Forse ha pensato di mettere da parte delle prove. Documenti preziosi che, al momento giusto, sarebbero “saltati fuori” per poter chiarire, specificare, conquistare quella verità che - per la sua visione delle cose - era stata resa monca di una parte fondamentale da un racconto affatto in grado di garantire la necessaria imparzialità. Ma è finita nei guai. A sostanziare una denuncia nei confronti di una giovane ragioniera originaria di Roccasecca, ma che lavora in un’azienda dell’hinterland cassinate, sarebbe stata la segnalazione da parte di alcuni colleghi.

Tra le accuse mosse a suo carico, quella di accesso abusivo nei sistemi informatici protetti da password e di divulgazione dei dati: la giovane ragioniera avrebbe “fatto capolino” tra documenti informatici dell’azienda, ma anche in conversazioni telematiche tra gli stessi dipendenti mettendo in piazza - sempre in base a quanto contenuto nella denuncia - una serie di elementi a dir poco privati e soprattutto sensibili.

In base ad una prima ricostruzione dei fatti la professionista, sull’orlo del licenziamento, avrebbe deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe, per ristabilire, a suo avviso, una verità oggettiva. E per questo avrebbe spiattellato elementi fuori dalla portata di tutti, non solo di rilievo strettamente professionale, ma anche privato.

Dati che soltanto chi risultava in possesso di alcune password avrebbe potuto riferire. In sostanza - sempre secondo le accuse - la ragioniera avrebbe salvato e “archiviato” anche conversazioni private tra altri dipendenti dell’azienda. Pensate a quanti, durante le lunghe giornate in ufficio, si lasciano andare a commenti a volte anche poco edificanti sulle scelte del proprio capo, affidando a chat o ad altri sistemi telematici la propria posizione.

Quando tutto stava per crollare la ragioniera, in base alle indicazioni fornite agli inquirenti dai suoi colleghi che (attraverso l’avvocato Carugno) hanno sporto denuncia, ha tirato fuori il suo bel “dossier”. Un dettagliato e tagliente “J’accuse” contro quelle che per lei rappresentavano mancanze e irregolarità che non potevano essere taciute mentre era in atto, nei suoi confronti, un licenziamento coi fiocchi. Per questo sono state aperte delle indagini in Procura che serviranno a fare chiarezza e a stabilire se le ipotesi di accesso abusivo nei sistemi informatici protetti da password e di divulgazione dei dati siano concrete o meno.