella Germania settentrionale, ebbe occasione di assistere ad un furioso incendio che divorò in pochi minuti una delle foreste della riserva dello Stiftung, intorno a Juterbog. Lo scrittore americano così ricorda e descrive quei brutti momenti: «Sapevo già che il nostro futuro non promette nulla di buono, ma solo quando ho visto quegli alberi esplodere tra le fiamme, e ho assistito all'impotenza dei pompieri e dei gestori della riserva davanti alle forze della natura scatenate, ho avvertito anche emotivamente la rapidità con cui quelle catastrofi si stanno avvicinando. L'immagine che mi è rimasta in testa è proprio quella velocità. Tornato a casa, in California, dove il problema degli incendi è molto più grave che in Germania, ho capito che dovevo riprovare a scrivere del cambiamento climatico.
Con l'immagine del fuoco ancora fresca nella mente, dovevo venire a patti con la possibilità che l'apocalisse climatica si verificasse nel corso della mia vita».
Tali parole sono dei veri e propri macigni. Non solo perché mettono le persone di una certa età di fronte alla devastante drammaticità dell'imminenza di un possibile evento che soltanto qualche decennio fa sembrava impensabile, ma soprattutto perché agitano, innanzi a coloro che oggi sono ancora giovani, lo spettro di una catastrofe che quasi certamente li coinvolgerà, e che molto probabilmente nessuno potrà essere in grado di evitare. Franzen spiega molto bene la sua cosciente impotenza: «...se avete meno di sessant'anni, avrete buone probabilità di assistere alla totale destabilizzazione della vita sulla terra, carestie su vasta scala, incendi apocalittici, implosione di intere economie, centinaia di milioni di rifugiati in fuga da regioni rese inabitabili dal caldo estremo o dalla siccità permanente. Se avete meno di trent'anni, vi assisterete quasi sicuramente...ci sono due modi di affrontare il problema. Si può continuare a sperare che la catastrofe sia evitabile, e sentirsi sempre più frustrati o furiosi per l'inerzia del mondo. Oppure si può accettare l'idea che il disastro sta arrivando e cominciare a ripensare il significato della parola "speranza"...le mie speranze sono affidate non alla nostra capacità di evitare la catastrofe climatica, ma a quella di affrontarla in modo ragionevole ed umano».
La lucida ed impietosa analisi del grande scrittore statunitense trova forse il suo culmine in una frase che colpisce, ed atterrisce al tempo stesso: «...altri tipi di apocalisse, religiosa o termonucleare o asteroide, hanno almeno la nitidezza binaria del morire: il mondo esiste, e un istante dopo non esiste più. L'apocalisse climatica, al contrario, è caotica. Prenderà la forma di crisi sempre più gravi, che peggioreranno in modo disordinato, finché la civiltà non comincerà a disgregarsi. Le cose si metteranno molto male, ma forse non troppo presto, e forse non per tutti.
Forse non per me». Franzen lancia accuse all'intero sistema: ai climatologi, che per troppo tempo non hanno saputo trovare argomentazioni sufficientemente solide per convincere l'opinione pubblica del pericolo imminente che il nostro pianeta stava realmente correndo; ai politici, che a loro volta non hanno saputo avere una visione a lungo raggio delle problematiche ambientali; agli uomini "comuni", che egoisticamente hanno preferito continuare a vivere senza troppo rispetto per il delicato equilibrio planetario, fregandosene degli effetti che scellerati stili di vita potevano avere sul clima; perché, afferma il romanziere nativo dell'Illinois, «...trasformare New York in un'utopia verde non servirà a nulla se i texani continuano ad estrarre petrolio ed a guidare pick up...moltissimi esseri umani, compresi, milioni di statunitensi, dovranno accettare senza ribellarsi un aumento delle tasse e un forte ridimensionamento del tenore di vita a cui sono abituati. Dovranno accettare che il cambiamento climatico è reale, e avere fede nelle misure estreme adottate per combatterlo».
Franzen ha avuto occasione di parlare anche in altre sue opere di cambiamenti climatici. In particolare in un suo saggio del 2019, intitolato "La fine della fine della terra". Tuttavia va detto che anche i romanzi potrebbero essere capaci di far adeguatamente riflettere l'opinione pubblica sulle questioni ambientali. Ma questo non è facile, forse perché le storie di fantasia che parlano di un futuro cupo ed agghiacciante non sono molto amati dal pubblico. Lo aveva notato anche il grande Edgar Allan Poe, il quale, in un suo celebre racconto ("La sepoltura prematura", del 1844), scrisse: «Ci sono temi che presentano moltissimo interesse, ma sono troppo orribili per rispondere agli scopi di una narrazione onesta». E, probabilmente, aveva ragione...
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